La speranza dell’uomo
Capitolo 14: “Abbiamo trovato il Messia”
Giovanni Battista predicava e battezzava a Betania [o Betabara, secondo alcuni manoscritti], al di là del Giordano, non lontano dal luogo in cui Dio aveva arrestato il corso del fiume per far passare il popolo d’Israele. A poca distanza sorgeva la fortezza di Gerico che era stata abbattuta dagli eserciti di Dio. Il ricordo di quegli avvenimenti conferiva al messaggio del Battista un interesse straordinario. Colui che nel passato aveva operato in modo così meraviglioso, non avrebbe potuto manifestare nuovamente la sua potenza per liberare Israele? A questo pensava la gente che, giorno dopo giorno, si riuniva sulle rive del Giordano. SU 88.1
La predicazione di Giovanni era penetrata così profondamente nell’animo del popolo da attirare l’attenzione delle autorità religiose. I romani temevano sempre che sorgessero delle insurrezioni, e per questo motivo consideravano con sospetto gli assembramenti popolari. Anche i capi del popolo erano inquieti di fronte alla prospettiva di una sommossa popolare. Giovanni, non chiedendo al sinedrio l’autorizzazione per compiere la sua opera, non ne aveva tenuto in considerazione l’autorità; anzi, aveva rimproverato allo stesso modo capi, popolo, farisei e sadducei. Ma il popolo lo seguiva con entusiasmo e l’interesse per la sua opera cresceva continuamente. Il sinedrio, sebbene Giovanni non l’avesse interpellato, riteneva che egli, insegnando in pubblico, fosse sotto la sua giurisdizione. SU 88.2
Il sinedrio, presieduto ordinariamente dal sommo sacerdote, era formato da membri scelti tra i sacerdoti, i principali anziani e dottori della nazione. Dovevano essere uomini maturi, ma non vecchi, esperti non solo nella religione e nella storia ebraica, ma con una buona cultura generale; dovevano essere esenti da difetti fisici, sposati con prole. Ciò costituiva una garanzia di umanità e di saggezza. Le riunioni si svolgevano in un locale attiguo al tempio di Gerusalemme. Il sinedrio era il consiglio supremo della nazione, e in tempi d’indipendenza godeva di piena autorità civile e religiosa. Benché all’epoca di Gesù fosse subordinato ai governatori romani, aveva ancora un grande influsso sulla vita d’Israele sia nelle questioni civili sia in quelle religiose. SU 88.3
Il sinedrio non poteva più rimandare un’inchiesta sull’attività di Giovanni. Fra i suoi membri, alcuni ricordavano ancora la rivelazione concessa a Zaccaria nel tempio e la profezia del padre che indicava nel figlio il precursore del Messia. Questi fatti erano stati dimenticati durante i tumulti e i cambiamenti degli ultimi trent’anni, ma il ministero di Giovanni li richiamò alla mente. SU 88.4
Da molto tempo Israele non aveva avuto un profeta né aveva conosciuto una riforma simile a quella a cui assisteva. L’invito a confessare i peccati sembrava nuovo, e produceva un’impressione profonda. Molti capi non volevano ascoltare le esortazioni e i rimproveri di Giovanni per paura di essere indotti a svelare i segreti della loro vita. Il Battista annunciava con chiarezza la venuta del Messia. Le settanta settimane delle profezie di Daniele che si dovevano concludere con quell’avvenimento erano quasi trascorse, e ovunque si attendeva con impazienza di entrare in quell’era di gloria nazionale. L’entusiasmo popolare costringeva il sinedrio a prendere posizione: a sanzionare o a respingere l’opera di Giovanni. L’autorità di questo consiglio sul popolo era in continua diminuzione ed era difficile preservare quella che restava. Il sinedrio, prima di esprimere un giudizio, inviò al Giordano una delegazione di sacerdoti e di leviti perché interrogasse il nuovo maestro. SU 89.1
