Profeti e re
Capitolo 11: Il monte Carmelo
In piedi, davanti ad Acab, Elia ordinò che tutto Israele si presentasse per incontrarsi con lui e con i profeti di Baal e di Asera sul monte Carmelo: “Ora fai riunire tutto il popolo d’Israele intorno a me sul monte Carmelo e convoca i quattrocentocinquanta profeti del dio Baal e i quattrocento della dea Asera, i protetti della regina Gezabele”. 1 Re 18:19. PR 82.1
L’ordine era stato dato da qualcuno che sembrava si sentisse in presenza dell’Eterno e Acab si affrettò a ubbidire come se il profeta fosse il sovrano e il re un suo suddito. Veloci messaggeri furono inviati in tutto il regno per trasmettere al popolo l’invito di incontrarsi con Elia e con i profeti di Baal e di Asera. In ogni città o villaggio la gente si preparò per questo appuntamento per la data stabilita. Avvicinandosi al luogo prestabilito, molti avevano strani presentimenti: sarebbe successo qualcosa di straordinario, altrimenti non sarebbero stati convocati sul monte Carmelo. Quale nuova calamità stava per abbattersi sul popolo e sul paese? PR 82.2
Prima della siccità il Carmelo era stato un luogo meraviglioso con i suoi ruscelli alimentati da sorgenti inesauribili, i suoi pendii ammantati di fiori e i suoi verdeggianti boschetti. Ora invece questo scenario rigoglioso languiva a causa della maledizione. Gli altari eretti a Baal e ad Asera si trovavano in mezzo ad alberi brulli. Su una delle cime più alte, in stridente contrasto con gli altri luoghi d’adorazione, l’altare dell’Eterno giaceva in rovina. PR 82.3
La catena del Carmelo dominava un’immensa pianura. Le sue vette si potevano individuare da quasi tutte le zone del regno d’Israele. Ai piedi del Carmelo, da alcuni punti particolari, si poteva scorgere tutto quello che accadeva in cima. Era proprio là che il Signore era stato disonorato in maniera così eclatante dal culto idolatra, celebrato sui verdi pendii del monte. Proprio questo fu il luogo scelto da Elia come posto ideale per sottolineare la potenza di Dio e riscattare l’onore del suo nome. PR 82.4
Fin dal mattino, nel giorno stabilito, le folle dell’Israele apostata si riunirono vicino alla cima del monte Carmelo, in ansiosa attesa. I profeti di Gezabele avanzavano in gran pompa. Il re, in tutto il suo fasto regale, camminava davanti ai sacerdoti e gli idolatri lo accolsero con grida frenetiche. I profeti erano comunque pervasi da una strana sensazione di timore pensando alle parole di Elia che aveva predetto la siccità per tre anni e mezzo. Erano certi che si sarebbe verificato qualcosa di terribile. Gli dei che servivano erano stati incapaci di dimostrare la falsità delle parole di Elia. Erano rimasti indifferenti alle loro grida deliranti, alle preghiere, alle lacrime, all’umiliazione, alle cerimonie rivoltanti, ai sacrifici continui e dispendiosi. PR 82.5
Ecco che Elia si presenta davanti al re e ai falsi profeti, circondato dalla folla degli israeliti, il solo che rivendica l’onore dell’Eterno. Colui che era stato accusato da tutti di essere il responsabile delle loro disgrazie ora si trova, apparentemente indifeso, in presenza del monarca d’Israele, dei profeti di Baal, dei soldati e di tutto il popolo. Elia, però, non è solo; è circondato dagli eserciti celesti, da angeli straordinariamente potenti. PR 83.1
Senza timori o incertezze, il profeta affronta la folla, pienamente cosciente della grandezza del compito che gli è stato affidato. Il suo volto è illuminato da un’espressione di maestosa solennità. Il popolo attende con impazienza di ascoltarlo. Elia, dopo aver guardato l’altare di Dio in rovina, fissa la folla e quindi, con un tono simile a uno squillo di tromba, grida: “Fino a quando ondeggerete senza decidervi? Se il Signore è Dio servitelo, ma se il Dio è Baal, servite lui!” 1 Re 18:21. PR 83.2
