I tesori delle testimionianze 1

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L’esperienza di Acan come una parabola

Nel caso del peccato di Acan, Dio disse a Giosuè: “...Io non sarò più con voi, se non distruggete l’interdetto di mezzo a voi”. Giosuè 7:12. Questo caso come può essere paragonato all’atteggiamento di coloro che non denunciano il peccato, ma simpatizzano con coloro che turbano, con le loro trasgressioni, il campo d’Israele? Dio disse a Giosuè: “...Tu non potrai stare a fronte de’ tuoi nemici, finché non abbiate tolto l’interdetto di mezzo a voi”. Giosuè 7:13. Egli annunciò la punizione relativa alla trasgressione del suo patto. TT1 232.3

Giosuè, allora, iniziò un’accurata indagine per scoprire il colpevole. Prese in considerazione Israele per tribù, poi per famiglie e finalmente per individui: Acan fu designato colpevole. Però, affinché tutto risultasse chiaro al popolo, non ci fossero motivi per mormorare e nessuno potesse dire che era stato condannato un innocente, Giosuè agì con saggezza. Egli sapeva che Acan era colpevole, che aveva nascosto il suo peccato suscitando la collera di Dio nei confronti degli israeliti. Egli convinse Acan a confessare il proprio peccato, affinché l’onore e la giustizia di Dio fossero rivendicati davanti a Israele: “Allora Giosuè disse ad Acan: “Figliuol mio, da’ gloria all’Eterno, all’Iddio d’Israele, rendigli omaggio, e dimmi quello che hai fatto; non me lo celare”. Acan risposea Giosuè e disse: “È vero; ho peccato contro l’Eterno, l’Iddio d’Israele, ed ecco precisamente quello che ho fatto. Ho veduto fra le spoglie un bel mantello di Scinear, duecento sicli d’argento e una verga d’oro del peso di cinquanta sicli; ho bramato quelle cose, le ho prese; ecco, son nascoste in terra in mezzo alla mia tenda; e l’argento è sotto”. Allora Giosuè mandò de’ messi, i quali corsero alla tenda; ed ecco che il mantello v’era nascosto; e l’argento stava sotto. Essi presero quelle cose di mezzo alla tenda, le portarono a Giosuè e a tutti i figliuoli d’Israele, e le deposero davanti all’Eterno. E Giosuè e tutto Israele con lui presero Acan, figliuolo di Zerach, l’argento, il mantello, la verga d’oro, i suoi figliuoli e le sue figliuole, i suoi bovi, i suoi asini, le sue pecore, la sua tenda e tutto quello che gli apparteneva, e li fecero salire nella valle di Acor. E Giosuè disse: “Perché ci hai tu conturbati? L’Eterno conturberà te in questo giorno!” E tutto Israele lo lapidò; e dopo aver lapidati gli altri, dettero tutti alle fiamme”. Giosuè 7:19-25. TT1 232.4

Il Signore disse a Giosuè che Acan non solo si era impadronito di ciò che gli era stato vietato, ma aveva rubato e nascosto il bottino. Il Signore aveva deciso che Gerico e il frutto del saccheggio sarebbero stati bruciati salvo l’oro e l’argento che dovevano essere riservati per il tesoro del Signore. La conquista di Gerico non era stata conseguita tramite una battaglia: il comandante dell’esercito del Signore aveva guidato gli eserciti divini. Era stata una battaglia del Signore. Era stato il Signore a combattere: i figli d’Israele non avevano inferto neppure un colpo. La vittoria e la gloria appartenevano al Signore, come pure il bottino. Il Signore aveva ordinato che tutto venisse distrutto, salvo l’oro e l’argento, che riservava per il suo tesoro. Acan era perfettamente a conoscenza di questa decisione e sapeva benissimo che l’oro e l’argento che aveva trafugato appartenevano a Dio. Egli rubò dal tesoro del Signore per soddisfare i propri desideri. TT1 233.1