Mentre i delegati si avvicinavano, una grande folla stava ascoltando gli insegnamenti di Giovanni. Gli orgogliosi rabbini avanzavano con aria autorevole per impressionare la gente e suscitare rispetto nel profeta. La folla fece largo con timore. Quegli uomini potenti, riccamente vestiti, fieri della loro dignità, si presentarono al profeta del deserto. “Tu chi sei?” gli chiesero. Comprendendo le loro intenzioni, Giovanni rispose: “Io non sono il Cristo... Che dunque? Sei Elia? Ed egli rispose: Non lo sono. Sei tu il profeta? Ed egli rispose: No... Chi sei? Affinché diamo una risposta a coloro che ci hanno mandato. Che dici tu di te stesso?... Io son la voce d’uno che grida nel deserto: Addirizzate la via del Signore, come ha detto il profeta Isaia”. Giovanni 1:19-23. SU 89.2
Giovanni alludeva alla suggestiva profezia di Isaia: “Consolate, consolate il mio popolo, dice il vostro Dio. Parlate al cuore di Gerusalemme, e proclamatele che il tempo della sua servitù è compiuto; che il debito della sua iniquità è pagato... La voce d’uno grida: Preparate nel deserto la via dell’Eterno, appianate ne’ luoghi aridi una strada per il nostro Dio! Ogni valle sia colmata, ogni monte ed ogni colle siano abbassati; i luoghi erti siano livellati, i luoghi scabri diventino pianura. Allora la gloria dell’Eterno sarà rivelata, e ogni carne, ad un tempo, la vedrà”. Isaia 40:1-5. SU 89.3
Nei tempi antichi, quando un re viaggiava con il suo seguito attraverso le regioni meno frequentate del suo dominio, era preceduto da incaricati che livellavano le asperità del terreno e colmavano le fosse affinché il sovrano potesse viaggiare sicuro e senza ostacoli. Il profeta si serve di questa usanza come di un’immagine per illustrare l’opera del Vangelo. “Ogni valle sia colmata, ogni monte ed ogni colle siano abbassati”. Quando lo Spirito di Dio opera in un’anima con la sua potenza rigeneratrice, l’orgoglio si abbassa e i piaceri, la posizione e la potenza perdono ogni valore. “I ragionamenti ed ogni altezza che si eleva contro alla conoscenza di Dio” sono annientati e ogni pensiero è condotto “Prigione” all’”Ubbidienza di Cristo”. 2 Corinzi 10:5. L’umiltà e l’amore, così poco apprezzati dagli uomini, vengono considerati come i veri valori. Questa è l’opera del Vangelo di cui il messaggio di Giovanni rappresentava una parte. SU 89.4
I farisei gli chiesero ancora: “Perché dunque battezzi se tu non sei il Cristo, né Elia, né il profeta?” Giovanni 1:25. Con l’espressione “il profeta” alludevano a Mosè che gli ebrei credevano sarebbe stato risuscitato dai morti e portato in cielo. Non sapevano che questo era già accaduto. Quando il Battista iniziò il suo ministero, molti lo ritenevano il profeta Mosè risorto, perché dava l’impressione di conoscere a fondo le profezie e la storia d’Israele. SU 90.1
Si credeva pure che, prima della venuta del Messia, Elia sarebbe venuto personalmente. Ma Giovanni non corrispondeva a quest’attesa. Le sue parole avevano un significato più profondo. Gesù più tardi riferendosi a lui disse: “E se lo volete accettare, egli è l’Elia che dovea venire”. Matteo 11:14. Giovanni venne nello spirito e nella virtù d’Elia, per compiere un’opera simile a quella dell’antico profeta. Se gli ebrei lo avessero accettato, quell’opera sarebbe stata compiuta in loro favore; ma non ne accettarono il messaggio. Non considerandolo Elia, non poteva adempiere per loro quella missione. SU 90.2
