Servizio cristiano

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Canali di luce e riconoscenza

Dobbiamo essere canali consacrati per mezzo dei quali la vita del cielo deve riversarsi sugli uomini. Lo Spirito Santo deve animare e pervadere l'intera chiesa, rendendola pura e unita. — Testimonies for the Church 9:20 (1909). SC 18.3

Ogni discepolo di Gesù deve compiere la propria opera in qualità di missionario per Cristo e lo deve fare nella famiglia, nel vicinato e nella città in cui vive. Chiunque sia consacrato a Dio è un canale di conoscenza. Il Signore ne fa uno strumento di giustizia per comunicare agli altri la luce della verità. — Testimonies for the Church 2:632 (1885). SC 18.4

Quando era seduto presso il pozzo, stanco e affamato, Gesù vide il grande risultato dell'opera compiuta nei confronti della samaritana. Quella donna che aveva cercato di aiutare era diventata uno strumento per raggiungere altre persone e condurle al Salvatore. Questo è il modo tramite il quale l'opera di Dio compie progressi nel mondo; facciamo risplendere la nostra luce e altre luci si accenderanno. — Gospel Workers, 195 (1915). SC 18.5

Molti pensano che sono responsabili della luce e della loro esperienza solo nei confronti di Cristo e non nei confronti di coloro che sono riconosciuti come suoi discepoli su questa terra. Gesù è l'amico dei peccatori e il suo cuore è sensibile ai loro problemi. Egli ha ogni potere, in cielo e sulla terra, ma rispetta gli agenti ai quali ha affida to di portare la luce al mondo. Egli guida i peccatori verso la chiesa che egli ha voluto fosse una luce per il mondo. — The Acts of the Apostles, 122 (1911). SC 18.6

Alla chiesa degli apostoli, Gesù ha affidato un'opera in continua espansione, quella di creare dei centri di luce e di benedizione ovunque si trovino persone oneste e desiderose di mettersi al servizio di Cristo. — The Acts of the Apostles, 90 (1911). SC 19.1

Come i raggi del sole illuminano gli angoli più remoti della terra, così Dio vuole che la luce del Vangelo giunga a tutti i suoi abitanti. Se la chiesa di Cristo adempisse alla volontà del Signore, la luce brillerebbe per tutti coloro che vivono nelle tenebre e “nella valle dell'ombra della morte”. — Thoughts from the Mount of Blessing, 42 (1896). SC 19.2

Ognuno di noi ha il privilegio di essere il mezzo vivente tramite il quale Dio comunica al mondo i tesori della sua grazia, le insondabili ricchezze di Cristo. Non c'è niente che egli desideri più vivamente che avere dei collaboratori che presentino al mondo il suo spirito e il suo carattere. Il più grande bisogno del mondo è trovare uomini che manifestino nella loro vita l'amore del Salvatore. Il cielo intero vuole trovare i canali per far arrivare all'umanità l'olio sacro della gioia e della benedizione. — Christ's Object Lessons, 419 (1900). SC 19.3

La gloria della chiesa di Dio dipende dalla pietà dei suoi membri, perché è lì che si nasconde la potenza di Cristo. L'influsso dei sinceri figli di Dio può essere stimato poca cosa ma con il passare del tempo verrà percepito e sarà giustamente rivelato nel giorno della ricompensa. La luce del vero cristiano, brillante di una ferma pietà e di una fede incrollabile, dimostrerà al mondo la potenza di un Salvatore vivente. Cristo sarà rivelato dai suoi discepoli come una sorgente d'acqua che sgorga fino a diventare vita eterna. Per quanto siano perfetti sconosciuti nel mondo, Dio li considera persone particolari, vasi scelti per la salvezza, canali attraverso i quali trasmettere al mondo la luce. — The Review and Herald, 24 marzo 1891. SC 19.4

Fratelli e sorelle, facciamo risplendere la luce; facciamo in modo che le nostre voci siano udite nelle umili preghiere, mediante la testimonianza contro l'intemperanza, le alienazioni e i divertimenti di questa terra, annunciando la verità per questo tempo. La nostra lingua, il nostro influsso e il nostro tempo, sono doni che provengono dal Signore e devono essere utilizzati per far conoscere Cristo Gesù a chi ci sta attorno. — Testimonies for the Church 9:38 (1909). SC 19.5

Mi è stato mostrato che i discepoli di Cristo sono i suoi rappresentanti sulla terra e Dio ha previsto che siano luci nelle tenebre morali di questo mondo, sparsi in ogni nazione, regione, città e paese; “uno spettacolo davanti al mondo, agli angeli e all'uomo”. — Testimonies for the Church 2:631 (1885). SC 19.6

I discepoli di Cristo devono essere la luce del mondo. Tuttavia Dio non chiede loro di sforzarsi di brillare. Non approva nessun tentativo di manifestare una bontà superiore che provochi autocompiacimen to. Egli desidera che in tutto il loro essere si manifestino i principi divini. Quando verranno in contatto con la società, diffonderanno la luce che è in loro. La loro fedeltà risalterà in ogni azione della vita. — The Ministry of Healing, 36 (1905). SC 19.7

Quando Saulo, nel pieno del suo errore e cieco pregiudizio, ricevette la rivelazione di Cristo che stava perseguitando, fu messo in diretta comunicazione con la chiesa, che è la luce del mondo. In quel caso, Anania rappresentava Cristo e tutti i suoi servitori della terra, tramite i quali egli continua ad agire. Al posto di Cristo, Anania toccò gli occhi di Saulo, affinché potesse ricuperare la vista. Al posto di Cristo, egli pose le sue mani su lui, pregando nel nome di Gesù e Saulo ricevette lo Spirito Santo. Ogni cosa deve essere fatta nel nome e mediante l'autorità di Cristo. Cristo è la fonte; la chiesa è il canale di comunicazione. — The Acts of the Apostles, 122 (1911). SC 20.1

