Profeti e re
Capitolo 46: Il ruolo dei profeti di Dio
Vicino agli israeliti, che si erano assunti il compito di ricostruire il tempio, abitavano i samaritani: una razza mista frutto del matrimonio di pagani provenienti dalle province dell’Assiria col rimanente delle dieci tribù d’Israele che erano state lasciate in Samaria e in Galilea. In seguito, i samaritani pretesero di essere sempre adoratori del vero Dio ma rimasero idolatri sia interiormente sia nei riti religiosi. È vero che consideravano gli idoli come se dovessero ricordare loro il Dio vivente, il Signore dell’universo, ma adoravano immagini scolpite. PR 284.1
Durante il periodo della restaurazione i samaritani che erano noti come “i nemici della tribù di Giuda e di Beniamino vennero a sapere che i rimpatriati stavano ricostruendo il tempio del Signore, Dio d’Israele. Allora si presentarono a Zorobabele e ai capifamiglia e dissero: Lasciateci partecipare alla ricostruzione del tempio. Anche noi infatti onoriamo il vostro Dio e gli offriamo sacrifici fin da quando Assaraddon, re di Assiria, ci ha fatto immigrare in questa terra”. Questo privilegio, però, non fu loro concesso. I dirigenti israeliti risposero: “La ricostruzione del tempio non vi riguarda. Tocca solo a noi costruirlo per il Signore, Dio d’Israele: così ci ha ordinato Ciro, re di Persia”. Esdra 4:13. PR 284.2
Era un piccolo gruppo quello che aveva deciso di ritornare a Gerusalemme e ora, nell’intraprendere un lavoro superiore alle loro forze, ricevevano un’offerta di aiuto da parte dei loro vicini i quali, pretendendo di adorare il vero Dio, esprimevano il desiderio di partecipare al privilegio e alle benedizioni legate al servizio del tempio. Se i capi in Israele avessero accettato questa offerta avrebbero aperto una porta all’idolatria. Si resero conto dell’incoerenza dei samaritani. Capirono che l’aiuto che avrebbero potuto ottenere alleandosi con loro non aveva un valore paragonabile alle benedizioni che avrebbero ricevuto attenendosi con scrupolo agli ordini di Dio. PR 284.3
Il Signore aveva infatti dichiarato, tramite Mosè, a proposito dei rapporti che Israele doveva avere con i popoli circostanti: “...non farete alleanza con loro... Non dovrete imparentarvi con loro... Altrimenti farebbero allontanare i vostri figli dal seguire me, e i vostri figli adorerebbero altri dei. Il Signore andrebbe in collera contro di voi e vi distruggerebbe senza esitare... Voi, infatti, siete un popolo consacrato al servizio del Signore, vostro Dio; egli vi ha scelti per essere un popolo speciale la sua proprietà particolare fra tutti i popoli della terra”. Deuteronomio 7:2-4, 6. PR 284.4
Le conseguenze di un’alleanza con le nazioni vicine erano state chiaramente predette a Israele. Cfr. Deuteronomio 28:64-67; 4:29. PR 285.1
Zorobabele e i suoi collaboratori conoscevano bene questa e altre rivelazioni e nella recente cattività avevano avuto prove evidenti del loro adempimento. Essendosi pentiti degli errori commessi, che avevano attirato su di loro e sui loro padri i giudizi preannunciati da Mosè, essendosi riavvicinati a Dio con tutto il cuore e avendo rinnovato il patto di alleanza con lui, era stato loro concesso di ritornare in Giudea per restaurare ciò che era stato distrutto. Come potevano dunque, all’inizio della loro missione, allearsi con gli idolatri? Dio aveva detto: “Non farete alleanza con loro”; perciò essendosi riconsacrati al Signore all’altare posto davanti alle rovine del tempio, si resero conto che la linea di demarcazione fra il popolo di Dio e il mondo circostante doveva essere sempre chiaramente e scrupolosamente rispettata. Perciò rifiutarono di allearsi con coloro che pur conoscendo i requisiti della legge di Dio non ne adempivano le disposizioni. PR 285.2