La folla non risponde. Nessuno, in quella grande assemblea, osa esprimere la propria fedeltà all’Eterno. L’ignoranza e l’errore si erano diffusi in Israele come le nuvole nere di un temporale. L’apostasia non si era manifestata improvvisamente ma gradualmente, nella misura in cui si ostinavano a ribellarsi alle parole di avvertimento e di rimprovero che il Signore rivolgeva loro. Ogni deviazione dalla retta via, ogni rifiuto di pentirsi, avevano aumentato le loro responsabilità e li avevano allontanati da Dio. Anche in questo momento di particolare tensione, il popolo si ostinava a non schierarsi dalla parte di Dio. PR 83.3
Il Signore non sopporta l’indifferenza e l’infedeltà nei momenti di crisi che può attraversare la sua chiesa. L’intero universo osserva con grande interesse le scene conclusive del conflitto fra il bene e il male. Il popolo di Dio si sta avvicinando alle frontiere del mondo eterno: che cosa ci può essere di più importante della fedeltà all’Altissimo? In ogni epoca, Dio ha avuto i suoi eroi della fede e ce ne sono ancora oggi. Eroi che, come Giuseppe, Elia e Daniele, non si vergognano di far parte del popolo eletto. Benedizioni particolari sono riservate a coloro che agiscono, senza mai trascurare il proprio dovere, e che gridano con forza divina: “...chi sta con il Signore venga qua!” Esodo 32:26. Uomini che non si limitano a pronunciare queste parole, ma esigono che coloro che vogliono identificarsi con il popolo di Dio si espongano e mostrino chiaramente la loro fedeltà al Re dei re e al Signore dei signori. Uomini simili subordinano la loro volontà e i loro progetti alla legge divina. Per amore del Signore non si preoccupano della loro vita. Tutto ciò che desiderano è comprendere la Parola di Dio e diffonderla nel mondo intero. Il loro motto è: fedeli a Dio. PR 83.4
Mentre sul monte Carmelo Israele dubita ed esita, la voce di Elia rompe nuovamente il silenzio: “Sono rimasto solo io, sono l’unico profeta del Signore, mentre quelli di Baal sono quattrocentocinquanta. Portateci due tori. I profeti di Baal ne sceglieranno uno, lo faranno a pezzi e lo metteranno sulla legna sopra l’altare, senza però darvi fuoco. Io preparerò l’altro, lo metterò anch’io sulla legna, ma non accenderò il fuoco. Voi invocherete i vostri dèi e io invocherò il Signore. Il vero Dio sarà quello che risponderà mandando il fuoco!” 1 Re 18:22-24. PR 84.1
La proposta di Elia è così ragionevole che il popolo non può sottrarvisi e trova il coraggio di rispondere: “Siamo d’accordo!” I profeti di Baal non osano protestare. Rivolgendosi direttamente a loro, Elia dice: “Scegliete un toro e cominciate voi per primi, perché siete più numerosi. Invocate i vostri dèi ma non accendete il fuoco”. 1 Re 18:25. PR 84.2
Apparentemente baldanzosi e provocatori, ma con il terrore nel cuore, i falsi profeti preparano il loro altare, sistemano la legna e la vittima, e iniziano quindi i loro riti. Le loro grida acute echeggiano attraverso le foreste e le colline circostanti mentre invocano il nome del loro dio dicendo: “Baal, ascoltaci!” I sacerdoti si raccolgono intorno al loro altare e con salti, contorcimenti e urla, strappandosi i capelli e facendosi incisioni sulla pelle, implorano il loro dio di aiutarli. PR 84.3
Trascorre tutta la mattinata, giunge mezzogiorno, ma non c’è nessuna certezza che Baal ascolti le grida dei suoi seguaci delusi. Non c’è nessuna voce, nessuna risposta alle loro frenetiche preghiere. Il sacrificio non viene consumato. PR 84.4
Mentre continuano i loro strani riti, i sacerdoti più astuti cercano di trovare un espediente per riuscire ad accendere il fuoco dell’altare e far credere al popolo che il fuoco sia stato inviato da Baal. Ma Elia vigila su ogni loro movimento e i sacerdoti, sperando contro ogni speranza, di trovare una qualsiasi opportunità per ingannarlo, continuano a celebrare le loro cerimonie senza senso. PR 84.5
