Profeti e re
Capitolo 2: Il tempio e la sua consacrazione
Il progetto di costruire un tempio al Signore, lungamente accarezzato da Davide, fu saggiamente realizzato da Salomone. Per sette anni Gerusalemme fu occupata da una folla di operai impegnati a livellare il terreno scelto per la costruzione, a erigere grandi mura di sostegno, a gettare ampie fondamenta — “...delle pietre grandi, delle pietre di pregio (...) pietre da taglio” (1 Re 5:17, Luzzi) — a modellare le pesanti travi portate dalle foreste del Libano e a costruire il magnifico santuario. Contemporaneamente alla preparazione del legno e della pietra, compito che impegnava migliaia di lavoratori, proseguiva regolarmente la fabbricazione degli arredi per il tempio sotto la guida di Huram di Tiro “...uomo abile e intelligente, (...) abile a lavorare l’oro, l’argento, il rame, il ferro, la pietra, il legno, la porpora...”. 2 Cronache 2:13, 14 (Luzzi). PR 30.1
L’edificio sul monte Moria venne costruito senza rumore con “pietre di cava già squadrate. Così, per tutta la durata dei lavori, non si sentì mai il rumore di martelli, di picconi o di altri attrezzi metallici”. 1 Re 6:7. PR 30.2
Le suppellettili furono fedelmente sagomate secondo i modelli, forniti da Davide a suo figlio, relativi a tutti gli arredi della casa di Dio. Cfr. 2 Cronache 4:19. PR 30.3
Si trattava dell’altare dei profumi, della tavola dei pani di presentazione, del candeliere e delle lampade, con i vasi e gli utensili vari, tutto “in oro purissimo”, per le funzioni dei sacerdoti nel luogo santo. Per gli arredi di rame — l’altare degli olocausti, la grande conca di rame sostenuta da dodici buoi, le conche e i bacini di dimensioni minori, con molti altri vasi — “Il re aveva fatto preparare una fonderia nella valle del Giordano, in un terreno argilloso, tra le località di Succot e Zereda”. 2 Cronache 4:17. Questi arredi furono preparati in vari esemplari affinché ce ne fosse a disposizione un buon numero. PR 30.4
Il tempio costruito da Salomone e dai suoi collaboratori, consacrato al Signore e al suo culto, era di una bellezza incomparabile, di uno splendore ineguagliabile. Ornato di pietre magnifiche, circondato da spaziosi cortili a cui si accedeva da bellissimi viali, rivestito di cedro scolpito e d’oro, il tempio con le sue tende riccamente ricamate e i suoi mobili sontuosi era un’opera degna del Dio vivente, una chiesa edificata secondo il progetto divino, con materiali come “oro, argento e pietre preziose”, come “...la struttura di un palazzo”. 1 Corinzi 3:12; Salmi 144:12 (Luzzi). Il Cristo è “la pietra angolare, sulla quale l’edificio intero, ben collegato insieme, si va innalzando per essere un tempio santo nel Signore”. Efesini 2:20, 21 (Luzzi). PR 30.5
Il tempio, progettato dal re Davide e costruito da suo figlio Salomone, fu finalmente ultimato. Ora rimaneva soltanto da compiere la solenne cerimonia della consacrazione all’Eterno e al suo culto; questo edificio, che dominava il monte Moria, sarebbe diventato ciò che Davide aveva ardentemente desiderato: una casa “...non per un uomo, ma per il Signore Dio”. 1 Cronache 29:1. PR 31.1
Il luogo in cui era stato costruito il tempio era da tempo considerato sacro. Era là che Abramo, il padre dei credenti, aveva manifestato la volontà di sacrificare il suo unico figlio per ubbidire all’ordine di Dio. Là il Signore lo aveva nuovamente assicurato della certezza delle sue benedizioni che comprendevano la promessa della liberazione dell’umanità grazie al sacrificio del Figlio dell’Altissimo. In questo stesso luogo Davide aveva offerto i suoi sacrifici per impedire che l’angelo distruttore compisse la sua opera. Ora, ancora una volta, gli adoratori del vero Dio erano riuniti in quel luogo per incontrarlo e rinnovargli il loro impegno di fedeltà. PR 31.2