Molti, fra quelli che erano radunati al Giordano, avevano assistito al battesimo di Gesù. Ma il segno dato allora era stato visibile solo a pochi. Durante i mesi precedenti, nonostante l’opera del Battista, molti si erano rifiutati di ascoltare l’invito al pentimento. Avevano indurito il cuore e chiuso le menti. Quando il cielo testimoniò al battesimo di Gesù, essi non se ne accorsero. Gli occhi che non si sono mai rivolti per fede verso colui che è invisibile, non possono contemplare la rivelazione della gloria di Dio; le orecchie che non hanno mai udito la sua voce, non odono le parole della sua testimonianza. SU 90.3
Lo stesso accade oggi. La presenza del Cristo e degli angeli si manifesta spesso nelle assemblee, ma molti non la vedono. Non sono in condizione di scorgere ciò che è fuori dell’ordinario. Ma ad alcuni la presenza del Salvatore si manifesta. La pace e la gioia riempiono i loro cuori; vengono consolati, ricevono coraggio e benedizioni. SU 90.4
I delegati di Gerusalemme avevano chiesto a Giovanni: “Perché dunque battezzi?”, e aspettavano una risposta. Ad un tratto, mentre il Battista scrutava la folla, il suo sguardo si accese, il viso gli si illuminò e tutto il suo essere fu scosso da un’emozione profonda. Con la mano protesa gridò: “Io battezzo con acqua; nel mezzo di voi è presente uno che voi non conoscete, colui che viene dietro a me, al quale io non son degno di sciogliere il legaccio de’ calzari”. Giovanni 1:26, 27. SU 91.1
Era questo il messaggio chiaro e inequivocabile che doveva essere rivolto al sinedrio. Le parole di Giovanni non potevano che riferirsi a chi era stato promesso da tanto tempo. Il Messia era in mezzo a loro. Sacerdoti e anziani si guardarono intorno stupefatti, sperando di riuscire a vedere colui di cui aveva parlato Giovanni; ma non potevano riconoscerlo tra la folla. SU 91.2
Quando, al battesimo, Gesù fu definito da Giovanni come l’Agnello di Dio, una luce nuova si riversò sull’opera del Messia. Il profeta pensava alle parole di Isaia: “Come l’agnello menato allo scannatoio”. Isaia 53:7. Durante le settimane seguenti, Giovanni studiò con interesse rinnovato le profezie e il sistema dei sacrifici. Non arrivò a distinguere nettamente le due fasi dell’opera del Cristo — quella dell’umiliazione nel sacrificio e l’altra regale della conquista — ma vide che la sua venuta aveva un significato più profondo di quello indicato dai sacerdoti del popolo. Scorgendo Gesù in mezzo alla folla, di ritorno dal deserto, lo guardò con fiducia, in attesa che desse al popolo un segno del suo vero carattere. Con impazienza attendeva che il Salvatore facesse conoscere la sua missione, ma nessuna parola venne pronunciata, nessun segno venne dato. Gesù non rispose alla proclamazione del Battista e, mescolato tra i discepoli di Giovanni, non fece conoscere la sua missione speciale né fece nulla per mettersi in evidenza. SU 91.3
Il giorno seguente Giovanni vide Gesù che si avvicinava. Il profeta, circondato dalla luce della gloria di Dio, protese le mani ed esclamò: “Ecco l’Agnello di Dio che toglie il peccato del mondo! Questi è colui del quale dicevo: Dietro a me viene un uomo che mi ha preceduto, perché egli era prima di me. E io non lo conoscevo; ma appunto perché egli sia manifestato ad Israele, son io venuto a battezzar con acqua... Ho veduto lo Spirito scendere dal cielo a guisa di colomba, e fermarsi su di lui. E io non lo conoscevo; ma Colui che mi ha mandato a battezzare con acqua, mi ha detto: Colui sul quale vedrai lo Spirito scendere e fermarsi, è quel che battezza con lo Spirito Santo. E io ho veduto e ho attestato che questi è il Figliuol di Dio”. Giovanni 1:29-34. SU 91.4