“Verso mezzogiorno Elia cominciò a prenderli in giro: ‘Gridate più forte, perché Baal è un dio! È occupato! Oppure ha dovuto assentarsi un momento! Si è messo in viaggio! Dorme! Svegliatelo!’. I profeti di Baal si misero a gridare più forte. Secondo il loro rituale si fecero dei tagli sul corpo con spade e lance, fino a far uscire il sangue. Nel pomeriggio parlarono in estasi fino all’ora del sacrificio, ma non udirono nessuna voce e non ebbero alcun cenno di risposta”. 1 Re 18:27-29. PR 84.6
Satana sarebbe venuto, molto volentieri, in aiuto di coloro che stava ingannando e che si dedicavano al suo servizio. Volentieri avrebbe mandato un fulmine per bruciare il loro sacrificio! Ma Dio aveva posto un limite al suo potere, e quindi i migliori espedienti sarebbero risultati inutili anche per provocare una semplice scintilla sull’altare di Baal. PR 85.1
Alla fine, con le voci rauche per le grida continue, gli abiti macchiati di sangue per le ferite che si erano provocati, i sacerdoti caddero in preda alla disperazione. Con accresciuta frenesia, a questo punto aggiunsero alle loro invocazioni terribili maledizioni per il loro dio sole, mentre Elia continuava a sorvegliarli attentamente perché sapeva che, se con qualche espediente i sacerdoti fossero riusciti ad accendere il fuoco sull’altare, egli sarebbe stato fatto letteralmente a pezzi. PR 85.2
Si avvicina la sera. I profeti di Baal sono esausti, spossati, confusi. Uno suggerisce una cosa, l’altro ne suggerisce un’altra, fino a quando alla fine rinunciano a proseguire. Le loro urla e le loro imprecazioni non echeggiano più sul monte Carmelo. Disperati, desistono dalla lotta. PR 85.3
Per l’intera giornata il popolo aveva assistito allo spettacolo dei sacerdoti frustrati. Aveva visto la loro folle danza intorno all’altare, quasi avessero voluto afferrare i raggi cocenti del sole per realizzare il loro obiettivo. Aveva assistito con orrore alle spaventose mutilazioni che i sacerdoti stessi si erano procurate e aveva avuto l’opportunità di riflettere sulla follia dell’idolatria. Molti nella folla erano stanchi delle esibizioni demoniache e aspettavano ora con crescente curiosità le mosse di Elia. PR 85.4
Al momento del sacrificio della sera Elia dice al popolo: “Avvicinatevi tutti!” Mentre le persone si avvicinano tremando, egli si volge verso l’altare demolito, dove un tempo gli uomini adoravano il Dio del cielo e lo ricostruisce. Per il profeta quell’ammasso di rovine è più prezioso di tutti i sontuosi altari del paganesimo. PR 85.5
Nel ricostruire l’altare, Elia rivelò il suo rispetto per il patto fatto dal Signore con Israele quando il popolo attraversò il Giordano e raggiunse la terra promessa... “Prese dodici pietre, una per ogni tribù dei discendenti di Giacobbe... Con queste pietre ricostruì l’altare dedicato al Signore”. 1 Re 18:31, 32. PR 85.6
Confusi ed esausti per i loro sforzi inutili, i sacerdoti di Baal aspettano di vedere che cosa farà Elia. Essi odiano il profeta per aver proposto una prova che ha messo in luce la debolezza e l’inefficienza dei loro dèi, però ne temono il potere; il popolo, anch’esso impaurito e quasi trattenendo il respiro osserva Elia che prepara il suo sacrificio. L’atteggiamento tranquillo dell’uomo di Dio contrasta nettamente con la frenesia fanatica e insensata dei seguaci di Baal. PR 85.7
Ricostruito l’altare il profeta scava intorno un fosso e dopo aver preparato la legna e il toro mette la vittima sull’altare e ordina alle persone di versare acqua sull’olocausto e sulla legna. “”Riempite quaranta vasi d’acqua e versatela sull’offerta e sulla legna”. Lo ripeté per tre volte e per tre volte gli Israeliti eseguirono il suo ordine. L’acqua scorreva intorno all’altare e il fosso si riempì”. 1 Re 18:34, 35. PR 86.1
