I tesori delle testimionianze 1

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Capitolo 69: Confessare o rinnegare il Cristo

Nei nostri rapporti sociali e familiari, o in qualsiasi altra relazione che stabiliamo, vi sono molti modi per riconoscere o rinnegare il Cristo. Lo possiamo rinnegare con le nostre parole sparlando degli altri, utilizzando un linguaggio frivolo e leggero, con espressioni inutili e scortesi, con la prevaricazione e con la menzogna. Con le nostre parole possiamo manifestare che il Cristo non è in noi; con il nostro carattere possiamo rinnegarlo manifestando interesse per le comodità, evitando i doveri e le responsabilità della vita che qualcuno dovrà portare al nostro posto, amando il piacere. Possiamo anche rinnegare il Signore con il nostro abbigliamento, con le nostre abitudini mondane, con un comportamento volgare. Possiamo rinnegarlo amando le nostre opinioni, cercando continuamente di giustificarci. Possiamo, infine, rinnegarlo abbandonandoci a forme di sentimentalismo negativo e attardandoci sul nostro presunto destino difficile e sulle nostre prove. TT1 234.1

Nessuno può veramente confessare il Cristo davanti al mondo se lo spirito del Signore non è in lui. È impossibile trasmettere quello che non si possiede. Conversazione e condotta devono essere una vera e visibile manifestazione della grazia e della verità esistenti nell’intimo dell’essere. Se il cuore è santificato, umile e sottomesso, i risultati saranno visibili e quindi il Cristo sarà veramente confessato. Le parole non sono sufficienti. Sorella, deve manifestare qualcosa di più. Lei si illude, perché il suo spirito, il suo carattere, le sue azioni non rivelano uno spirito mansueto, uno spirito di rinuncia, uno spirito di sacrificio. Le sue parole e la sua professione di fede possono dare l’impressione di molta umiltà e amore, ma se la sua condotta non è quotidianamente ispirata dalla grazia di Dio, lei non godrà dei doni celesti; non ha lasciato tutto per seguire il Maestro, non ha rinunciato alla sua volontà e al piacere per diventare un suo discepolo. TT1 234.2

Lei pecca e rinnega il Salvatore impegnando la sua mente con pensieri deprimenti, lamentandosi costantemente di nuove prove, reali o immaginarie. Lei anticipa le preoccupazioni del futuro e si amareggia gettando un’ombra oscura su quanti le sono intorno. Il prezioso tempo di grazia che Dio le ha concesso per compiere il bene e arricchirsi in buone azioni, lo spreca concentrandosi su pensieri negativi e facendo inutili castelli in aria. Lei permette alla sua immaginazione di soffermarsi su quei pensieri che non le daranno né sollievo né felicità. La sua tendenza a sognare ad occhi aperti le impedisce di giungere a una sana e chiara conoscenza delle realtà divine e di prepararsi per una vita migliore. TT1 234.3

La verità divina può renderla saggia in vista della salvezza. Credendo e ubbidendo ad essa, riceverà la grazia che le permetterà di compiere i doveri di ogni giorno e di sopportare le lotte quotidiane. Non le occorre quella grazia che potrà utilizzare domani perché ciò che conta è agire oggi. Vinca oggi, rinunci oggi a se stessa, vegli e preghi oggi, consegua ora delle vittorie in Dio. Le circostanze, l’ambiente, i cambiamenti che si verificano quotidianamente intorno a noi e la Parola di Dio, a cui è possibile sottoporre ogni cosa, sono importanti per comprendere quale sia il nostro dovere e ciò che dobbiamo fare giorno per giorno. Non permetta che la sua mente si soffermi su pensieri da cui non potrà trarre nessun beneficio. Ogni giorno deve investigare le Scritture e adempiere quei doveri della vita quotidiana che forse possono anche sembrare ingrati, ma che qualcuno deve pur assolvere. TT1 234.4