I princìpi stabiliti nel Deuteronomio per l’istruzione di Israele devono essere rispettati dal popolo di Dio sino alla fine dei tempi. La vera prosperità dipende dalla fedeltà all’alleanza stabilita con Dio. Non possiamo permetterci di allearci con coloro che non lo rispettano. PR 285.3
Per quanti professano il cristianesimo vi è il costante pericolo di pensare che per esercitare un influsso su coloro che ci circondano sia necessario in qualche modo conformarsi alla nostra società. Sebbene questo atteggiamento possa in apparenza offrire grandi vantaggi, si conclude sempre con un naufragio spirituale. I figli di Dio devono fare attenzione affinché questo influsso sottile non penetri nell’intimo tramite le sottili seduzioni dei nemici della verità. I cristiani sono pellegrini e stranieri in questo mondo e percorrono un sentiero irto di ostacoli. Essi non devono prestare attenzione agli abili sotterfugi e alle sollecitazioni lusinghiere che li potrebbero indurre alla disubbidienza. Non si devono temere soltanto i nemici dichiarati della causa di Dio. Coloro che, come gli avversari di Giuda e di Beniamino, si presentano con parole gentili e discorsi eloquenti con l’apparente intenzione di stabilire un rapporto amichevole con i figli di Dio dispongono di un maggiore potere di seduzione. Occorre essere cauti nei confronti di simili persone per non rischiare di essere presi alla sprovvista e cadere in una trappola tesa sapientemente. Dio chiede ai suoi figli di essere costantemente vigilanti, soprattutto nei tempi della fine. Nonostante il conflitto non conosca tregue, nessuno è solo nella lotta. Gli angeli proteggono e aiutano coloro che vivono umilmente in sintonia con la volontà di Dio. Il Signore non tradirà mai colui che ha fiducia in lui. Quando i suoi figli si rivolgono a lui per essere protetti dal male, con pietà e amore egli sventola davanti al nemico la sua bandiera e dice: “Non toccarli perché mi appartengono; essi sono scolpiti nelle palme delle mie mani”. PR 285.4
Persistendo nella loro opposizione, i samaritani cercarono “...di scoraggiare e di intimorire il popolo della Giudea, per far interrompere la costruzione... così continuarono a corrompere con denaro i funzionari del re per mandare a monte il progetto degli Israeliti”. Esdra 4:4, 5. Tramite falsi rapporti fecero nascere il sospetto nelle menti dubbiose, ma per molti anni le forze del male furono controllate e il popolo di Giuda poté continuare liberamente il suo lavoro. PR 286.1
Mentre Satana si impegnava ad esercitare un influsso nei confronti dei personaggi più importanti dell’impero medo-persiano e cercava di gettare il discredito sul popolo di Dio, gli angeli lavoravano in favore dei rimpatriati. Tutto il cielo era interessato a questo conflitto. Il profeta Daniele ci fa intravedere questa lotta gigantesca fra le forze del bene e quelle del male. Per tre settimane Gabriele lottò contro le forze del male; cercò di contrastare le pressioni che venivano esercitate su Ciro. Prima della fine di questa lotta Cristo stesso decise di aiutare Gabriele. Cfr. Daniele 10:13. Era stato compiuto tutto ciò che il cielo poteva fare in favore del popolo di Dio. La vittoria era stata conseguita; l’azione delle forze del male fu arginata durante il regno di Ciro e di suo figlio Cambise, che rimase sul trono per circa sette anni e mezzo. PR 286.2