Era questi il Messia? Il popolo considerava con timore e meraviglia colui che era stato appena designato come Figlio di Dio. Le parole di Giovanni avevano prodotto negli astanti un’emozione profonda. Egli aveva parlato in nome di Dio. Essi lo avevano ascoltato, giorno dopo giorno, mentre li riprendeva per i loro peccati, e si erano convinti sempre più che era un messaggero di Dio. Ma chi era colui definito da Giovanni Battista più grande di lui? Niente nel suo aspetto denotava la sua condizione eccezionale. Vestito come tutti, con gli stessi abiti modesti del popolo, aveva tutta l’apparenza di un uomo comune. SU 92.1
Alcuni fra i presenti al battesimo di Gesù avevano visto la gloria di Dio e ne avevano udito la voce. Ma da allora l’aspetto del Salvatore era molto mutato. Al battesimo era apparso trasfigurato dalla luce del cielo mentre ora, pallido, sfinito, dimagrito, non era stato riconosciuto che dal Battista. SU 92.2
Guardandolo meglio il popolo scorse un volto in cui la misericordia divina si univa con la consapevolezza della potenza. Ogni lampo degli occhi, ogni tratto del viso esprimevano un’umiltà e un amore indicibili. Dall’atteggiamento si sarebbe detto che esercitava intorno a sé un profondo influsso spirituale. Di modi amabili e senza pretese, dava l’impressione di una potenza nascosta, eppure visibile. Era veramente colui che Israele aveva atteso per tanto tempo? SU 92.3
Gesù venne in uno stato di povertà e di umiliazione, per essere il nostro esempio e il nostro Redentore. Se fosse apparso con pompa regale, come avrebbe potuto insegnare l’umiltà? Come avrebbe potuto presentare verità incisive come quelle contenute nel Sermone sul Monte? Quale sarebbe stata la speranza per gli umili se Gesù fosse venuto tra gli uomini come un re? SU 92.4
Al popolo, però, sembrava impossibile che la persona indicata da Giovanni rispondesse alle loro grandi attese. Così molti furono delusi e perplessi. SU 92.5
Le parole che i sacerdoti e i rabbini desideravano tanto ascoltare da Gesù, la certezza che avrebbe ristabilito il regno d’Israele, non erano state pronunciate. Essi attendevano un re: le loro speranze erano tutte riposte in lui ed erano pronti ad accoglierlo. Ma non avrebbero accettato chi voleva stabilire nel loro cuore un regno di giustizia e di pace. SU 92.6
Il giorno seguente Giovanni, che aveva accanto due discepoli, vide di nuovo Gesù tra la folla. Il volto del profeta si illuminò ancora della gloria dell’Invisibile, mentre esclamava: “Ecco l’Agnello di Dio!” I discepoli non compresero bene quelle parole, ma il loro cuore trasalì. Giovanni non aveva spiegato che cosa significasse il nome “Agnello di Dio”. SU 92.7
Essi lasciarono Giovanni e seguirono Gesù. Uno era Andrea, fratello di Simone, l’altro Giovanni, l’evangelista. Furono i primi discepoli di Gesù. Spinti da una forza irresistibile lo seguirono, ansiosi d’intrattenersi con lui, e insieme pieni di rispetto, tutti presi dal pensiero che superava la loro capacità di comprensione: costui era veramente il Messia? SU 93.1
Gesù si accorse dei due uomini che lo seguivano. Erano le primizie del suo ministero, e gioì per quelle anime che rispondevano all’appello della sua grazia. Voltandosi, chiese loro soltanto: “Che cercate?” Giovanni 1:38. Li lasciava liberi di tornare indietro o di esprimere il loro desiderio. SU 93.2
