La Storia Della Redenzione

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Le conseguenze della negligenza di Eli

Eli occupava la posizione più elevata e di maggiore responsabilità per il popolo d’Israele: era giudice e sacerdote. Scelto da Dio per esercitare la sacra funzione di sacerdote e incaricato di rappresentare la più elevata autorità giuridica del paese, Eli era considerato un esempio ed esercitava un grande influsso su tutte le tribù d’Israele. Però, nonostante fosse stato chiamato a governare sul popolo, era un padre indulgente e non sapeva guidare la propria famiglia. Guidare e rimproverare i figli che Dio gli aveva affidato era per il sacerdote e giudice d’Israele un dovere da non trascurare, ma Eli non volle entrare in contrasto con i propri figli e non rifiutò loro nulla né li punì. Sottovalutava le terribili conseguenze di questo comportamento. SDR 128.2

I suoi figli servivano alla porta del tabernacolo e officiavano nell'uccisione delle bestie e presso l'altare del sacrificio. Essi, abusavano continuamente di questo sacro ufficio. Erano egoisti, avidi, golosi e dissoluti. Dio rimproverò Eli per la sua negligenza verso di loro. Di tanto in tanto Eli gli rimproverò ma non riuscì a trattenerli. Dopo essere stati posti nel sacro ufficio del sacerdozio, Eli seppe della loro condotta nel defraudare i figli d'Israele delle loro offerte, anche delle loro audaci trasgressioni della legge di Dio e della loro condotta violenta, che indusse Israele a peccare. SDR 128.3

Il Signore aveva fatto conoscere al bambino Samuele i giudizi che avrebbe portato sulla casa di Eli a causa della sua negligenza. “Allora l'Eterno disse a Samuele: «Ecco io sto per fare in Israele una cosa che farà rintronare gli orecchi di chiunque l'udrà. In quel giorno io compirò contro Eli tutto ciò che ho detto riguardo la sua casa, dall'inizio alla fine. Gli dichiaro che sto per punire la sua casa per sempre, a motivo dell'iniquità che egli conosce, perché i suoi figli si sono resi spregevoli, ed egli non li ha frenati. Perciò io giuro alla casa di Eli che l'iniquità della casa di Eli non sarà mai espiata né con sacrifici né con oblazioni”. 1 Samuele 3:11-14 SDR 128.4

I loro peccati erano così legati al servizio dell’Altissimo, nel tabernacolo, e ai sacrifici offerti per i peccati, e l’opera di Dio era talmente profanata e disonorata davanti al popolo, che nessuna espiazione in loro favore poteva essere accettata. Questi sacerdoti peccatori profanavano i sacrifici che caratterizzavano il Figlio di Dio. Con la loro condotta blasfema calpestavano il sangue dell'espiazione, da cui derivava la virtù di tutti i sacrifici. Samuele allora raccontò a Eli tutto, senza nascondergli nulla. Ed Eli disse: “Egli è l’Eterno; faccia quello che a lui pare”. 1 Samuele 3:18 SDR 129.1

Eli sapeva che Dio era stato disonorato e sentiva di aver peccato. Affermò che Dio aveva ragione di punire la sua negligenza. La parola del Signore a Samuele fu resa nota da Eli a tutto Israele. In questo modo, pensò di correggere, in una certa misura, la sua passata negligenza peccaminosa. Il male pronunciato su Eli non fu ritardato a lungo. E quando gli Israeliti fecero guerra ai Filistei, furono sconfitti, e quattromila di loro furono uccisi. SDR 129.2

Gli ebrei ebbero paura. Sapevano che se altre nazioni avessero sentito parlare della loro sconfitta, sarebbero state incoraggiate a fare la guerra anche con loro. Gli anziani d'Israele decisero che la loro sconfitta era dovuta al fatto che l'arca di Dio non era con loro, allora mandarono a Silo per riprendere l'arca dell'alleanza. SDR 129.3

Quando portarono l'arca indietro, si ricordarono del loro passaggio sul Giordano e alla facile conquista di Gerico, decisero che era necessario avere l’arca con loro, perché solo così avrebbero trionfato sui loro nemici. Essi non si resero conto che la loro forza stava nell'obbedienza alla legge contenuta nell'arca e che essa rappresentava Dio stesso, e non nell’arca stessa. La fiducia degli uomini di guerra fu ripristinata e si sentirono fiduciosi del successo. SDR 129.4