Cristo Innalzato Come Figlio Di Dio

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Il Pastore ha dato la Sua vita per le pecore, 10 luglio

Io sono il buon pastore, e conosco le mie pecore e le mie conoscono me, come il Padre conosce me e io conosco il Padre, e depongo la mia vita per le pecore. Giovanni 10:14,15 CIF 201.1

Io ho provato i vostri dolori, ho affrontato le vostre lotte e le vostre tentazioni. Conosco le vostre lacrime, perché anch’io ho pianto. Conosco i tormenti interiori che non si possono raccontare a nessuno. Non abbattetevi al pensiero della solitudine. Sebbene nessuno sulla terra possa comprendere il vostro dolore, pensate a me e vivrete. “Quand’anche i monti s’allontanassero e i colli fossero rimossi, l’amor mio non s’allontanerà da te, né il mio patto di pace sarà rimosso, dice l’Eterno, che ha pietà di te”. Isaia 54:10. Per quanto un pastore ami il suo gregge, prova però un amore più grande per i suoi figli e le sue figlie. Gesù non è soltanto il nostro pastore, ma è anche il nostro “Padre eterno”. Egli dice: “Io sono il buon pastore, e conosco le mie, e le mie mi conoscono, come il Padre mi conosce ed io conosco il Padre”. Quale consolante dichiarazione! La comunione che esiste fra lui — il Figlio unico, che è una cosa sola con il Padre, colui che Dio ha chiamato “l’uomo che mi è compagno” (Zaccaria 13:7) — e il Dio eterno, è considerata come un’immagine della comunione fra il Cristo e i suoi figli sulla terra. Gesù ci ama perché noi siamo il dono di suo Padre e la ricompensa della sua opera. Egli ci ama come figli. Lettore, lui ti ama. Il cielo intero non può accordare niente di più grande, niente di più bello. Perciò abbi fiducia. Gesù pensa a tutti gli uomini che sulla terra sono stati sviati dai falsi pastori. Riferendosi a coloro che vorrebbe raccogliere nel suo ovile e che sono dispersi fra i lupi, Egli dice: “Ho anche delle altre pecore, che non son di quest’ovile; anche quelle io devo raccogliere, ed esse ascolteranno la mia voce, e vi sarà un solo gregge, un solo pastore... Per questo mi ama il Padre; perché io depongo la mia vita, per ripigliarla poi”. Giovanni 10:16, 17. Con queste parole Gesù voleva dire che il Padre ha tanto amato gli uomini e ama ancora di più suo Figlio che ha dato la sua vita per la loro redenzione. Diventando il loro sostituto e il loro garante, rinunciando alla sua vita, prendendo su di sé le loro debolezze e le loro trasgressioni, Egli è diventato più caro allo stesso Padre... Gesù, come membro della famiglia umana, era mortale; ma come Dio, era fonte di vita per tutto il mondo. Egli sarebbe potuto sfuggire alla morte e rifiutarsi di sottoporsi al suo dominio, ma volontariamente rinunciò alla propria vita per offrire l’immortalità. Egli portò il peccato del mondo, ne accettò la maledizione, rinunciò alla vita, affinché gli uomini non subissero la morte eterna. “E, nondimeno, eran le nostre malattie ch’egli portava, erano i nostri dolori quelli di cui s’era caricato”. Isaia 53:3-6 DA 483-484 CIF 201.2