I tesori delle testimionianze 1

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L’esperienza di Giacobbe

“E Giacobbe si levò la mattina di buon’ora, prese la pietra che avea posta come suo capezzale, la eresse in monumento, e versò dell’olio sulla sommità di essa. E pose nome a quel luogo Bethel... E Giacobbe fece un voto, dicendo: “Se Dio è meco, se mi guarda durante questo viaggio che fo, se mi dà pane da mangiare e vesti da coprirmi, e se ritorno sano e salvo alla casa del padre mio, l’Eterno sarà il mio Dio; e questa pietra che ho eretta in monumento, sarà la casa di Dio; e di tutto quello che tu darai a me, io, certamente, darò a te la decima””. Genesi 28:18-22. TT1 366.3

Le circostanze che portarono Giacobbe a fare un voto al Signore sono simili a quelle che inducono uomini e donne, ai nostri giorni, a fare altrettanto. Giacobbe era riuscito ad assicurarsi quella benedizione che gli era stata promessa dalla Parola di Dio, ma aveva commesso un peccato. Questo suo gesto rivelava la sua mancanza di fede nella potenza divina e nell’eventualità che, grazie ad essa, si realizzassero i piani progettati, nonostante le apparenze contrastanti. Invece di occupare la posizione tanto ambita egli fu costretto a fuggire per salvare la sua vita minacciata dalla collera di Esaù. Munito di un semplice bastone affrontò un viaggio di centinaia di chilometri attraverso un paese desolato. Il suo coraggio era svanito e, vittima del rimorso e della paura, cercò di evitare ogni contatto con i viandanti affinché il fratello non riuscisse a rintracciarlo. Gli mancava la pace di Dio ed era sopraffatto dal pensiero di aver perso la protezione divina. TT1 366.4

Il secondo giorno di viaggio stava per concludersi. Stanco, affamato, senza casa, Giacobbe si sentiva abbandonato dal Signore. Sapeva che tutto ciò era la conseguenza del suo comportamento sbagliato. Profondamente scoraggiato si sentiva un fuorilegge. Nel suo cuore, intanto, si fece strada un vivo senso di sgomento che quasi gli impediva di pregare; sentendosi così solo provò, come mai prima, il bisogno urgente della protezione di Dio. Pianse, confessò all’Altissimo il suo peccato e gli chiese una prova che il cielo non lo aveva abbandonato. Però il suo cuore non trovava pace. Avendo ormai perso ogni fiducia in se stesso, temeva che il Dio dei suoi padri lo avesse rigettato. Ma l’Eterno, misericordioso, ebbe pietà di quel povero disperato che aveva per cuscino una dura pietra e per tetto la sconfinata volta celeste. TT1 367.1

In una visione notturna Giacobbe vide una scala la cui base poggiava sulla terra e la cui cima toccava il cielo stellato. Degli angeli risplendenti salivano e scendevano e gli indicavano la via della comunicazione fra il cielo e la terra. Si udì una voce che rinnovava la promessa di misericordia, di protezione e di future benedizioni. Quando Giacobbe si svegliò disse: “...Certo, l’Eterno è in questo luogo ed io non lo sapevo!” Genesi 28:16. Guardò intorno a sé quasi nella speranza di vedere ancora i messaggeri di Dio, ma il suo sguardo fu attratto solo dal profilo delle cose terrene e dal cielo stellato. La scala e gli esseri celesti erano scomparsi ed egli poteva rivedere la gloriosa Maestà celeste solo con l’occhio dell’immaginazione. TT1 367.2

Giacobbe era spaventato dalla profonda quiete della notte e dalla netta sensazione di trovarsi in presenza di Dio. Il suo cuore era pieno di gratitudine per non essere stato annientato. Non riuscì più ad addormentarsi: la sua anima era pervasa da una gioia profonda. “E Giacobbe si levò la mattina di buon’ora, prese la pietra che avea posta come suo capezzale, la eresse in monumento, e versò dell’olio sulla sommità d’essa”. Genesi 28:18. Fu in quell’occasione che egli fece a Dio un voto solenne. TT1 367.3