I tesori delle testimionianze 1

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Una parabola vivente

Isacco rappresentava il Figlio di Dio che venne offerto come sacrificio per i peccati del mondo. Dio voleva imprimere nella mente di Abramo il Vangelo della salvezza. Per realizzare questo obiettivo, rendendo concreto il messaggio della verità e per mettere alla prova la sua fede, Dio chiese al patriarca di sacrificare Isacco. Tutto il dolore e l’angoscia che Abramo provò per quella dura e tremenda prova avrebbero prodotto un’impressione profonda su di lui affinché potesse comprendere il piano della redenzione dell’umanità. Dio voleva trasmettere, tramite un’esperienza personale, la portata del sacrificio del Dio infinito che offriva il suo unico Figlio per salvare l’uomo dalla rovina. Per Abramo nessuna tortura morale avrebbe potuto essere paragonata a quella che fu costretto a sopportare per ubbidire all’ordine divino di sacrificare il proprio figlio. TT1 243.4

Dio offrì il suo unico Figlio perché venisse sulla terra a vivere una vita di umiliazione, rinuncia, povertà, contrasti, che si sarebbe conclusa con la morte sulla croce. Non ci fu, però, nessun angelo che venne a portare il messaggio: “È sufficiente! Non è necessario che tu muoia, o mio amato Figlio!” Legioni di angeli attendevano con ansia nella speranza che, come per Isacco, Dio, all’ultimo momento, risparmiasse al Figlio quella morte infamante. Non fu permesso agli angeli di portare questo messaggio al Figlio di Dio. L’umiliazione iniziata nel pretorio proseguì fino al Calvario. Gesù venne deriso, alcuni gli sputarono perfino in faccia; sopportò beffe, insulti, oltraggi da coloro che lo odiavano, fino a quando, sulla croce, chinò la testa e morì. TT1 243.5

Dio poteva dimostrarci un amore maggiore di quello dimostrato nel permettere che suo Figlio subisse simili sofferenze? Poiché il dono di Dio all’uomo è stato offerto gratuitamente, il suo amore è infinito; anche la sua richiesta di avere fiducia in lui, di una ubbidienza totale, di tutto il nostro cuore e dei nostri affetti, è infinita. Egli vuole che l’uomo offra ciò che gli è possibile. La nostra sottomissione deve essere proporzionata al dono di Dio, cioè deve essere totale. Siamo tutti debitori nei suoi confronti. Possiamo rispondere a ciò che richiede soltanto offrendo noi stessi come sacrificio volontario e totale. Egli chiede un’ubbidienza pronta e spontanea. Non accetterà un dono incompleto. Abbiamo l’opportunità di assicurarci l’amore e il favore di Dio. Quest’anno può forse essere l’ultimo della vita di alcuni di coloro che leggono queste righe. C’è qualcuno, fra i giovani che leggono questo appello, che vorrebbe scegliere i piaceri che il mondo può offrire e anteporli alla pace che il Cristo dà a chi sinceramente ricerca e mette in pratica la sua volontà? TT1 244.1