In quel momento essi non avevano che una meta. Una presenza occupava i loro pensieri, ed esclamarono: “Rabbì... ove dimori?” Un breve colloquio lungo la strada non poteva offrire loro ciò che desideravano. Volevano restare soli con Gesù, sedersi ai suoi piedi e ascoltare le sue parole. “Egli rispose loro: Venite e vedrete. Essi dunque andarono, e videro ove dimorava, e stettero con lui quel giorno”. Giovanni 1:39. SU 93.3
Se Giovanni e Andrea fossero stati increduli come i sacerdoti e gli anziani, non si sarebbero messi, come semplici discepoli, ai piedi di Gesù, ma lo avrebbero criticato e ne avrebbero giudicato le parole. Invece questi primi discepoli non agirono così: avevano risposto all’appello rivolto loro dallo Spirito mediante la predicazione di Giovanni Battista. Ora riconoscevano la voce del Maestro: trovavano le parole di Gesù piene di freschezza e di verità. Una luce divina illuminò gli insegnamenti dell’Antico Testamento. I diversi elementi della verità si presentavano sotto una nuova luce. SU 93.4
Il pentimento, la fede e l’amore permettono all’uomo di ricevere la sapienza divina. La fede che opera nella carità è la chiave della conoscenza; chiunque ama “Conosce Iddio”. 1 Giovanni 4:7. SU 93.5
Il discepolo Giovanni era un uomo dall’affetto sincero e profondo, dallo spirito ardente e contemplativo. Aveva incominciato a intravedere la gloria di Cristo, non quella esteriore e la potenza mondana in cui gli avevano insegnato a sperare, bensì una “Gloria come quella dell’Unigenito venuto da presso al Padre”, “Piena di grazia e di verità”. Giovanni 1:14. Egli era completamente assorto nella meditazione di questo tema straordinario. SU 93.6
Andrea voleva trasmettere ad altri la gioia che gli riempiva il cuore. Corse in cerca del fratello Simone e gli disse ad alta voce: “Abbiam trovato il Messia”. Giovanni 1:41. Simone non aspettò un secondo avviso; anche lui aveva udito la predicazione di Giovanni Battista e corse subito dal Salvatore. Lo sguardo del Cristo si posò su di lui, leggendone il carattere e la vita. Quando gli disse: “Tu sei Simone, il figliuol di Giovanni; tu sarai chiamato Cefa (che significa Pietro)” (Giovanni 1:42), ne vide la natura impulsiva, il cuore buono e generoso, l’ambizione e la fiducia che aveva in se stesso, la caduta, il pentimento, le pene e il martirio. SU 93.7
“Il giorno seguente, Gesù volle partire per la Galilea; trovò Filippo, e gli disse: Seguimi”. Giovanni 1:43. Filippo ubbidì a quest’ordine e si mise immediatamente al servizio del Cristo. SU 94.1
Filippo chiamò Natanaele. Quest’ultimo si trovava tra la folla quando Giovanni Battista aveva indicato Gesù come l’Agnello di Dio. Ma, guardandolo, era rimasto deluso. Quell’uomo, che portava i segni del lavoro e della povertà, poteva mai essere il Messia? Natanaele però non riusciva a respingere Gesù: il messaggio di Giovanni gli era penetrato nel cuore. SU 94.2
Quando Filippo lo chiamò, Natanaele era appartato in un luogo tranquillo e meditava sulle parole di Giovanni e sulle profezie messianiche. Egli pregava per sapere se colui che il Battista aveva indicato fosse veramente il liberatore. Lo Spirito Santo gli dette la certezza che Dio aveva visitato il suo popolo, suscitando un Salvatore. Filippo sapeva che il suo amico studiava le profezie e scoprì il suo rifugio: stava pregando sotto un albero di fico. Spesso, nascosti dal fogliame, avevano pregato insieme in quel luogo tranquillo. SU 94.3