Il momento scelto per celebrare questa cerimonia era particolarmente adatto: il settimo mese, infatti, tutti gli abitanti del regno si riunivano a Gerusalemme per celebrare la festa dei Tabernacoli. Questa festa era l’occasione migliore per esprimere la propria gioia: i lavori del raccolto erano finiti e quelli del nuovo anno agricolo non ancora iniziati, tutti erano liberi da impegni e quindi potevano godere intensamente di quei momenti di intensa spiritualità. PR 31.3
Le folle accorse da tutte le zone del paese e i rappresentanti di molte nazioni straniere, vestiti con abiti magnifici, si riunirono nei cortili del tempio. Era uno spettacolo straordinario. Salomone, gli anziani d’Israele e gli uomini più importanti erano presenti quando “i leviti sollevarono l’arca, e i sacerdoti leviti la trasportarono fino al tempio, con la tenda dell’incontro e con i suoi oggetti sacri”. 2 Cronache 5:4, 5. I sacri ricordi delle esperienze fatte dai figli d’Israele durante le loro peregrinazioni nel deserto e della conquista di Canaan, trovavano ora una collocazione definitiva nello splendido edificio che era stato costruito per sostituire la struttura mobile. PR 31.4
Durante il trasporto dell’arca sacra, contenente le due tavole di pietra sulle quali erano stati scritti dal dito di Dio i precetti del Decalogo, Salomone seguì l’esempio di suo padre Davide: ogni sei passi offrì dei sacrifici. Con canti, musica e una solenne cerimonia “...i sacerdoti introdussero l’arca dell’alleanza del Signore, nel santuario del tempio, nel Luogo santissimo”. 2 Cronache 5:7. Uscendo dal santuario raggiunsero i posti loro assegnati. I cantori leviti, vestiti di lino bianco, con cembali, salteri e arpe, stavano alla destra dell’altare, e con loro vi erano centoventi sacerdoti che suonavano le trombe. PR 31.5
“A un certo punto suonatori e cantori si unirono nel canto di lode al Signore. Risuonò, accompagnato dalle trombe, dai cembali e dagli altri strumenti, il canto: ‘Lodate il Signore, egli è buono, eterno è il suo amore per noi’. In quel momento la nube del Signore riempì il tempio. I sacerdoti non poterono continuare le loro funzioni, perché la presenza gloriosa del Signore riempiva il tempio”. 2 Cronache 5:13, 14. PR 32.1
Salomone comprese il significato di questa nuvola e dichiarò: “Tu o Signore avevi deciso di abitare nell’oscurità della nube. Io ho costruito per te un tempio maestoso, un luogo dove potrai abitare per sempre”. 2 Cronache 6:1; cfr. Salmi 99:1-5. PR 32.2
“In mezzo al cortile del tempio” era stata costruita una “pedana di bronzo”, di “due metri e mezzo per lato e alta un metro e mezzo”. Salomone salì e alzando le mani al cielo benedisse l’immensa assemblea che era davanti a lui. 1 Cronache 6:12, 13. PR 32.3
Salomone si inginocchiò sul podio e rivolse a Dio la preghiera di consacrazione in presenza di tutta l’assemblea. Mentre la folla si chinava con il volto rivolto verso terra, il re con le mani alzate verso il cielo invocò il Signore pronunciando queste parole: PR 32.4
“Signore, Dio d’Israele, non c’è nessun altro Dio come te in cielo o in terra. Tu tieni fede all’alleanza fatta con i tuoi servi e li tratti con amore quando vivono sinceramente come tu vuoi. Tu hai mantenute le promesse fatte a mio padre Davide, tuo servo. Oggi hai compiuto quel che avevi annunziato”. 1 Cronache 6:14, 15; cfr. 6:16-42. “Quando Salomone ebbe terminato la sua preghiera, scese un fuoco dal cielo e bruciò i sacrifici. (...) I sacerdoti non poterono entrare nel tempio perché il Signore lo aveva riempito con la sua presenza gloriosa. Gli Israeliti videro scendere il fuoco e videro venire nel tempio la gloria del Signore; allora s’inchinarono fino a terra con la faccia sul pavimento e lodarono il Signore. (...) In questo modo il re e tutto il popolo consacrarono il tempio”. 2 Cronache 7:1-5. PR 32.5
Per sette giorni le folle provenienti da ogni parte del regno, “dal passo di Camat a nord fino al torrente d’Egitto a sud”, celebrarono una festa solenne. La settimana seguente fu consacrata alla celebrazione della festa dei Tabernacoli. Alla fine di questo periodo di riconsacrazione e di giubilo, la gente ritornò alle proprie case. “Erano tutti lieti e contenti per il bene che Dio aveva fatto a Davide, a Salomone e a Israele suo popolo”. 2 Cronache 7:8, 10. PR 32.6