Questo fu un periodo di straordinarie opportunità per gli ebrei. Gli agenti celesti agivano sul cuore dei re e il popolo di Dio poteva lavorare impegnandosi al massimo delle sue possibilità per attuare il decreto di Ciro. Gli ebrei non avrebbero dovuto risparmiare nessuno sforzo per restaurare il tempio, per ripristinare i suoi servizi e per sistemarsi nuovamente nelle proprie case. Purtroppo, però, in questo momento favorevole, molti dimostrarono scarsa disponibilità. L’opposizione dei nemici era forte e decisa e i costruttori gradualmente si scoraggiarono. Alcuni non riuscivano a dimenticare la cerimonia della posa della pietra angolare quando molti avevano manifestato la loro mancanza di fiducia nel successo dell’iniziativa. Così, quando i samaritani si fecero più baldanzosi, molti ebrei si chiesero se, tutto sommato, fosse davvero giunto il tempo di ricostruire. Questa preoccupazione si estese ben presto a tutto il popolo. Molti operai, scoraggiati e demoralizzati, ritornarono a casa per riprendere le attività quotidiane. PR 286.3
Durante il regno di Cambise la costruzione del tempio progredì lentamente. Sotto il regno del falso Smerdis (chiamato Artaserse in Esdra 4:7 i samaritani suggerirono a questo impostore privo di scrupoli di emanare un decreto che proibisse agli ebrei di ricostruire il loro tempio e la loro città. Per più di un anno i lavori furono interrotti e quasi totalmente abbandonati. Il popolo rimase a casa e cercò di raggiungere un certo benessere materiale, ma la loro situazione era deplorevole. Nonostante tutto il loro impegno non prosperavano. Gli stessi elementi naturali sembravano ostacolarli: la siccità distrusse i loro raccolti. L’Eterno aveva accordato loro frutti selvatici e coltivati, grano, vino e olio come prova del suo favore; ma avendo utilizzato egoisticamente questi doni, Dio ritirò le sue benedizioni. PR 286.4
Questa era la situazione all’inizio del regno di Dario Istaspe. Lo stato spirituale e materiale degli israeliti era pietoso. Essi avevano mormorato e dubitato così a lungo, avevano dato la priorità ai loro interessi personali, si erano talmente disinteressati delle rovine del tempio che molti avevano perso di vista il piano di Dio per farli ristabilire in Giudea e dicevano: “...non è ancora il momento di ricostruire il tempio del Signore”. Aggeo 1:2. PR 287.1
Si trattava di un momento difficile, ma non privo di speranze, per coloro che avevano fiducia in Dio. I profeti Aggeo e Zaccaria vennero chiamati per aiutare il popolo ad affrontare questa crisi. Con vibranti testimonianze questi messaggeri di Dio rivelarono al popolo la causa delle sue difficoltà. La mancanza di prosperità era il risultato della loro negligenza: non avevano messo al primo posto gli interessi del cielo. Se avessero onorato Dio, se gli avessero dimostrato il dovuto riguardo e la dovuta riverenza, preoccupandosi innanzi tutto della costruzione della sua casa, si sarebbero assicurati la sua protezione e la sua benedizione. PR 287.2
A coloro che erano scoraggiati il profeta Aggeo chiedeva: “Vi sembra giusto abitare in case riccamente decorate mentre il mio tempio è in rovina? E ora io il Signore dell’universo vi invito a riflettere sulla vostra situazione”. Aggeo 1:4, 5. Perché avete realizzato così poco per me? Perché vi preoccupate delle vostre case e vi disinteressate della casa di Dio? Dov’è lo zelo che avevate un tempo per ricostruire il tempio? Cosa avete guadagnato vivendo in funzione di voi stessi? Il vostro desiderio di sfuggire alla povertà vi ha portato a trascurare il tempio e questa negligenza ha concretizzato i vostri timori. Cfr. Aggeo 1:6. PR 287.3