Il messaggio: “Abbiam trovato colui del quale hanno scritto Mosè nella legge, ed i profeti” (Giovanni 1:45), sembrò a Natanaele la risposta alla sua preghiera. Ma la fede di Filippo era ancora incerta, ed egli aggiunse: “Gesù figliuolo di Giuseppe, da Nazaret”. A queste parole il pregiudizio si affacciò ancora alla mente di Natanaele, che disse: “Può forse venir qualcosa di buono da Nazaret?” SU 94.4
Ma Filippo, senza entrare in discussione, si limitò a dire: “Vieni a vedere”. Giovanni 1:46. “Gesù vide Natanaele che gli veniva incontro, e disse di lui: Ecco un vero israelita in cui non c’è frode”. Sorpreso, “Natanaele gli chiese: Da che mi conosci? Gesù gli rispose: Prima che Filippo ti chiamasse, quand’eri sotto il fico, io t’ho veduto”. Giovanni 1:47, 48. SU 94.5
Questo bastò. Lo Spirito di Dio, che aveva reso testimonianza a Natanaele quando pregava sotto l’albero, ora gli si rivolgeva con le stesse parole di Gesù. Sebbene incerto e pieno di pregiudizi, Natanaele era venuto dal Cristo con il desiderio sincero di conoscere la verità, e questo desiderio veniva appagato. La sua fede andò oltre quella di colui che lo aveva condotto dal Maestro. La sua risposta fu perciò la seguente: “Maestro, tu sei il Figliuol di Dio, tu sei il Re d’Israele”. Giovanni 1:49. SU 94.6
Natanaele, se si fosse lasciato guidare dai rabbini, non avrebbe mai trovato Gesù, mentre, osservando e valutando personalmente, divenne un discepolo. Anche oggi i pregiudizi impediscono a molti di conoscere il bene; essi otterrebbero risultati molto diversi se andassero, di persona, a verificare. Finché confidano in un’autorità umana, non potranno mai giungere alla conoscenza della verità. Come Natanaele, anche noi dobbiamo studiare per conto nostro la Parola di Dio e pregare per ricevere la luce dello Spirito Santo. Colui che vide Natanaele sotto il fico, vedrà anche noi mentre preghiamo segretamente. Gli angeli sono vicini a coloro che cercano con umiltà la guida divina. SU 95.1
Con la chiamata di Giovanni, Andrea, Simone, Filippo e Natanaele furono gettate le basi della chiesa cristiana. Giovanni indirizzò verso il Messia due suoi discepoli. Uno di questi, Andrea, condusse suo fratello al Salvatore. Poi venne Filippo, che andò alla ricerca di Natanaele. Questi esempi ci insegnano la grande importanza dell’impegno individuale per conquistare parenti, amici e vicini. Vi sono alcuni che si professano cristiani, ma che non cercano di condurre neppure una sola persona al Salvatore e lasciano questo compito al pastore. Egli, per quanto capace, non può svolgere da solo il compito che Dio ha affidato a tutti i membri di chiesa. SU 95.2
Molti hanno bisogno dell’assistenza di cristiani premurosi. Tante persone si sarebbero potute salvare se i loro vicini, uomini e donne comuni, li avessero aiutati. Altri ancora aspettano che qualcuno li guidi. Nella nostra famiglia, nel vicinato, nella città in cui abitiamo abbiamo un’opera da compiere come missionari. Se siamo cristiani, lo svolgimento di quest’opera sarà la nostra gioia. Quando qualcuno si converte, nasce subito in lui un desiderio: far conoscere agli altri quale amico prezioso ha trovato in Gesù. Non può tenere solo per sé la verità che salva e santifica. SU 95.3
Tutti quelli che si consacrano a Dio diventano suoi canali di comunicazione. Il Signore si serve di loro per far pervenire ad altri le ricchezze della sua grazia. La sua promessa è: “E farò ch’esse e i luoghi attorno al mio colle saranno una benedizione; farò scender la pioggia a suo tempo, e saran piogge di benedizione”. Ezechiele 34:26. SU 95.4
