I tesori delle testimionianze 1

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Capitolo 65: Occuparsi di coloro che si sono allontanati da Dio

Il Cristo si è identificato con il suo popolo. Ha condiviso le sue esigenze e le sue sofferenze. Gesù dice: “Perché ebbi fame, e mi deste da mangiare; ebbi sete, e mi deste da bere; fui forestiere e m’accoglieste; fui ignudo, e mi rivestiste; fui infermo, e mi visitaste; fui in prigione, e veniste a trovarmi”. Matteo 25:35, 36. I collaboratori di Dio devono provare una tenera simpatia e un amore sincero per i discepoli del Cristo. Essi manifesteranno lo stesso interesse che il Cristo sottolineò nella cura che il pastore ha per la pecora smarrita; essi devono seguire l’esempio di Gesù ed esercitare la stessa attenzione, la stessa bontà, lo stesso amore rivelato nei nostri confronti. TT1 222.1

Le grandi forze morali dell’uomo sono la fede, la speranza e l’amore. Se esse rimangono inattive, un pastore può essere fervente e zelante, ma il suo lavoro non sarà gradito a Dio, né utile per la chiesa. Colui che trasmette il solenne messaggio di Dio deve sempre comportarsi correttamente, amare la misericordia, camminare umilmente davanti a Dio. Quando lo spirito del Cristo penetra nel cuore, tutte le facoltà potranno essere utilizzate per nutrire e proteggere le pecore, così come fa un vero pastore. L’amore è la catena d’oro che unisce fra loro i cuori dei credenti con legami di amicizia, tenerezza e fedeltà e che quindi unisce anche a Dio. TT1 222.2

Manchiamo veramente di amore, compassione e misericordia tra fratelli. I pastori del Cristo sono troppo freddi e senza cuore. Non provano tenera compassione e amore profondo. La più pura ed elevata devozione per il Signore è quella che si manifesta tramite il desiderio sincero di condurre gli uomini al Cristo. Ecco perché coloro che predicano il messaggio per la nostra epoca non conseguono un maggiore successo: essi mancano di fede, speranza e amore. Ecco perché dovremo affrontare tutti lotte, sofferenze e sopportare rinunce. Soffriremo e piangeremo per i nostri peccati; dovremo lottare e vigilare provando rimorsi e vergogna per le nostre manchevolezze. TT1 222.3

Coloro che predicano il messaggio della croce del nostro amato Salvatore non dimentichino le loro esperienze. Essi tengano sempre presente che sono soltanto degli uomini fallibili e soggetti alle stesse passioni dei loro fratelli. Se essi vogliono aiutare i loro fratelli devono essere perseveranti nel loro impegno per il bene ed essere motivati dall’amore e dalla misericordia. Essi devono parlare al cuore dei fratelli, sostenerli nelle loro debolezze e aiutarli al momento opportuno. Coloro che predicano la Parola e insegnano le dottrine devono vincere la durezza del loro cuore, l’orgoglio e l’incredulità se vogliono insegnare ai loro fratelli come ottenere gli stessi successi. TT1 222.4

Il Cristo ha fatto tutto per noi perché eravamo impotenti. Eravamo legati dalle catene delle tenebre, del peccato e della disperazione e non potevamo fare nulla da soli. Esercitando la fede, la speranza e l’amore ci avviciniamo sempre più all’ideale della santità perfetta. I nostri fratelli provano lo stesso bisogno di aiuto che abbiamo provato noi. Non dobbiamo, quindi, opprimerli con dei rimproveri, ma lasciare che l’amore del Cristo ci costringa a essere pieni di compassione e tenerezza, pronti a piangere per coloro che si sono sviati o si sono allontanati da Dio. Ogni essere umano ha un valore infinito che può essere valutato soltanto in base al prezzo pagato per il suo riscatto. È il Calvario che ci ha fatto comprendere il vero valore di un’anima! TT1 223.1

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Per risvegliare la sensibilità degli uomini e orientarli verso la salvezza sono più adatte risposte moderate, parole gentili, che avranno un effetto maggiore della severità e della durezza. La mancanza di gentilezza può allontanare le persone, mentre uno spirito conciliante potrebbe essere il mezzo per avvicinarle e permetterci, così, di condurle sulla retta via. Dovreste essere animati dal desiderio di perdonare e credere quindi alla sincerità degli obiettivi e delle azioni di coloro che vi circondano. — Testimonies for the Church 4:65 (1876). TT1 223.2