I tesori delle testimionianze 1

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Ellen G. White: Elementi biografici

Oltre a segnalare il particolare momento storico di cui Ellen G. White e molti altri suoi contemporanei sono stati insieme spettatori e protagonisti, i diversi risvegli che a ondate successive hanno percorso l’Europa e l’America protestanti nel XIX secolo, ci è sembrato utile attirare l’attenzione su alcuni episodi della vita di Ellen G. White. Sicuramente hanno influito sul suo pensiero e, per le caratteristiche relative alla composizione, di cui abbiamo già detto, sulla redazione delle Testimonianze.8 TT1 9.10

Questa contestualizzazione relativizza in qualche modo l’opera di Ellen G. White, ma nello stesso tempo consente di vedere come le sue scelte, il suo linguaggio e il suo messaggio siano in sintonia con il tempo in cui ha vissuto, sia perché ne seguono alcune tendenze sia perché vi si oppongono. È possibile apprezzare la sua capacità di “stare” nella società del suo tempo, di interpretarla, di accoglierla e di criticarla. TT1 9.11

In quanto avventisti siamo convinti che solo attraverso questo processo di studio del contesto, applicato comunque anche ai profeti biblici, sia possibile attualizzare il messaggio profetico, senza correre il rischio di cadere in facili estrapolazioni e semplificazioni.9 TT1 10.1

Ellen G. White e il concetto di santificazione

Il tema della santificazione e della perfezione è alla base delle Testimonianze. TT1 10.2

“Considerando che viviamo negli ultimi tempi dovremmo vegliare, pregare e non permettere di lasciarci distogliere dalla solenne opera di preparazione necessaria per il grande evento che ci attende... La misericordia di Dio prolunga il tempo di grazia per permettere agli uomini di formare il loro carattere per la futura vita immortale. Ogni momento è estremamente importante: il tempo è concesso non perché sia utilizzato nella ricerca delle comodità o per sistemarsi meglio su questa terra, ma per l’opera che consiste nel vincere ogni difetto di carattere e nell’aiutare gli altri, con l’esempio e con l’attività personale, a cogliere tutta la bellezza della santità”.10 TT1 10.3

Ellen G. White si è sempre preoccupata, prima e dopo l’incontro con il movimento millerita e la sua adesione al movimento avventista, della santificazione. In che modo il cristiano deve prepararsi a incontrare Dio? Quali comportamenti deve assumere nella vita quotidiana? Qual è la volontà di Dio per gli uomini? Fin da bambina Ellen G. White si è posta questi problemi con serietà e grande partecipazione emotiva. La sua esperienza spirituale giovanile ha avuto un ruolo determinante nella sua evoluzione religiosa. TT1 10.4

Nata in una famiglia di metodisti aderenti alla Chiesa Episcopale, Ellen G. White ha vissuto la propria conversione in concomitanza con lo sviluppo del millerismo, un movimento di risveglio che ha percorso le chiese americane verso la metà dell’ 800. TT1 10.5

Woodrow W. Whidden II descrive così la vicenda vissuta da Ellen G. White: “A fare da sfondo all’esperienza della salvezza di Ellen G. White è il fervente mondo del risveglio religioso risultato, nel suo caso, dalla combinazione di una forte dose di metodismo e millerismo (e talvolta di opposizione fra i due movimenti)... TT1 10.6

Fin dall’infanzia la sua esperienza spirituale è segnata da una forte preoccupazione religiosa. Di questa sua esperienza ricorda il senso di pace e il desiderio di fare il possibile perché tutti conoscessero e amassero Gesù. TT1 11.1

Queste avvisaglie erano il preludio di ciò che potremmo definire la sua crisi di conversione. Essa si delineò durante la prima visita di William Miller a Portland (Maine) nel marzo 1840. Egli presentò una serie di conferenze sul secondo avvento che impressionarono Ellen G. White dodicenne, provocando una crisi che non si risolverà prima del 1842, anno in cui Miller tornò a Portland per una seconda serie di conferenze”.11 TT1 11.2

Poco dopo la sua conversione e il battesimo, avvenuti a 15 anni, Ellen G. White coltiva l’intenso desiderio di santificarsi per il Signore. Questa sua aspirazione rimane inappagata sia perché la santificazione le era stata presentata come un processo difficile, facendo nascere in lei il timore che non fosse alla sua portata, sia perché la seconda visita di Miller la getta nello sconforto: non si sente pronta a incontrare il Signore. La sua ansia è tale da farle auspicare la morte. Ella concentra le sue energie spirituali sull’impegno di riuscire ad avvertire nel suo intimo di essere degna del nome di “figlia di Dio”. Prova il forte desiderio di sentirsi perdonata e pienamente accolta da Dio.12 TT1 11.3

Questa evoluzione spirituale di Ellen G. White, fa notare Woodrow W. Whidden II, assomiglia “all’esperienza che nel movimento metodista viene definita “la seconda benedizione”, vissuta nel contesto dell’attesa del ritorno del Cristo [annunciato da Miller]. Questa corrente del metodismo è conosciuta con l’appellativo di Santità Metodista... TT1 11.4

Per capire meglio occorre sapere che Santità Metodista insegnava una “santificazione” successiva all’esperienza della certezza del perdono e della giustificazione. La dottrina di base di questo movimento era che il processo di conversione dovesse essere seguito dalla “santificazione”. Essa consisteva nel raggiungimento di uno stato d’animo particolare, avveniva istantaneamente e doveva essere confermata dalla testimonianza dello Spirito”.13 TT1 11.5