Filippo disse a Natanaele: “Vieni a vedere”. Non gli chiese di accettare la testimonianza di un altro, ma di contemplare direttamente il Cristo. Da quando Gesù è asceso al cielo, i discepoli sono i suoi rappresentanti fra gli uomini; e uno dei mezzi più efficaci per conquistare altri al Cristo consiste nel riprodurre il suo carattere nella nostra vita quotidiana. Il nostro influsso dipende più da quello che siamo che da quanto diciamo. Gli uomini possono confutare e distruggere la nostra logica, resistere ai nostri appelli; ma una vita ispirata a un amore disinteressato è un argomento irrefutabile. Una vita fedele, che ha come caratteristica principale la mansuetudine del Cristo, è una potenza nel mondo. SU 95.5
L’insegnamento di Gesù era l’espressione di una piena convinzione e di una’esperienza di vita, e coloro che imparano da lui diventano maestri come lui. La Parola di Dio, pronunciata da qualcuno che ne è stato santificato, ha la capacità di dare la vita, e diventa convincente per gli uditori. Colui che ha accolto nel suo cuore la verità, lo manifesta con il comportamento e con il tono della voce. Fa conoscere ciò che ha udito, toccato e visto della Parola di vita, affinché altri si uniscano a lui attraverso la conoscenza del Cristo. SU 96.1
La sua testimonianza, pronunciata da labbra pure, rappresenta la verità per il cuore ricettivo e opera la santificazione del carattere. SU 96.2
Colui che vuole trasmettere ad altri questo messaggio sarà egli stesso benedetto. “L’anima benefica sarà nell’abbondanza, e chi annaffia sarà egli pure annaffiato”. Proverbi 11:25. Dio avrebbe potuto salvare i peccatori senza la nostra partecipazione, ma ci chiama a collaborare con lui, affinché possiamo sviluppare un carattere simile a quello del Cristo. Per poter provare la sua gioia, la gioia di coloro che sono stati salvati dal suo sacrificio, dobbiamo collaborare alla sua opera di redenzione. SU 96.3
Natanaele espresse la sua fede con parole così ardenti e sincere che suonarono alle orecchie di Gesù come una dolce musica. “Gesù rispose e gli disse: Perché t’ho detto che t’avevo visto sotto il fico, tu credi? Tu vedrai cose maggiori di queste”. Giovanni 1:50. Il Salvatore considerava con gioia l’opera da compiere: predicare la “Buona novella” ai mansueti, lenire i cuori affranti e proclamare la liberazione ai prigionieri di Satana. Egli aggiunse, pensando alle preziose benedizioni che era venuto a portare agli uomini: “In verità, in verità vi dico che vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sopra il Figliuol dell’uomo”. Giovanni 1:51. SU 96.4
Il Cristo voleva dire: sulle rive del Giordano i cieli si sono aperti, e lo Spirito è disceso su di me in forma di colomba, per attestare che sono il Figlio di Dio. Se lo credete, la vostra fede si ravviverà. Vedrete i cieli aperti; e non saranno mai chiusi. Io li ho aperti per voi. Gli angeli di Dio salgono e innalzano verso il Padre le preghiere dei miseri e degli afflitti, e scendono per portare agli uomini benedizioni, speranza, coraggio, soccorso e vita. SU 96.5
Gli angeli di Dio vanno continuamente dalla terra al cielo. I miracoli del Cristo in favore degli afflitti e dei sofferenti furono compiuti dalla potenza di Dio attraverso l’assistenza degli angeli. Grazie a questa, riceviamo in Cristo ogni benedizione da parte di Dio. Diventando uomo, il nostro Salvatore unisce i figli decaduti di Adamo con il trono di Dio. Così, tramite il Cristo, si ristabilisce il legame degli uomini con Dio e quello di Dio con gli uomini. SU 97.1