Il re aveva fatto tutto il possibile per incoraggiare il popolo ad affidarsi completamente a Dio, a servirlo e a magnificare il suo santo nome. Ancora una volta, come era avvenuto all’inizio del suo regno a Gabaon, il sovrano d’Israele fu certo dell’approvazione di Dio e della sua benedizione. PR 33.1
“Allora, una notte il Signore gli apparve e gli parlò così: ‘Ho ascoltato la tua preghiera e ho scelto il tempio come luogo per i sacrifici che mi offrirete. In futuro potrò far cessare la pioggia, mandare le cavallette a devastare il paese o la peste a colpire il mio popolo. Allora, se il mio popolo, a me consacrato, si umilierà, mi pregherà e abbandonerà la sua condotta cattiva per cercare la mia volontà, io, dal cielo, ascolterò, perdonerò il suo peccato e ridarò vita al paese. Io sarò pronto ad ascoltare le preghiere che mi farete in questo tempio. Infatti, ho scelto io questo tempio e l’ho consacrato: qui io sarò sempre presente: ogni giorno terrò fissi su questo tempio i miei occhi e la mia mente’”. 2 Cronache 7:12-16. PR 33.2
Se Israele fosse rimasto fedele a Dio, questo splendido edificio sarebbe stato il simbolo della protezione divina nei confronti del popolo eletto. PR 33.3
Rassicurando Salomone della sua approvazione, Dio gli indicò chiaramente la via del dovere. Gli disse: “Se ti comporterai con me come faceva tuo padre Davide e se metterai in pratica le mie leggi e i miei comandamenti, io renderò stabile il tuo regno. Questo è quel che ho promesso a tuo padre Davide: Ci sarà sempre uno dei tuoi a governare Israele”. 2 Cronache 7:17, 18. Se Salomone avesse continuato a servire il Signore con umiltà, avrebbe esercitato un influsso positivo sulle nazioni vicine, già così favorevolmente impressionate da suo padre Davide, dalle sagge parole e dalle magnifiche opere dei primi anni del suo regno. Prevedendo le terribili tentazioni della prosperità e degli onori, Dio avvertì Salomone dei pericoli dell’apostasia e preannunciò le terribili conseguenze del peccato. Perfino lo splendido tempio appena consacrato sarebbe diventato “la favola e lo zimbello di tutti i popoli”, se gli israeliti avessero “abbandonato il Signore, il Dio dei loro padri” e avessero persistito nell’idolatria. 2 Cronache 7:20, 22. PR 33.4
Incoraggiato e rallegrato dal messaggio divino che gli assicurava che la preghiera in favore d’Israele era stata ascoltata, Salomone iniziò il periodo più brillante del suo regno, quando “Tutti i re desideravano venire a conoscere la saggezza che Dio gli aveva dato”. 2 Cronache 9:23. Molti vennero per ispirarsi ai suoi metodi di governo e per ricevere consigli su come gestire gli affari più difficili. Salomone spiegò loro che il suo Dio era il creatore di tutte le cose, ed essi ritornarono a casa con una maggiore conoscenza del Dio d’Israele e del suo interesse per l’umanità. Ora essi potevano intravedere nelle opere della natura l’espressione del suo amore e la rivelazione del suo carattere. Molti scelsero di adorarlo come loro Dio. PR 33.5
L’umiltà, espressa da Salomone all’inizio del suo regno quando riconobbe davanti a Dio di essere “ancora giovane” (1 Re 6:7), il suo evidente amore per l’Eterno, il suo profondo rispetto per le cose divine, la sfiducia in se stesso, il suo desiderio di esaltare il Creatore di tutte le cose, tutti questi tratti del suo carattere si rivelarono in occasione della cerimonia di consacrazione del tempio, mentre inginocchiato pregò come un umile fedele. PR 34.1
Oggi i discepoli di Cristo dovrebbero fare attenzione a onorare il Signore. Le Scritture ci insegnano come dobbiamo rivolgerci al nostro Creatore: con umiltà e rispetto, tramite la fede in un Mediatore divino. PR 34.2
“Venite, in ginocchio adoriamo, inchiniamoci al Dio che ci ha creati”. Salmi 95:6. PR 34.3
