I tesori delle testimionianze 1

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L’ispirazione

La Chiesa Avventista ritiene che Ellen G. White sia una scrittrice ispirata. Il concetto di ispirazione è un concetto dinamico. Nella Bibbia troviamo diversi modelli di ispirazione. In un articolo pubblicato dalla The Advent Review, 30 maggio 1996, Juan Carlos Viera, direttore del Ellen G. White Estate, ne individua sei: TT1 14.1

1. Il modello “visionario” nel quale la rivelazione di Dio viene comunicata attraverso delle visioni. Cfr. Ezechiele; Daniele 7. In questo caso il profeta è coinvolto anche dal punto di vista fisico. Cfr. Giudici 13-16; Daniele 10:7-11. TT1 14.2

2. Il modello “testimone”. Un esempio di questa forma di rivelazione sono i vangeli di Matteo e di Giovanni. I loro autori sono stati testimoni oculari di alcuni eventi e ne forniscono un resoconto. TT1 14.3

3. Il modello “storico” che possiamo individuare nell’opera degli evangelisti Marco e Luca. La loro comunicazione profetica nasce dall’ispirazione a comporre un testo raccogliendo e organizzando documenti storici e testimonianze di terze persone. TT1 14.4

4. Il modello “consigliere” identifica la funzione di consulente svolta dalprofeta. Talvolta il consiglio scaturisce da un “comandamento” di Dio, talvolta è il frutto di un’intuizione personale. TT1 14.5

5. Il modello “epistolare”. Il Nuovo Testamento contiene numerose lettere(epistole) provenienti dalla corrispondenza intrattenuta dagli apostoli con chiese o individui. In queste epistole il profeta formula raccomandazioni, esorta, censura, indica il comportamento da tenere. Per comprenderne correttamente il contenuto (come anche quello di altri testi) occorre risalire alle circostanze che le hanno ispirate, alla personalità dell’autore, al contesto storico in cui si muovevano i destinatari, al problema specifico che intendevano affrontare. TT1 14.6

6. Nel modello “letterario” lo Spirito Santo spinge il profeta a esprimere leproprie emozioni e i propri sentimenti attraverso la poesia, il canto o un racconto in prosa. TT1 14.7

Tutti questi modelli di ispirazione si ritrovano nella Bibbia e nell’opera di Ellen G. White. I tesori delle Testimonianze possono essere collocati prevalentemente nel quinto modello. TT1 14.8

L’esposizione di Viera prosegue con alcune considerazioni interessanti sulla persona del profeta. TT1 14.9

Un messaggero imperfetto

“Il fatto che i profeti fossero definiti uomini consacrati a Dio non significa che fossero esenti dal peccato e non ci impedisce di riconoscere le loro debolezze di esseri umani. Ogni tentativo di fare dei profeti biblici degli esseri perfetti viene smentito dalla Bibbia stessa. TT1 14.10

Pensate al re Davide. Pur essendo profeta ha commesso gravissimi errori. Quando la sua relazione con Dio fu interrotta dal peccato, Dio mandò un altro profeta per rimproverarlo. Cfr. 2 Samuele 12:1-13. Dopo il pentimento di Davide la via di comunicazione con Dio fu riaperta ed egli fu ispirato a scrivere un magnifico salmo di confessione. Cfr. Salmi 51. TT1 14.11

Non dobbiamo fondare la nostra fiducia nei profeti biblici sulla base della loro perfezione. E non dobbiamo farlo neppure per i profeti successivi: l’autorità profetica non deriva da una vita perfetta o un comportamento esente da errori. Ellen G. White non ha mai preteso di essere perfetta o infallibile. “Non ho mai sostenuto di essere infallibile. Soltanto Dio è infallibile. Solo la sua parola è verace e in lui non vi è cambiamento né ombra di rivolgimento”. Selected Messages 1:37. Dai suoi diari e dalle sue lettere personali sappiamo che le è accaduto di essere scoraggiata, di avere dei dissensi con il marito. Varie volte ha dovuto chiedere perdono... TT1 14.12

Quando un profeta sbaglia

Nella Bibbia, in varie occasioni, un profeta ha dovuto rivedere le proprie concezioni sbagliate. Gli apostoli credevano, in un primo tempo, che soltanto gli ebrei potessero essere salvati. Lo Spirito Santo dovette correggere questo errore per fare in modo che il Vangelo fosse diffuso in tutto il mondo: con una visione indirizzata a Pietro (cfr. Atti 10, 11) e una rivelazione speciale a Paolo (cfr. Efesini 3:3-6) illuminò gli apostoli e, grazie a loro, la chiesa. TT1 15.1

Ritroviamo circostanze simili anche nel movimento avventista... I pionieri dell’avventismo avevano una comprensione fortemente limitata della missione a causa di un errore teologico mutuato dal movimento millerita: la dottrina della “porta chiusa”, cioè la convinzione che la porta della grazia fosse inaccessibile dopo il 22 ottobre 1844. Ellen G. White fece propria questa dottrina. Lo Spirito Santo, mediante delle visioni, modificò questa idea in Ellen G. White e, per suo tramite, in tutto il movimento. — Cfr. Selected Messages 1:63, 64. TT1 15.2