Con parole chiare il Signore rivelò le motivazioni che stavano alla base della loro attuale situazione: “Avete sperato grandi raccolti, ma ecco il poco che avete ottenuto. Io ho disperso quel che avevate radunato a casa vostra. Io, il Signore dell’universo, vi domando: Perché questo? Perché la mia casa è in rovina mentre ciascuno di voi si preoccupa della propria? Per questo il cielo non vi manda la rugiada e la terra non dà frutto. Io ho provocato la siccità sulla terra, sui monti, sui campi di grano, sulle vigne, sugli uliveti e sulle altre coltivazioni, sugli uomini, sulle bestie e su ogni lavoro che voi fate”. Aggeo 1:9-11. “Ora io, il Signore dell’universo, vi invito a riflettere sulla vostra situazione. Salite sul monte, tagliate il legno necessario e ricostruite il tempio. Questo mi farà piacere e mi renderà onore”. Aggeo 1:7, 8. PR 287.4
Il messaggio (presentato dal profeta Aggeo), che conteneva consigli e rimproveri, colpì profondamente i capi d’Israele e il popolo. Essi capirono che Dio faceva sul serio e quindi non osarono ignorare le indicazioni che aveva inviato loro. Sapevano che la prosperità materiale e quella spirituale dipendevano dalla fedele ubbidienza ai comandamenti di Dio. Scossi dagli avvertimenti dati dal profeta, Zorobabele, Giosuè e tutto il popolo “...ascoltarono il messaggio del Signore, loro Dio, riferito dal profeta Aggeo”. Aggeo 1:12. PR 288.1
Non appena Israele decise di ubbidire, le parole di rimprovero furono seguite da un messaggio di incoraggiamento: “Io il Signore sarò con voi, ve lo prometto. Allora il Signore risvegliò il desiderio di ricostruire il tempio in Zorobabele... e in Giosuè... e in quelli che erano ritornati dall’esilio. Tutti intrapresero i lavori per la ricostruzione del tempio del Signore dell’universo, loro Dio”. Aggeo 1:13, 14. PR 288.2
Neanche dopo un mese dalla ripresa dei lavori nel tempio, i costruttori ricevettero un altro messaggio riconfortante: “Riprendi coraggio, Zorobabele! Riprendi coraggio, sommo sacerdote Giosuè... Coraggio, gente di tutto il paese! Mettetevi al lavoro, perché io sarò con voi”. Aggeo 2:4. PR 288.3
Il Signore aveva dichiarato al popolo d’Israele quando era accampato ai piedi del Sinai: “Abiterò in mezzo agli Israeliti e sarò loro Dio”. Esodo 29:45, 46. E ora nonostante si fossero ribellati e avessero amaraggiato Dio (cfr. Isaia 63:10), grazie ai messaggi dei suoi profeti, il Signore aveva teso la sua mano per aiutarli. Poiché collaboravano alla realizzazione dei suoi progetti Dio rinnovava il suo patto con loro; il suo Spirito era in mezzo a loro. Non avevano nulla da temere. PR 288.4
Oggi il Signore dichiara ai suoi figli: “Mettetevi al lavoro perché io sarò con voi!” Il cristiano trova sempre nel Signore un punto di riferimento. Come interverrà per aiutarci? Possiamo ignorarlo, ma sappiamo che egli non abbandonerà coloro che hanno fiducia in lui. Quante volte egli ci ha guidati affinché non si realizzassero i progetti del nemico! Se ne fossimo più coscienti proseguiremmo senza lamentarci. La nostra fede non vacillerebbe e nessuna prova avrebbe il potere di smuoverci. Riconosceremmo Dio come fonte della nostra sapienza e della nostra efficienza ed Egli, tramite noi, potrebbe realizzare la sua volontà. PR 288.5
Le esortazioni e gli incoraggiamenti del profeta Aggeo furono accentuate da Zaccaria che Dio chiamò affinché lo affiancasse nel sollecitare Israele a risollevarsi e a continuare l’opera di costruzione. Il primo messaggio di Zaccaria affermava che la Parola di Dio si adempie sempre e che delle benedizioni sono accordate a coloro che ascoltano i messaggi dei profeti. PR 288.6