Elia ricorda allora agli israeliti che è stata la loro costante apostasia a provocare l’ira dell’Eterno; li invita al pentimento e a rivolgersi al Dio dei loro padri affinché Israele venga liberato dalla calamità che lo ha colpito. Quindi, inchinandosi con riverenza davanti al Dio invisibile, alza le mani al cielo e pronuncia una semplice preghiera. I profeti di Baal avevano urlato, si erano scalmanati dall’alba fino al tramonto. Elia prega in silenzio. Intercede presso Dio sapendo che è presente e ascolta le sue parole. I profeti di Baal avevano pregato con parole violente e sconclusionate. Elia prega semplicemente, con fervore; chiede a Dio di dimostrare la sua superiorità su Baal, affinché Israele possa ritornare a lui. PR 86.2
Il profeta prega: “Signore, Dio d’Abrahamo, d’Isacco e d’Israele! È venuto il momento! Fa’ vedere a tutti che tu sei Dio in Israele, che io sono il tuo servo e che ho fatto tutto questo per ordine tuo. Ascoltami, Signore! Così questo popolo capirà che tu solo, o Signore, sei Dio e che ora conduci di nuovo Israele ad esserti fedele”. 1 Re 18:36, 37. PR 86.3
Un silenzio solenne grava su tutti. I profeti di Baal tremano di paura. Consci della loro colpevolezza si aspettano un rapido castigo. PR 86.4
Non appena Elia conclude la sua preghiera, fiamme di fuoco simili a lampi scintillanti scendono dal cielo, sopra l’altare, bruciando il sacrificio, prosciugando l’acqua del fossato e consumando persino le pietre dell’altare. Lo splendore delle fiamme illumina la montagna e abbaglia gli occhi della folla. Nelle valli sottostanti, dove molti stanno osservando con impaziente scetticismo i movimenti dei profeti, si vede chiaramente il fuoco e tutti rimangono stupiti dallo spettacolo che somiglia alla colonna di fuoco che al mar Rosso separò i figli d’Israele dall’esercito egiziano. PR 86.5
Sul monte Carmelo la folla si inchina davanti al Dio invisibile; non osa continuare a guardare il fuoco sceso dal cielo per paura di essere anch’essa consumata. Convinti di dovere riconoscere il Dio di Elia come il Dio dei loro padri, gli israeliti gridano all’unisono: “...Il Signore è Dio! È lui il vero Dio!” 1 Re 18:39. Con impressionante chiarezza il grido risuona sul monte ed echeggia nella pianura sottostante. Alla fine Israele è risvegliato, disincantato, pentito. Finalmente il popolo vede fino a che punto ha disonorato Dio. Il carattere del culto di Baal risulta chiaramente in contrasto col servizio ragionevole richiesto dal vero Dio. Il popolo riconosce la giustizia e la misericordia del Signore nel trattenere la rugiada e la pioggia per indurlo a confessare il suo nome. È ormai pronto ad ammettere che il Dio di Elia è al di sopra di ogni idolo. PR 86.6
I sacerdoti di Baal assistono costernati alla meravigliosa dimostrazione della potenza di Dio. Eppure, nella sconfitta e in presenza della gloria divina, rifiutano di pentirsi e intendono rimanere profeti di Baal. In questo modo dimostrano di meritare il castigo divino. Affinché Israele pentito sia protetto dagli inganni di coloro che gli hanno insegnato ad adorare Baal, Elia è incaricato dal Signore di eliminare questi falsi profeti. Il popolo si ribella nei confronti di coloro che lo hanno ingannato e quando Elia ordina: “Prendete i profeti di Baal! Non lasciatene scappare neppure uno!” (1 Re 18:40), è pronto a ubbidire. I falsi profeti vengono presi, portati al torrente Kison e là, prima di concludere questa giornata che ha segnato l’inizio di una decisa riforma, vengono messi a morte. Nessuno si salva. PR 87.1