Conflitto E Coraggio

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Un Vero Re, 27 maggio

Maledetto l’uomo che toccherà cibo prima di sera, prima che mi sia vendicato dei miei nemici. 1 Samuele 14:24 CeC 151.1

Volendo trarne il massimo vantaggio il re, temerariamente, proibì ai soldati di prendere del cibo per l’intero giorno, rafforzando il suo ordine con questa solenne maledizione: “...Maledetto l’uomo che toccherà cibo prima di sera, prima ch’io mi sia vendicato de’ miei nemici”. 1 Samuele 14:24. La vittoria era già stata ottenuta senza il concorso di Saul, ma egli sperava di distinguersi nel definitivo sbaragliamento di quell’esercito ormai inesistente. L’ordine di astenersi dal mangiare era suggerito da un’ambizione egoistica, e dimostrava che al re non interessavano le esigenze del suo popolo quando esse interferivano con il suo desiderio di emergere. Confermando la proibizione con un solenne giuramento, Saul appariva come una persona temeraria e profana. Erano le stesse parole della maledizione a dimostrare che quello zelo che Saul dimostrava era inteso a suo favore e non alla gloria di Dio. Lo scopo dichiarato non era infatti quello di vendicare i nemici del Signore, perché il re aveva detto: “...ch’io mi sia vendicato de’ miei nemici” ... CeC 151.2

Durante la giornata della battaglia, Gionathan, che non conosceva l’ordine del re, lo trasgredì inconsapevolmente mangiando, mentre camminava in un bosco, un po’ di miele. La sera stessa Saul, che aveva dichiarato che la violazione di questo editto doveva essere punita con la morte, venne a sapere il fatto; e sebbene Gionathan non fosse colpevole di un peccato volontario, sebbene Dio lo avesse miracolosamente protetto e avesse liberato il popolo tramite lui, il re dichiarò che la sentenza doveva essere eseguita. Per risparmiare la vita del figlio, Saul avrebbe dovuto riconoscere di aver sbagliato ordinando un voto così temerario e ciò lo avrebbe umiliato; invece, annunciò questa terribile sentenza: “...Mi tratti Iddio con tutto il suo rigore, se non andrai alla morte, o Gionathan”. 1 Samuele 14:44 CeC 151.3

A Ghilgal, poco tempo prima, Saul si era opposto alla volontà di Dio esercitando la funzione di sacerdote e quando era stato rimproverato da Samuele si era giustificato con caparbia; e ora che il figlio aveva disubbidito al suo ordine, ordine irrazionale e violato per ignoranza, il re ne sentenziava la morte. Il popolo si oppose all’esecuzione della sentenza e, sfidando l’ira del re, dichiarò: “...Gionathan, che ha operato questa gran liberazione in Israele, dovrebbe egli morire? Non sarà mai! Com’è vero che l’Eterno vive, non cadrà in terra un capello del suo capo; perché oggi egli ha operato con Dio...”. 1 Samuele 14:45. Il re orgoglioso non osò opporsi al verdetto unanime e la vita di Gionathan fu risparmiata. PP 624,625 CeC 151.4