L'errore predomina dappertutto. Il grande avversario degli individui raccoglie le sue forze e mette a punto ogni astuzia per confondere le menti degli uomini con argomenti capziosi e seminare la perdizione. Quelli ai quali Dio ha trasmesso i tesori della sua verità sono chiamati a far risplendere la luce nelle tenebre morali. — Historical Sketches, 290. SC 20.2

Dio richiede al suo popolo di risplendere come luce nel mondo; ciò è richiesto non solo ai pastori, ma a ogni discepolo di Cristo. Le loro conversazioni devono respirare l'atmosfera del cielo e, rallegrandosi della comunione con Dio, desidereranno rafforzare l'amicizia tra i membri per esprimere con parole e azioni l'amore di Dio che anima i loro cuori. In questo modo saranno una luce nel mondo e la conoscenza che mediante loro sarà trasmessa non si disperderà e non sarà portata via. — Testimonies for the Church 2:122, 123 (1885). SC 20.3

I discepoli di Cristo dovrebbero essere strumenti di giustizia, operai solerti, pietre viventi, diffusori di verità per incoraggiare la presenza degli angeli fedeli. A loro viene chiesto di essere canali attraverso i quali far fluire lo spirito della verità e della giustizia. — Testimonies for the Church 2:126, 127 (1885). SC 20.4

II Signore ha reso la sua chiesa depositaria dell'influsso divino. L'universo celeste attende che i membri diventino canali attraverso i quali scorra nel mondo l'energia della vita, perché in tanti possano convertirsi e trasformarsi a loro volta in canali tramite i quali far pervenire la grazia di Cristo fino nei territori più lontani della vigna del Signore. — Bible Echo, 12 agosto 1901. SC 20.5

Chiunque si mantenga in contatto con Dio trasmetterà ad altri la sua luce. Se ci sono persone che non hanno alcuna luce da indicare è perché non sono collegati alla fonte della luce stessa. — Historical Sketches, 291. SC 20.6

Dio ha incaricato i suoi figli di trasmettere agli altri la luce e se vengono meno al loro compito, lasciando altri individui nelle tenebre dell'errore, dovranno renderne conto al Signore. Siamo stati liberati dall'oscurità per conoscere la sua meravigliosa luce, affinché potessimo manifestare le lodi di Cristo. — The Review and Herald, 12 dicembre 1893. SC 20.7

Tutti quelli che si consacrano a Dio diventano suoi canali di comunicazione. Il Signore si serve di loro per trasmettere ad altri le ricchezze della sua grazia... Il nostro influsso dipende più da quello che siamo che da quanto diciamo. Gli uomini possono confutare e distruggere la nostra logica, resistere ai nostri appelli; ma una vita ispirata a un amore disinteressato è un argomento irrefutabile. Una vita fedele, che ha come caratteristica principale la mansuetudine di Cristo, è una potenza nel mondo. — The Desire of Ages, 141, 142 (1898). SC 21.1

Quelli che avrebbero dovuto essere la luce del mondo non hanno saputo far altro che emanare raggi flebili e sommessi. Che cos'è la luce? È la pietà, la bontà, la verità e l'amore; è la rivelazione della verità nel carattere e nella vita. Il messaggio del Vangelo è legato alla pietà personale dei suoi credenti e Dio ne ha predisposto, mediante la morte del suo amato Figlio, un'abbondante scorta per ogni individuo, sufficiente per ogni opera buona. Ogni persona dovrà essere una luce luminosa e splendente, che manifesta la gloria di colui che ci ha liberato dalle tenebre. “Siamo collaboratori di Dio”. Sì, collaboratori! Questo significa compiere un servizio scrupoloso nella vigna del Signore. Ci sono individui da salvare, nelle nostre chiese, nelle nostre classi della Scuola del Sabato e nel nostro vicinato. — The Review and Herald, 24 marzo 1891. SC 21.2

Possiamo conservare un animo sereno se ci dedichiamo al servizio del prossimo. Se diventiamo collaboratori di Gesù vedremo nelle nostre comunità brillare una luce intensa e sempre più luminosa, che si irradierà per penetrare il buio oltre i suoi confini. — Historical Sketches, 291. SC 21.3

“Voi siete la luce del mondo”. Matteo 6:14. Alcuni giudei erano convinti di confinare i benefici della salvezza solo alla loro nazione, ma Gesù disse loro che la salvezza è come la luce del sole: appartiene al mondo intero. — The Desire of Ages, 306 (1898). SC 21.4

I cuori che rispondono all'influsso dello Spirito Santo sono gli strumenti attraverso i quali Dio accorda le sue benedizioni. Se i figli di Dio fossero tolti dalla terra e lo Spirito divino venisse ritirato, il mondo si troverebbe nella desolazione e nella distruzione, frutti del dominio di Satana. Benché i malvagi non lo sappiano, devono persino la benedizione della vita alla presenza del popolo di Dio nel mondo, popolo che disprezzano e opprimono. I cristiani solo di nome sono come il sale che ha perso il sapore. Non esercitano un influsso benefico e sono, anzi, peggiori degli increduli perché distorcono il concetto di Dio. — The Desire of Ages, 306 (1898). SC 21.5