I tesori delle testimionianze 1

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Istruzioni per la chiesa

Paolo si rende conto di essersi sbagliato e nel suo zelo grida: “...Signore, che vuoi tu ch’io faccia?...” Atti 9:6. Gesù non gli indicò subito l’opera che gli era stata assegnata. Paolo doveva conoscere la fede cristiana e quindi agire con consapevolezza. Il Cristo lo inviò da quei discepoli che erano stati crudelmente perseguitati affinché fosse istruito proprio da loro. La luce celeste lo aveva accecato e Gesù, il grande medico, non lo guarì. Alla domanda di Paolo, il Cristo risponde: “...lèvati, entra nella città, e ti sarà detto ciò che devi fare”. Gesù poteva benissimo guarirlo dalla cecità, perdonargli i peccati, indicargli l’opera da compiere e tracciargli la nuova via da seguire. Il Cristo, fonte della potenza e della misericordia, non fece fare a Paolo un’esperienza diversa da quella della chiesa recentemente organizzata. Paolo era rimasto stupito e confuso per la meravigliosa luce che aveva visto e ne rimase completamente soggiogato. Soltanto Paolo avrebbe potuto fare questa esperienza, ma rimaneva ancora un’opera che poteva essere svolta benissimo dai discepoli del Cristo. Ecco perché Gesù mise Paolo in contatto con loro affinché provvedessero a trasmettere all’ex persecutore la piena conoscenza di ciò che doveva compiere. In questo modo il Figlio di Dio dava autorità alla chiesa e ne sanzionava l’operato. Il Cristo aveva compiuto l’opera di rivelazione e di convinzione e ora Paolo avrebbe imparato da coloro che avevano ricevuto da Dio il mandato di insegnare la verità. Il Cristo, nel mettere Paolo in contatto con i suoi collaboratori, lo mette in contatto con la chiesa. TT1 268.2

Proprio quegli uomini che Paolo si era ripromesso di sterminare dovevano essere i suoi istruttori nella dottrina che aveva disprezzato e osteggiato. Trascorse tre giorni senza mangiare e senza vedere, in attesa di entrare in contatto con quegli uomini che precedentemente aveva perseguitato. Gesù mise Paolo in relazione con i suoi rappresentanti sulla terra e lo fece tramite una visione inviata ad Anania affinché egli si recasse in una certa casa di Damasco a cercare Saulo da Tarso, “poiché, ecco, egli è in preghiera”. TT1 268.3

Quando aveva ricevuto l’ordine di andare a Damasco, Saulo si era fatto accompagnare dai membri della sua scorta per aiutarlo a condurre i discepoli prigionieri fino a Gerusalemme perché fossero giudicati e condannati a morte. Giunto a Damasco, egli trascorse il suo tempo in digiuno e preghiera. La sua fede fu messa alla prova. Per tre giorni rimase immerso nelle più fitte tenebre fisiche e mentali perché, oltre a non vedere, ignorava anche quali fossero i progetti di Dio. In quella città, in attesa di conoscere ciò che Dio si aspettava da lui, Saulo pregò con fervore. TT1 268.4

Un angelo fu inviato ad Anania per invitarlo a recarsi in una casa dove Saulo stava pregando per sapere ciò che avrebbe dovuto fare in futuro. L’orgoglio di Saulo era scomparso. Poco prima era sicuro di sé, credeva di essere impegnato in una nobile opera che gli avrebbe assicurato una lauta ricompensa. Improvvisamente tutto era cambiato. Eccolo umilmente prostrato nella polvere, in atto di penitenza e di vergogna. Prega con fervore per ottenere il perdono. Il Signore, tramite un angelo, disse ad Anania: “Ecco, egli è in preghiera”. L’angelo informò questo discepolo che in visione aveva rivelato a Saulo l’arrivo di un uomo chiamato Anania, che sarebbe venuto e gli avrebbe imposto le mani per ridargli la vista. Anania stentava a credere alle parole dell’angelo, in quanto era al corrente dell’attività persecutrice di Saulo. L’ordine, però, era categorico: “...Va’, perché egli è uno strumento che ho eletto per portare il mio nome davanti ai Gentili, ed ai re, ed ai figliuoli d’Israele”. Atti 9:15. TT1 268.5

Anania ubbidì alle direttive dell’angelo. Andò, consacrò l’uomo che fino a poco prima era stato motivato da un odio profondo e aveva proferito minacce uccidendo coloro che credevano nel nome del Cristo, e disse: “...Fratello Saulo, il Signore, cioè Gesù, che ti è apparso sulla via per la quale tu venivi, mi ha mandato perché tu ricuperi la vista e sii ripieno dello Spirito Santo. E in quell’istante gli caddero dagli occhi come delle scaglie, e ricuperò la vista; poi, levatosi, fu battezzato”. Atti 9:17, 18. TT1 269.1

Gesù avrebbe potuto agire direttamente in favore di Paolo, ma ciò non rientrava nei suoi piani. Paolo doveva fare la sua parte confessando il proprio errore agli uomini che aveva premeditato di uccidere e Dio aveva affidato una responsabilità a quanti erano stati designati ad agire in sua vece. Paolo doveva fare i passi necessari per convertirsi e unirsi a quel popolo che era stato perseguitato proprio da lui per motivi religiosi. Il Cristo dà ai suoi discepoli un esempio del suo metodo di lavoro per la salvezza degli uomini. Il Figlio di Dio si identificò con la funzione e l’autorità della sua chiesa: le sue benedizioni dovevano essere trasmesse tramite quegli uomini che lui stesso aveva scelto. Quando, in seguito all’azione dello Spirito di Dio, Saulo si rese conto della crudeltà delle sue azioni, non pensò di discolparsi facendo appello alla sua sincerità. Era necessario che venisse istruito dai discepoli. TT1 269.2

Egli imparò che Gesù, prima considerato un impostore, era l’autore e il fondatore della religione del popolo scelto da Dio fin dai giorni di Adamo, e colui che suscitava la fede che ora, dopo la visione ricevuta, gli appariva in tutta la sua chiarezza. Egli vedeva in Cristo il difensore della verità, l’adempimento di tutte le profezie. Aveva pensato che il Cristo avesse annullato la legge, ma, quando il Signore lo illuminò, imparò dai discepoli che il Cristo era all’origine di tutto il sistema dei sacrifici ebraici e che nella sua morte si erano incontrati il simbolo e la realtà. Il Cristo era venuto nel mondo con l’intenzione di difendere la legge del Padre. TT1 269.3