Maranatha

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Benvenuti Nella Città Di Dio, 3 novembre

Il suo signore gli disse: “Bene, buono e fedele servo; tu sei stato fedele in poca cosa; io ti costituirò sopra molte cose; entra nella gioia del tuo signore”. Matteo 25:23 Mar 315.1

Con una voce che esprime un profondo affetto, Gesù invita i suoi fedeli a partecipare alla gioia del loro Signore. La felicità del Salvatore deriva dal vedere nel suo regno di gloria, gli uomini salvati grazie alla sua sofferenza e alla sua umiliazione. I redenti parteciperanno alla sua gioia incontrando, fra i salvati, coloro che sono stati condotti a Cristo in seguito alle loro preghiere, alla loro opera e al loro sacrificio. Mentre essi si riuniscono intorno al grande trono bianco, una gioia profonda riempie i loro cuori quando si rendono conto che coloro che essi hanno condotto a Cristo, a loro volta hanno salvato altri. tutti hanno ricevuto il dono della vita eterna; essi gettano le loro corone ai piedi di Gesù e lo lodano per l’eternità. Mar 315.2

Mentre i redenti ricevono il benvenuto nella città di Dio, nell’aria si ode un grido di esultanza e di adorazione. I due Adami stanno per incontrarsi. Il Figlio di Dio apre le sue braccia al padre del genere umano, all’essere da lui creato, che peccò contro il proprio Creatore e il cui errore ha lasciato sul corpo del Salvatore i segni della crocefissione. Quando Adamo scorge le cicatrici delle ferite prodotte dai chiodi non si getta fra le braccia del suo Signore, ma umilmente si prostra ai suoi piedi esclamando: Degno è l’Agnello che è stato immolato... (Apocalisse 5:12) Il Salvatore lo rialza teneramente e lo invita a visitare nuovamente l’Eden, da cui era stato esiliato per così tanto tempo. Dopo che Adamo fu scacciato dall’Eden, la sua vita sulla terra fu caratterizzata dalla tristezza. Ogni foglia che seccava, ogni vittima che veniva offerta in sacrificio, ogni alterazione della natura, ogni imperfezione morale: tutto rappresentava un ricordo costante del suo peccato. Fu terribile l’angoscia del suo rimorso nel vedere che il male progrediva e si diffondeva e nel ricevere, in risposta ai suoi avvertimenti, parole di rimprovero e di disprezzo che gli rinfacciavano di essere la causa del peccato. Con paziente umiltà egli sopportò per quasi mille anni le conseguenze della sua trasgressione. Sinceramente pentito del proprio peccato, confidò nei meriti del Salvatore promesso e morì con la speranza della resurrezione. Il Figlio di Dio riscattò l’uomo dal peccato e grazie alla sua opera di espiazione, Adamo è stato reintegrato nel suo dominio. GC 647, 648 Mar 315.3