Maranatha

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Inesplicabile Gioia, 4 novembre

Gesù, autore e compitore della nostra fede, il quale, per la gioia che gli era posta davanti, soffrì la croce disprezzando il vituperio e si è posto a sedere alla destra del trono di Dio. Ebrei 12:2 Mar 316.1

Vi ho detto queste cose, affinché la mia gioia dimori in voi e la vostra gioia sia piena. (Giovanni 15:11) Gesù vedeva in prospettiva i risultati della Sua missione. La Sua vita terrena, vissuta con impegno e sacrificio, era guidata dal pensiero che tutto ciò non sarebbe stato inutile. Donando la sua vita per quella degli uomini restituiva all’umanità l’immagine di Dio. Ci permetteva di uscire dalla polvere, rinnovare il nostro carattere all’immagine del suo, e arricchirlo secondo la sua gloria. Il Cristo contemplò i frutti della Sua opera e ne fu felice. Guardando verso l’eternità vide la gioia di coloro che, attraverso la Sua umiliazione, doveva ricevere il perdono e la vita eterna. Era stato ferito per le loro trasgressioni, ucciso per le loro colpe. Il castigo che avrebbe dovuto assicurare loro la pace ricadeva su di lui e per le sue ferite essi sarebbero stati guariti. Egli sentiva il grido di gioia dei riscattati e i loro canti di riconoscenza, il cantico di Mosè e dell’Agnello. Nonostante dovesse ricevere il battesimo del sangue, nonostante i peccati del mondo gravassero sulla sua anima innocente e l’ombra di un indescrivibile supplizio si estendesse su di lui, per la gioia che intravedeva scelse le sofferenze della croce e ne disprezzò la vergogna. I discepoli del Salvatore devono condividere questa gioia. La nostra ricompensa non è interamente riservata per il giorno della liberazione finale, per quanto gloriosa possa essere. Fin d’ora possiamo provare la gioia del Signore. MH 504 Mar 316.2

A coloro che lo accettano egli accorda la possibilità di diventare figli di Dio, affinché il Padre possa accoglierli e vivere con loro per l’eternità. Se in questa vita saranno fedeli a Dio alla fine vedranno la Sua faccia e porteranno il Suo nome scritto sulla fronte. (Apocalisse 22:4) La felicità di vivere in cielo non consiste forse nel vedere Dio? Per il peccatore, salvato dalla grazia del Cristo, quale gioia maggiore ci può essere di quella del contemplare il volto di Dio e riconoscerlo come Padre? 8T 267, 268 Mar 316.3