Sia in pubblico sia in privato è nostro privilegio inginocchiarci davanti a Dio per rivolgergli le nostre richieste. Gesù, nostro divino modello, “...si mise in ginocchio e pregò”. Luca 22:41. È detto che l’apostolo Pietro: “...si mise in ginocchio e pregò”. Atti 9:40. Paolo dichiara: “...io mi inginocchio davanti a Dio Padre”. Efesini 3:14. Quando confessò davanti a Dio i peccati di Israele, Esdra si inginocchiò. Cfr. Esdra 9:5. Daniele “...Com’era sua abitudine, tre volte al giorno, si mise là in ginocchio per pregare e lodare il suo Dio”. Daniele 6:11. PR 34.4
Il vero rispetto nei confronti di Dio è ispirato dal sentimento della sua infinita grandezza e dalla coscienza della sua presenza. Il nostro cuore dovrebbe esserne profondamente compenetrato. L’ora e il luogo della preghiera sono sacri perché siamo in presenza di Dio. Manifestando rispetto nel nostro atteggiamento e nel nostro portamento, il sentimento che lo ispira si radica profondamente in noi. “...Santo e tremendo è il suo nome” (Salmi 111:9) dichiara il salmista. Quando gli angeli pronunciano questo nome si coprono la faccia. Con quale riguardo noi peccatori dovremmo pronunciare questo nome! PR 34.5
Giovani e anziani dovrebbero meditare sulle parole delle Scritture che indicano come considerare il luogo in cui il Signore manifesta la sua presenza. Cfr. Esodo 3:5. Dopo aver contemplato la visione della scala che univa la terra al cielo, Giacobbe gridò: “Veramente in questo luogo c’è il Signore, io non lo sapevo! (...) Questa è certamente la casa di Dio! Questa è la porta del cielo!” Genesi 28:16, 17. PR 34.6
Le parole pronunciate da Salomone, in occasione della consacrazione del tempio, erano destinate a rimuovere tutte quelle superstizioni nei confronti del Creatore, che fino a quel momento avevano offuscato la mente dei pagani. Il Dio del cielo non assomiglia agli dei del paganesimo confinati nei templi costruiti dagli uomini. Tuttavia accetta di incontrarsi con il suo popolo, mediante il suo Spirito, ogni volta che esso si riunisce per adorarlo nella casa che gli è stata consacrata. Alcuni secoli dopo Paolo insegnerà la stessa verità affermando: PR 34.7
“Egli è colui che ha fatto il mondo e tutto quello che esso contiene. Egli è il Signore del cielo e della terra, e non abita in templi costruiti dagli uomini. Non si fa servire dagli uomini come se avesse bisogno di qualche cosa: anzi è lui che dà a tutti la vita, il respiro e tutto il resto... perché gli uomini lo cerchino e si sforzino di trovarlo, anche a tentoni, per poterlo incontrare. In realtà Dio non è lontano da ciascuno di noi. In lui infatti noi viviamo, ci muoviamo ed esistiamo”. Atti 17:24-28. PR 35.1
Il Salmista esprime lo stesso concetto nel modo seguente: PR 35.2
“Felice la nazione che ha il Signore come Dio, il popolo che egli ha scelto come suo. Dall’alto del cielo il Signore guarda e vede tutti gli uomini. Dal luogo dove abita egli osserva tutti gli abitanti della terra”. Salmi 33:12-14. PR 35.3
“Il Signore ha posto il suo trono nei cieli; regna su tutto l’universo”. Salmi 103:19. PR 35.4
“Nessun Dio è grande come te, sante sono tutte le tue azioni. Sei l’unico Dio che fa prodigi. Hai manifestato la tua potenza alle nazioni”. Salmi 77:14, 15. PR 35.5
Anche se Dio non abita in templi costruiti dall’uomo, egli onora con la sua presenza le assemblee dei credenti. Ha promesso che quando essi si riuniscono per cercarlo, per riconoscere i propri peccati e per pregare gli uni per gli altri, tramite il suo Spirito, egli sarà con loro. Chi si riunisce per adorarlo deve abbandonare ogni proposito malvagio. Se non adora in spirito e verità, e nell’armonia della santificazione, qualsiasi assemblea sarà priva di valore. Parlando di tali persone il Signore dichiara: “Questo popolo mi onora a parole ma il suo cuore è molto lontano da me. Il modo con cui mi onorano non ha valore...”. Matteo 15:8, 9. PR 35.6
Coloro che adorano Dio devono “lasciarsi guidare dallo Spirito e dalla verità” poiché tali sono gli adoratori che il Padre richiede. Giovanni 4:24. PR 35.7
“Il Signore risiede nel suo santo tempio. Si faccia silenzio davanti a lui su tutta la terra!” Abacuc 2:20. PR 35.8