Sulle orme del gran medico
Lezioni tratte dalla vita di Mosè
Riflettete sull’esperienza di Mosè. In Egitto, in quanto nipote del faraone e possibile erede al trono, aveva ricevuto un’educazione completa. OGM 258.2
Non era stato trascurato nulla affinché diventasse un uomo saggio secondo le conoscenze degli egiziani. Ricevette la migliore educazione in campo militare e civile. Egli si sentiva perfettamente qualificato per liberare il popolo d’Israele dalla schiavitù, ma la valutazione di Dio era diversa. Il Signore offrì a Mosè la possibilità di vivere la provvidenziale esperienza dei quarantanni nel deserto come pastore. OGM 258.3
L’educazione ricevuta in Egitto gli fu molto utile in varie occasioni. Ma la preparazione più preziosa per l’opera che avrebbe svolto nella sua vita fu quella che ricevette come pastore. Mosè aveva un temperamento impetuoso. In Egitto, come brillante capo militare e favorito del faraone, era abituato alle lodi e alle lusinghe. Egli era molto popolare e sperava di realizzare con le sue forze la liberazione d’Israele. Ma le lezioni che avrebbe ricevuto per prepararsi ad essere il portavoce di Dio erano molto diverse. Guidando il suo gregge verso le montagne selvagge e i verdi pascoli delle vallate egli sviluppò la fede, la dolcezza, la pazienza, l’umiltà e lo spirito di sacrificio. Imparò a prendersi cura dei più deboli, dei sofferenti, dei disperati, a sopportare i più indisciplinati, a occuparsi degli agnelli e a nutrire i malati e i vecchi. OGM 258.4
Svolgendo quest’opera egli si avvicinò al buon Pastore. Si unì intimamente al Santo d’Israele. Non progettò più iniziative grandiose, ma cercò semplicemente di adempiere il proprio compito come se gli fosse stato affidato da Dio stesso. Riconobbe l’impronta di Dio in tutto ciò che lo circondava. La natura gli parlava dell’essere invisibile. Riconosceva nell’Eterno un Dio personale e meditando sulla natura del suo carattere ebbe sempre la certezza della sua presenza e trovò rifugio fra le sue braccia eterne. OGM 258.5
Dopo questa esperienza Mosè ricevette un appello da Dio che lo invitava a sostituire la verga del pastore con lo scettro del potere, a lasciare il suo gregge per guidare il popolo d’Israele. Confrontandosi con l’ordine divino sentì nascere in lui una profonda sfiducia in se stesso, si sentiva timido e incapace di parlare. Era sopraffatto dalla convinzione di non essere adatto a diventare il portavoce di Dio. Ma accettò quest’opera affidandosi al Signore. L’importanza della sua missione catalizzava le più elevate facoltà del suo spirito. Dio benedisse la sua ubbidienza spontanea ed egli diventò eloquente, pieno di speranza, padrone di sé e pronto per adempiere il più grande compito mai affidato a un uomo. Di lui è stato scritto: “Non c’è mai più stato in Israele un profeta simile a Mosè, con il quale il Signore abbia trattato”. Deuteronomio 34:10. OGM 258.6
Chi ritiene che il proprio lavoro sia poco apprezzato, e desidera una posizione di maggiore responsabilità, deve considerare che “...non è né dall’oriente né dall’occidente, né dal mezzogiorno che viene la possibilità d’innalzarsi, ma è Dio che giudica; egli abbassa l’uno e innalza l’altro”. Salmi 75:6, 7. Ognuno ha il suo ruolo nel piano eterno di Dio e dipenderà dalla nostra fedeltà nel collaborare con lui se ricopriremo quel ruolo. OGM 259.1
Dobbiamo fare attenzione a non compiangerci. Non dovete pensare che non siete stimati come dovreste, che i vostri sforzi non sono apprezzati, che il vostro lavoro è troppo difficile. Il pensiero di quello che ha fatto Gesù per voi dovrebbe placare ogni mormorio. Noi siamo trattati meglio di quanto non lo sia stato il Cristo. “Tu cercheresti grandi cose per te? Non le cercate!...” Geremia 45:5. OGM 259.2
Non c’è posto nell’opera del Signore per coloro che desiderano conquistare la corona piuttosto che portare la croce. Dio desidera uomini disposti a compiere il loro dovere piuttosto che ricevere la ricompensa, più preoccupati della fedeltà ai principi eterni piuttosto che del loro successo. OGM 259.3
Coloro che sono umili, e adempiono il loro compito come se si trovassero davanti a Dio, possono non fare la stessa figura di chi è pieno di sé e si agita costantemente ma il loro lavoro è più importante. Spesso coloro che si preoccupano dell’esteriorità attirano l’attenzione sulla loro persona, interponendosi così fra le persone e Dio, e la loro opera non ha successo. “Il principio della saggezza è: Acquista la saggezza; sì, a costo di quanto possiedi, acquista intelligenza; esaltala, ed essa t’innalzerà; essa ti coprirà di gloria quando l’avrai abbracciata”. Proverbi 4:7, 8. OGM 259.4
Poiché non vogliono dominarsi e realizzare una riforma personale molti si fossilizzano su un atteggiamento sbagliato. Ma non è corretto. Essi devono sviluppare le proprie capacità per migliorare e così la loro opera risulterà indispensabile e saranno sempre giudicati secondo il loro vero valore. OGM 259.5
Se qualcuno è qualificato per adempiere un incarico di maggiore importanza il Signore ispirerà non soltanto lui ma anche coloro che l’hanno scelto, che conoscono le sue qualità e possono motivarlo a migliorare. Coloro che adempiono fedelmente, giorno dopo giorno, il proprio dovere saranno chiamati da Dio a ricoprire incarichi più importanti. Mentre i pastori si occupavano dei loro greggi sulle colline di Betlemme gli angeli di Dio li visitarono. Anche oggi mentre il più umile collaboratore compie il proprio dovere gli angeli di Dio sono al suo fianco, ascoltano le sue parole, considerano il modo in cui lavora per vedere se gli possono essere affidate maggiori responsabilità. OGM 259.6
Dio non valuta gli uomini in base alle loro ricchezze, alla loro cultura, alla loro posizione, ma secondo la purezza del cuore e la bellezza del carattere. Egli sa fino a che punto sono animati dal suo Spirito e la loro vita rivela la sua immagine. Essere grandi nel regno di Dio significa essere come i bambini per umiltà, semplicità di fede e purezza d’amore. “Ma Gesù... disse: Voi sapete che i principi delle nazioni le signoreggiano e che i grandi le sottomettono al loro dominio. Ma non è così tra di voi; anzi, chiunque vorrà essere grande tra di voi, sarà vostro servitore”. Matteo 20:25, 26. OGM 260.1
Di tutti i doni che Dio ha accordato agli uomini la comunione con il Cristo nelle sue sofferenze è il più grande. Né Enoc che fu rapito in cielo, né Elia che vi salì su un carro di fuoco furono più importanti o più onorati di Giovanni Battista che morì in carcere, in solitudine. “Perché vi è stata concessa la grazia, rispetto a Cristo, non soltanto di credere in Lui, ma anche di soffrire per Lui”. Filippesi 1:29. OGM 260.2