I tesori delle testimionianze 1

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Capitolo 101: Testamenti e lasciti

“Non vi fate tesori sulla terra, ove la tignola e la ruggine consumano, e dove i ladri sconficcano e rubano; ma fatevi tesori in cielo, ove né tignola né ruggine consumano, e dove i ladri non sconficcano né rubano”. Matteo 6:19, 20. L’egoismo è un peccato che uccide lo spirito. Sotto questo nome va identificata anche l’avarizia, che è una forma di idolatria. Tutto appartiene a Dio e la prosperità di cui godiamo è il risultato delle sue benedizioni. Dio è il grande e generoso benefattore. Se egli chiede una parte di ciò che ci ha offerto così generosamente, non lo fa per arricchirsi, perché non ne ha bisogno, ma per darci l’opportunità di esercitare la rinuncia, l’amore e la simpatia nei confronti del prossimo e permetterci così di raggiungere mete sempre più elevate. TT1 374.1

In tutti i tempi, da Adamo a noi, Dio ha reclamato ciò che l’uomo possiede, dicendo: “Io sono il Sovrano dell’universo, perciò consacra a me le primizie, presentami un tributo di fedeltà, restituiscimi ciò che mi appartiene e riconosci la mia sovranità: allora potrai usufruire dei miei doni e goderne e ti assicurerò le mie benedizioni”. “Onora l’Eterno con i tuoi beni e con le primizie d’ogni tua rendita”. Proverbi 3:9. TT1 374.2

Innanzi tutto devono essere soddisfatte le esigenze di Dio. Se noi gli consacriamo solo ciò che rimane, dopo aver soddisfatto le nostre necessità più o meno immaginarie, non facciamo la sua volontà. Prima di spendere, dobbiamo togliere dal nostro guadagno la parte che spetta a Dio e restituirgliela. All’epoca del popolo d’Israele un’offerta ardeva costantemente sopra all’altare per esprimere la gratitudine del popolo: indicava il costante obbligo dell’uomo nei confronti di Dio. Se prosperiamo negli affari è perché il Signore ci benedice. Quindi, una parte di questo guadagno deve essere riservata al povero, mentre una parte maggiore va investita in favore dell’opera di Dio. Quando si restituisce all’Eterno ciò che gli spetta, ciò che rimane a noi risulta santificato e benedetto. Quando invece l’uomo deruba l’Altissimo trattenendo per sé ciò che Dio esige, perché gli appartiene, la maledizione divina colpisce tutti i suoi beni. TT1 374.3

Dio ha scelto gli uomini come strumenti tramite i quali i suoi doni devono fluire per sostenere l’opera che egli desidera sia sviluppata nel mondo. Egli ha affidato loro dei beni perché siano impiegati saggiamente e non perché vengano sprecati in modo egoistico e stravagante, come ad esempio nell’appagamento della passione per il lusso, il soddisfacimento del desiderio di vestirsi bene e di abbellire la casa. Dio ha affidato agli uomini dei capitali perché sostengano quei collaboratori che lavorano come pastori e missionari e perché le istituzioni della chiesa si sviluppino. TT1 374.4

Coloro che amano il prezioso messaggio della verità dovrebbero provare un ardente desiderio di vederlo diffuso ovunque. Vi sono alcuni fedeli collaboratori che non si sottraggono al dovere o alle responsabilità. I loro cuori e i loro beni sono sempre a disposizione per lo sviluppo della sua opera. Essi, poi, sono pronti a impegnarsi con entusiasmo compiendo molto più del loro dovere, quasi per paura di perdere la possibilità di investire ciò che hanno nella banca del cielo. TT1 374.5

Altri, invece, fanno il meno possibile: accumulano il loro denaro oppure lo dissipano per conto loro, offrendo solo una modesta elemosina per il sostentamento dell’opera di Dio. Se fanno a Dio una promessa o un voto, se ne pentono e cercano di rimandarne l’adempimento oppure di non adempierlo affatto. Inoltre essi riducono la loro decima al minimo, quasi avessero paura che ciò che restituiscono all’Eterno sia denaro sprecato. Le nostre istituzioni possono trovarsi in difficoltà economiche, però queste persone continueranno ad agire come se, in fondo, tutto ciò fosse loro indifferente. Eppure sono gli strumenti di Dio per la diffusione della sua Parola al mondo. TT1 375.1