Nonostante i campi fossero stati abbandonati, le provviste si stessero rapidamente esaurendo e fossero circondati da popoli ostili, gli israeliti continuarono ad andare avanti per fede; in risposta all’invito dei messaggeri di Dio si misero coraggiosamente al lavoro per restaurare il tempio. Si trattava di un’opera che esigeva una ferma fiducia nel Signore. Mentre si impegnavano per assolvere il loro compito e ricercavano un risveglio tramite la grazia di Dio molti messaggi furono rivolti loro da Aggeo e Zaccaria. Questi messaggi li rassicuravano che la loro fede sarebbe stata ricompensata e che la parola di Dio che si riferiva alla gloria futura del nuovo tempio si sarebbe adempiuta. In questo stesso tempio sarebbe apparso, al momento opportuno, il “Desiderato da tutte le genti”, il Maestro e il Salvatore degli uomini. PR 289.1
I costruttori del tempio non sarebbero stati abbandonati a se stessi. Cfr. Esdra 5:2; Aggeo 2:4. Il loro vivo desiderio di pentirsi e di vivere per fede era accompagnato dalla promessa di una grande prosperità materiale. Cfr. Aggeo 2:19. PR 289.2
Zorobabele, il loro governatore, che dopo il ritorno da Babilonia era stato così duramente provato, ricevette un messaggio particolarmente prezioso. Si avvicinava il giorno in cui tutti i nemici del popolo eletto sarebbero stati sconfitti: “In quel giorno io ti prenderò, Zorobabele... servo mio, e ti custodirò come un anello prezioso, perché io ti ho scelto per rappresentarmi”. Aggeo 2:23. Il governatore d’Israele capì che Dio lo aveva guidato nei momenti di scoraggiamento e di dubbio. In tutto ciò che era successo riconosceva il piano di Dio. PR 289.3
Le parole rivolte personalmente a Zorobabele sono state ricordate per incoraggiare i figli di Dio di tutte le epoche. Dio ha un obiettivo quando invia le prove ai suoi figli. Egli non li guida in modo diverso da quello che essi stessi sceglierebbero se potessero vedere la fine sin dal principio e comprendere l’importanza del progetto che stanno realizzando. Tutte le prove, tutte le avversità hanno lo scopo di fortificarli in vista di ciò che devono fare e sopportare per lui. PR 289.4
I messaggi trasmessi da Aggeo e Zaccaria spinsero il popolo a concentrare tutti i loro sforzi nella ricostruzione del tempio. Ma erano continuamente tormentati dai samaritani e da altri i quali li ostacolavano in ogni modo. Un giorno i funzionari dell’impero medo-persiano visitarono Gerusalemme e chiesero ai giudei chi li avesse autorizzati a ricostruire il loro tempio. Se in quell’occasione gli ebrei non avessero avuto fiducia nella guida del Signore ne sarebbero risultate conseguenze disastrose per loro. “Ma Dio proteggeva i capi dei rimpatriati: infatti quei funzionari persiani non fecero interrompere i lavori. Mandarono al re Dario un rapporto sulla vicenda, e decisero d’aspettare la sua risposta definitiva”. Esdra 5:5. La risposta che avevano ricevuto i funzionari era stata così ragionevole che essi decisero di scrivere una lettera a Dario Istaspe, allora sovrano della Medo-Persia, per richiamare la sua attenzione sul decreto originale fatto da Ciro che ordinava la ricostruzione della casa di Dio a Gerusalemme e stabiliva che le spese per questi lavori fossero pagate con il denaro del tesoro del re. Dario cercò questo decreto, lo trovò e diede ordine a coloro che avevano condotto l’indagine di permettere il proseguimento dei lavori. Cfr. Esdra 6:7-10. Il re inoltre decretò che pene severe fossero comminate a coloro che avessero in qualche modo trasgredito il decreto e concluse con questa bellissima affermazione: “Il Dio che ha scelto Gerusalemme come luogo della sua presenza distrugga tutti i re e tutti i popoli che non mi ubbidiranno e cercheranno di abbattere il suo tempio. Io, Dario, ho fatto questo decreto: sia eseguito alla lettera”. Esdra 6:12. In questo modo il Signore aveva agevolato il completamento dei lavori. PR 289.5
