I tesori delle testimionianze 1

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Una visione limitata del sacrificio del Cristo

Alcuni hanno una visione limitata del sacrificio del Cristo e pensano che non abbia sofferto molto pagando la pena prevista dalla legge di Dio. Essi pensano che il Figlio di Dio, pur provando il peso dello sdegno del Padre e le grandi sofferenze fisiche, avesse la certezza dell’amore e dell’accettazione di Dio. Secondo loro egli sapeva che la morte che lo attendeva era illuminata dalla speranza e aveva anche la certezza della gloria futura. È un grande errore. La maggiore sofferenza del Cristo era provocata proprio dalla sensazione di non godere più del favore del Padre ed era di tale intensità che l’uomo può averne solo una pallida idea. TT1 162.2

Per molti la storia della sottomissione, dell’umiliazione e del sacrificio del divino Salvatore non suscita nessun interesse particolare e non produce nessun effetto sulla loro vita come la storia della morte dei martiri cristiani. Molti hanno subito la morte in seguito a lente torture; altri sono morti sulla croce. Qual è la differenza? Gesù morì sulla croce: una morte crudele; anche altri, però, per amor suo, hanno sofferto terribili sofferenze fisiche. Perché, allora, quelle del Cristo erano più crudeli di quelle di altri che hanno offerto, per amor suo, la loro vita? Se le sofferenze del Cristo fossero state semplicemente fisiche, allora la sua morte non sarebbe stata più dolorosa di quella di altri martiri. TT1 162.3

La sofferenza fisica, però, rappresentava solo una piccola parte dell’agonia del Cristo. Egli portava i peccati del mondo e percepiva la profonda separazione dal Padre, in quanto scontava la pena decretata dalla legge infranta. La sensazione dello sdegno del Padre che si era allontanato, dandogli così l’impressione di essere stato abbandonato, schiacciò la sua anima divina. Questo provocò in Cristo un enorme sconforto. La separazione che il peccato crea fra Dio e l’uomo fu percepita, in tutto il suo orrore, da colui che era innocente. Egli era oppresso dalle potenze delle tenebre senza che nessun raggio di luce venisse a dargli una speranza. Lottava contro Satana che pretendeva di averlo in suo potere, di essere più forte di lui, e dichiarava che il Padre aveva rinnegato il Figlio che, quindi, non godeva il favore di Dio più di quanto non lo godesse egli stesso. Infatti, se Dio gli era ancora favorevole che necessità ci sarebbe stata di morire? Dio poteva benissimo salvarlo dalla morte. TT1 162.4

Il Cristo, però, non cedette minimamente al crudele nemico, neppure nel momento dell’angoscia suprema. Legioni di demoni circondavano il Figlio di Dio, mentre i santi angeli avevano ricevuto l’ordine di non infrangere quel cerchio e di non combattere contro quei nemici beffardi e offensivi. Gli angeli celesti non avevano il permesso di consolare lo spirito angosciato del Figlio di Dio. Fu in quell’ora di tenebre, mentre il Padre rimaneva nascosto, mentre legioni di demoni lo circondavano da ogni lato, mentre il peso dei peccati del mondo gravava su di lui, che Gesù lanciò il grido: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?” TT1 162.5