Conflitto E Coraggio

151/366

La Prova Finale Per Saul, 30 maggio

Ma Saul e il popolo risparmiarono Agag e il meglio delle pecore e dei buoi, gli animali grassi, gli agnelli e tutto il meglio, rifiutandosi di votarli allo sterminio. 1 Samuele 15:9 CeC 154.1

Dopo la sconfitta dei filistei a Micmas, Saul aveva combattuto contro Moab, Ammon, Edom, gli amalechiti e i filistei, ottenendo ovunque evidenti vittorie e appena ricevette l’ordine di combattere contro gli amalechiti, proclamò subito guerra. L’appello alle armi, rafforzato dall’autorità del profeta, richiamò moltissimi israeliti che giunsero con le loro insegne. Questa spedizione non aveva lo scopo di aumentare la potenza d’Israele: gli israeliti non avrebbero ricevuto nessun onore per la conquista né si sarebbero appropriati del bottino. Dovevano intraprendere la guerra solo per ubbidire a Dio, per essere strumenti della condanna degli amalechiti. Dio voleva che tutte le nazioni osservassero la fine di quel popolo che aveva sfidato la sua sovranità e comprendessero che esse sarebbero state distrutte proprio dal popolo che avevano disprezzato. La battaglia contro gli amalechiti che si era risolta con la vittoria più brillante che Saul avesse mai ottenuto, risvegliò il più grave difetto di Saul: l’orgoglio. L’ordine divino, secondo cui i nemici di Dio dovevano essere votati alla distruzione, era stato eseguito solo parzialmente. L’ambizioso Saul, desiderando onorare il suo ritorno trionfale con la presenza di un re prigioniero, si avventurò a imitare i costumi delle nazioni circostanti. Risparmiò Agag, il feroce e guerriero re degli amalechiti; mentre il popolo tenne per sé i capi migliori delle greggi, delle mandrie, delle bestie da soma sostenendo, per scusare il suo peccato, che quel bestiame doveva essere offerto in sacrificio all’Eterno. Il loro obiettivo, in realtà, era quello di sacrificare il bottino per risparmiare il proprio bestiame... CeC 154.2

Il disprezzo presuntuoso di Saul per la volontà di Dio non gli aveva permesso di superare questa prova finale. Il re aveva dimostrato di governare come un monarca indipendente, di non essere degno dell’autorità regale che gli era stata conferita come rappresentante di Dio. PP 628,629 CeC 154.3