Tutti gli autori del Nuovo Testamento erano convinti che il ritorno di Gesù fosse imminente. Pur non essendo in grado di seguire cronologicamente il modo in cui lo Spirito Santo ha modificato questa loro convinzione, sappiamo che gli apostoli, in seguito, hanno ricevuto informazioni diverse. Per esempio in 1 Tessalonicesi 4:16, 17, Paolo dà l’impressione di aspettarsi che il ritorno del Signore debba avvenire durante la sua vita. In seguito deve aver ricevuto altre indicazioni per cui nella sua seconda lettera avverte la chiesa di non aspettare il ritorno di Gesù come se fosse imminente. Cfr. 2 Tessalonicesi. TT1 15.3

Giovanni era convinto di vivere “nell’ultima ora”. Cfr. 1 Giovanni 2:18. Nelle visioni successive gli fu rivelato che le cose non stavano proprio come egli pensava, annunciò alla chiesa che diversi eventi — compresa una dura persecuzione — avrebbero preceduto la venuta del Signore. L’Apocalisse è indubbiamente la risposta dello Spirito alle numerose domande che l’amato discepolo si poneva. TT1 15.4

Tutti i credenti del movimento avventista, Ellen G. White inclusa, erano persuasi che il ritorno di Gesù fosse imminente. Non dobbiamo sentirci in difficoltà di fronte all’espressione delle sue aspettative perché sono le stesse di Paolo, Pietro e Giovanni. Ancora una volta lo Spirito Santo ha dovuto correggere alcune idee e fornire informazioni supplementari per guidare la chiesa nella direzione giusta. Durante un incontro avvenuto nel 1856, Ellen G. White ricevette l’indicazione che alcuni fra i presenti avrebbero vissuto fino alla venuta di Gesù. Cfr. Testimonies for the Church 1:131, 132. Successivamente, durante la lunga visione sul grande conflitto fra il bene e il male, il Signore le mostrò quale fosse il percorso che la chiesa aveva ancora davanti a sé. Le fu anche rivelato che “dovremo rimanere in questo mondo per molti anni ancora per la nostra disubbidienza”. — Evangelism, 696. TT1 15.5

L’uso di un linguaggio imperfetto

Gli Avventisti del 7° Giorno non credono nell’ispirazione verbale (l’idea che Dio detti le parole esatte nelle quali il profeta si esprime). A parte i dieci comandamenti, tutti gli scritti ispirati sono il risultato della cooperazione dello Spirito Santo, che ispira il profeta con una visione, un’intuizione, un consiglio o un giudizio con il profeta stesso che usa parole, frasi, immagini o espressioni utili a trasmettere il più fedelmente possibile il messaggio di Dio. TT1 16.1

Dio lascia al profeta la libertà di scegliere il tipo di linguaggio con cui intende comunicare. Questo spiega le differenze di stile fra gli autori della Bibbia e il motivo per cui Ellen G. White descrive il linguaggio usato dagli scrittori ispirati come “imperfetto” e “umano”. Siccome “tutto ciò che è umano è imperfetto” (Selected Messages 1:20, 21), dobbiamo accettare l’idea che nella Bibbia e nelle opere di Ellen G. White vi siano imperfezioni ed errori. TT1 16.2

Questo significa due cose: TT1 16.3

1. Il profeta si esprime nella lingua di tutti i giorni, imparata nell’infanzia e perfezionata grazie a studi, letture e viaggi. Non c’è niente di soprannaturale nelle parole usate per trasmettere il messaggio. TT1 16.4

2. Il profeta può commettere errori ortografici o grammaticali e cadere anche in altre forme di imperfezioni linguistiche come il lapsus linguae (un errore di pronuncia) o il lapsus memoriae (un errore di memoria) che possono e devono essere corretti da un redattore che prepara il testo in vista della pubblicazione. Il redattore in questo caso non corregge il messaggio ispirato ma il linguaggio, che non è ispirato. TT1 16.5

Troviamo un lapsus linguae nel vangelo di Matteo quando menziona Geremia pensando a Zaccaria in merito all’episodio delle trenta monete d’argento. Cfr. Matteo 27:9, 10; Zaccaria 11:12, 13; Geremia 32:6-9. Per chi crede nella ispirazione verbale questo errore crea un grosso problema. TT1 16.6

Ritroviamo lo stesso errore in Ellen G. White quando cita un brano di Paolo attribuendolo a Pietro: “L’apostolo Pietro dice: ‘L’amore di Cristo ci costringe’. Ecco perché questo discepolo così zelante sente il desiderio di impegnarsi nella difficile opera di proclamazione del messaggio del Vangelo”. — The Review and Herald, 30 ottobre 1913; cfr. l’affermazione di Paolo in 2 Corinzi 5:14. TT1 16.7

Fortunatamente nella Bibbia e nella storia del movimento avventista abbiamo prove sufficienti a farci capire che lo Spirito Santo corregge gli errori dei suoi messaggeri quando riguardano questioni importanti per la chiesa. TT1 16.8

Il Signore ci sorprende per le sue scelte, talvolta strane... Dobbiamo essergli grati perché non ha scelto di trasmettere il suo messaggio con un linguaggio “sovrumano” accessibile solo a pochi, ma lo ha affidato al nostro modo limitato e imperfetto di vedere e capire la realtà. TT1 16.9

Nell’accettare questa scelta dobbiamo essere molto cauti per non confondere il contenitore con il contenuto. Rischieremmo di scartare il “tesoro” solo perché il “mezzo” è imperfetto e qualche volta indegno”.21 TT1 16.10