Ellen G. White uscirà da questa concezione confusa e molto emotiva della santificazione vivendo un travaglio personale profondo. Comprenderà quanto le sue aspirazioni fossero influenzate da una percezione egocentrica della salvezza e, come lei stessa spiega, progressivamente imparerà a rivolgere la propria attenzione al Cristo.14 TT1 11.6

Un fattore determinante contribuì a farle rivedere questo concetto di santificazione. Nei suoi scritti Ellen G. White racconta gli “incontri, avvenuti durante il suo ministero, con diversi fanatici perfezionisti della “santificazione”. Infatti, nel corso dei primi dieci anni di attività, ella ricorda almeno sei casi di questo tipo di fanatismo estremista... In questo periodo... è significativo notare che tutti gli episodi riportati sul problema della pretesa “santità” di alcuni individui sono negativi. È chiaro quindi che il motivo della sua presa di distanza dal concetto di perfezione insegnato da Santità Metodista è proprio l’impatto creato da queste perversioni della “santificazione””.15 TT1 11.7

L’accento posto sull’importanza della santificazione, intesa nel senso di opera di trasformazione del carattere ma anche di stato d’animo particolare, rimane comunque una caratteristica della sua opera letteraria. TT1 12.1

Ellen G. White, dopo l’esperienza millerita e gli eventi posteriori alla fatidica data del 1844, 16 si è trovata di fronte a un altro tipo di fanatismo: quello anti-legalista. Per una parte di coloro che parteciparono all’avventismo postmillerita, l’osservanza della legge era superflua ai fini della salvezza. Ellen G. White si oppose a questa tendenza tanto che alcuni l’accusarono di essere “tutta e solo legge” e di “credere che saremo salvati solo per la legge e che nessuno sarà salvato senza osservare la legge”.17 TT1 12.2

La risposta di Ellen G. White è interessante e ci aiuta a capire il suo concetto di santificazione e di salvezza. “La legge non è in grado di salvare un solo trasgressore. La legge convince e condanna il peccatore, ma non può perdonare nessun peccato piccolo o grande che sia. Quando pecchiamo abbiamo un Avvocato presso il padre, Gesù Cristo il giusto... Il Cristo non è venuto a scusare i peccati o giustificare il peccatore per lasciarlo continuare a trasgredire la legge... Da che cosa si deve convertire il peccatore? Deve uscire dalla trasgressione della legge di Dio per ritornare alla trasgressione? Questo è assurdo”.18 TT1 12.3

All’altro estremo numerosi aderenti al gruppo avventista in formazione, per opporsi al concetto molto emotivo ed estatico della santificazione, diffuso dalla corrente religiosa Santità Metodista descritta sopra, calcarono la mano sull’osservanza dei comandamenti di Dio — del sabato in particolare — e sul dovere di metterli in pratica nella vita quotidiana. Questa corrente di pensiero prevalse nella Chiesa Avventista e negli anni successivi raggiunse toni eccessivi in alcuni suoi esponenti. Ad essi Ellen G. White rivolse un sermone durante un’assemblea della Conferenza Generale, pubblicato poi sulla rivista ufficiale della Chiesa Avventista: “Vi aspettate forse che i vostri meriti vi rendano idonei a godere del favore di Dio e di essere senza peccato prima di affidarvi alla sua capacità di salvare? Se questo è il dilemma che agita la vostra mente temo che non riceverete nessuna forza e per finire vi scoraggerete... TT1 12.4

Alcuni pensano di dover superare delle prove per dimostrare a Dio che hanno riformato la propria vita prima di reclamare le sue benedizioni. Queste persone possono richiedere le benedizioni di Dio fin d’ora. Esse hanno bisogno che la grazia e lo spirito del Cristo le aiutino a superare le loro debolezze altrimenti non riusciranno ad acquisire un carattere cristiano”.19 TT1 13.1

Nelle Testimonianze Ellen G. White insiste sulla necessità, per il credente, di impegnarsi per la propria santificazione, concepita come il raggiungimento di uno stadio di “perfezione”. Anche da questa insistenza è scaturito il dibattito sul “perfezionismo” all’interno della Chiesa Avventista.20 TT1 13.2

Il linguaggio categorico di Ellen G. White, nelle Testimonianze e in altre sue opere, su alcuni lettori ha l’effetto di aumentare l’ansia di perfezione, sottolineando quanto sia impegnativo il percorso da seguire dopo l’accettazione della salvezza; in altri suscita perplessità perché contrasterebbe con l’insegnamento biblico sulla salvezza per grazia mediante la fede. TT1 13.3

Non intendiamo aprire qui un discorso che altri hanno cercato di portare avanti, senza convincere i fautori dell’una o dell’altra posizione. Vogliamo solo segnalare che quanto detto sopra sull’esperienza personale di Ellen G. White potrebbe fornire una chiave di lettura interessante per risolvere il problema del contrasto di alcune sue affermazioni sulla salvezza. Occorre tenere presente quanto le sue radici metodiste, che insistono sul tema della trasformazione del comportamento e dello stato d’animo, influiscano sul modo in cui si esprime quando parla di santificazione. Secondo lei la salvezza non si riceve passivamente, provoca sempre un cambiamento, come d’altra parte spiega la Bibbia. TT1 13.4

Il vero problema è decidere se il cambiamento è opera di Dio o dell’uomo. La risposta, come sappiamo, non è univoca. Per Ellen G. White esso dipende da entrambi i protagonisti. Di volta in volta, nella sua esposizione del messaggio della salvezza, in base all’obiettivo che ha in mente, ella rivolge l’attenzione del lettore all’opera di Dio o a quella dell’uomo, insistendo sulla responsabilità specifica dell’uno o dell’altro in questo processo. TT1 13.5