Per mesi, prima che questo decreto fosse emanato, gli israeliti avevano continuato a lavorare per fede, sostenuti dai profeti di Dio tramite i messaggi che ricordavano loro il piano di Dio per Israele. Due mesi dopo l’ultimo messaggio di Aggeo, Zaccaria ebbe una serie di visioni relative all’opera di Dio sulla terra. Questi messaggi, rivelati tramite parabole e immagini simboliche, giunsero in un periodo di grande incertezza e ansietà. Essi avevano un significato particolare per gli uomini che vivevano la loro vita nel nome del Dio d’Israele. I capi temevano che il permesso concesso loro per la ricostruzione stesse per essere revocato; il futuro appariva molto scuro. Ma Dio sapeva che il suo popolo aveva bisogno di essere sostenuto e incoraggiato da una rivelazione della sua infinita bontà e del suo amore. PR 290.1
In una visione Zaccaria udì l’angelo del Signore chiedere: “Signore dell’universo, eppure sono settant’anni che sei adirato con Gerusalemme e le altre città della regione di Giuda. Fino a quando non ne avrai pietà? Allora il Signore si rivolse all’angelo con parole di conforto. L’angelo, incaricato di parlarmi, mi ordinò di proclamare questo messaggio del Signore dell’universo: “Io amo tanto Gerusalemme la città di Sion, sono invece molto adirato con le nazioni troppo sicure di sé. Infatti, quando trattenevo la mia collera contro il mio popolo, esse hanno contribuito alla sua rovina. Quindi annunzio che io, il Signore dell’universo, sono ritornato a Gerusalemme per mostrarle la mia bontà. Il mio tempio sarà ricostruito ed anche la città””. Zaccaria 1:12-16. PR 290.2
Zaccaria quindi vide le potenze che avevano “...disperso gli abitanti del regno di Giuda, del regno di Israele e della città di Gerusalemme” simboleggiate da quattro corna. Immediatamente dopo vide quattro falegnami che rappresentavano gli agenti usati dal Signore per restaurare il suo popolo e il suo luogo di culto. Cfr. Zaccaria 2:1-4. PR 291.1
Zaccaria disse: “...vidi un uomo con in mano una corda per misurare. Gli domandai: — Dove vai?. Mi rispose: — Vado a misurare la lunghezza e la larghezza di Gerusalemme. L’angelo incaricato di parlarmi si diresse verso un altro angelo che gli veniva incontro. Gli disse: “Corri da quel giovane con la corda in mano. Digli che Gerusalemme non potrà avere mura capaci di contenere il gran numero dei suoi abitanti e degli animali. Il Signore ha promesso che egli stesso sarà un muro di fuoco tutto intorno alla città e manifesterà la sua gloriosa presenza in essa””. Zaccaria 2:5-9. PR 291.2
Dio aveva ordinato che Gerusalemme fosse ricostruita. La visione della misurazione della città era una garanzia che egli avrebbe confortato e rafforzato i suoi figli afflitti e realizzato per loro le promesse del suo patto eterno. PR 291.3
La sua protezione sarebbe stata come “...un muro di fuoco tutto intorno...” e grazie a loro la sua gloria sarebbe stata rivelata a tutti i figli degli uomini. Ciò che Dio realizzava per il suo popolo doveva essere noto in tutta la terra. Cfr. Isaia 12:6. PR 291.4