Profeti e re
Capitolo 28: Ezechia
Il governo di Acaz è in stridente contrasto con le riforme realizzate durante il prospero regno di suo figlio Ezechia. Il giovane re salì al trono fermamente deciso a fare tutto il possibile per sottrarre Giuda alla stessa sorte del regno del nord. I profeti però non incoraggiavano soluzioni intermedie. Soltanto realizzando autentiche riforme le conseguenze predette sarebbero state evitate. PR 178.1
In quest’epoca di crisi Ezechia si rivelò l’uomo adatto. Appena salito al trono cominciò a realizzare il suo piano. Si preoccupò di ripristinare i servizi del tempio a lungo trascurati. Per realizzare quest’opera sollecitò con insistenza la collaborazione di un gruppo di sacerdoti e di leviti rimasti fedeli alla loro sacra vocazione. Sicuro del loro sincero appoggio parlò liberamente del suo desiderio di realizzare riforme immediate e radicali. Cfr. 2 Cronache 29:6, 10. PR 178.2
Con poche ma chiare parole il re riassunse la situazione: il tempio chiuso, la cessazione di tutti i suoi servizi, la flagrante idolatria praticata nelle vie della città e in tutto il regno, l’apostasia di molti sudditi che sarebbero rimasti fedeli a Dio se i responsabili di Giuda avessero dato il buon esempio, il declino del regno e la perdita di prestigio e di cotsi derazione da parte delle nazioni vicine. Il regno del nord si stava sgretolando rapidamente, i suoi abitanti venivano falciati dalla spada, molti erano già stati condotti in esilio e presto Israele sarebbe caduto nelle mani degli assiri e quindi totalmente distrutto. La stessa sorte sarebbe sicuramente toccata a Giuda, se Dio non avesse agito con forza e decisione tramite i suoi rappresentanti. PR 178.3
Ezechia invitò i sacerdoti a unirsi a lui nell’attuazione delle riforme necessarie: “...non trascurate i vostri doveri: il Signore ha scelto voi perché siate pronti al suo servizio nel culto e nell’offerta dell’incenso... Dovete prima purificare voi stessi e poi il tempio del Signore, Dio dei vostri padri”. 2 Cronache 29:11, 5. PR 178.4
Era giunto il momento di agire con decisione. I sacerdoti si misero subito all’opera. Con la collaborazione dei loro colleghi, che non erano presenti all’incontro con il re, iniziarono con entusiasmo l’opera di purificazione e di santificazione del tempio. A causa dei lunghi anni di profanazione e di incuria vi furono molte difficoltà da affrontare, ma i sacerdoti e i leviti lavorarono instancabilmente e conclusero l’opera in poco tempo. Le porte del tempio furono riparate e aperte; i recipienti sacri raccolti e messi al loro posto; tutto fu pronto per la restaurazione dei servizi del santuario. PR 178.5
In occasione della celebrazione della prima funzione, i capi della città si unirono al re Ezechia e ai sacerdoti per implorare il perdono dei peccati della nazione. Sull’altare furono deposte le offerte per il peccato “...per fare l’espiazione dei peccati di tutto Israele”. 2 Cronache 29:24; cfr. 2 Cronache 29:29, 36. PR 179.1
Dio aveva predisposto i cuori dei principali esponenti del governo di Giuda affinché suscitassero un deciso movimento di riforma spirituale e l’ondata dell’apostasia fosse arginata. Per mezzo dei suoi profeti l’Eterno aveva mandato molti messaggi al popolo per invitarlo a tornare a lui. Questi messaggi erano stati disprezzati e respinti dalle dieci tribù di Israele; ma in Giuda rimasero dei veri fedeli e i profeti continuarono a rivolgersi a loro. Cfr. Isaia 31:6; Michea 7:7-9. PR 179.2
Questi messaggi, e altri simili, rivelavano il desiderio di Dio di perdonare e accettare tutti coloro che si rivolgevano a lui sinceramente. Nei giorni più difficili, in cui le porte del tempio erano chiuse, questi messaggi riconfortavano i cuori abbattuti. Ora che i capi di Giuda stavano per intraprendere una riforma spirituale, una folla stanca della schiavitù del peccato gioiva di questi cambiamenti. PR 179.3
Coloro che entravano nei cortili del tempio per cercare il perdono e rinnovare la loro promessa di fedeltà all’Eterno ricevevano un meraviglioso incoraggiamento grazie ad alcuni scritti profetici. I solenni avvertimenti di Mosè contro l’idolatria, rivolti a tutto Israele, erano stati accompagnati da profezie incoraggianti. Esse sottolineavao la disponibilità di Dio ad ascoltare e perdonare coloro che, in tempi di apostasia, lo avessero cercato con tutto il cuore. Mosè aveva detto: “...nella sofferenza tornerte alla fine al Signore, vostro Dio, e gli darete ascolto, egli è un Dio pieno di misericordia, non vi abbandonerà e non vi distruggerà; egli non dimenticherà mai l’alleanza che ha fatto con i vostri padri”. Deuteronomio 4:30, 31. PR 179.4
Nella preghiera profetica pronunciata da Salomone in occasione della consacrazione del tempio, di quel tempio i cui servizi erano stati ristabiliti grazie all’intervento di Ezechia e dei suoi collaboratori, il re aveva dichiarato: “Quando il tuo popolo verrà sconfitto dai nemici per aver peccato contro di te, se ritornerà a te e invocherà il tuo nome, se ti pregherà e ti supplicherà in questo tempio, tu o Signore ascolta dal cielo. Perdona il peccato di Israele...”. 1 Re 8:33, 34. PR 179.5
Questa preghiera era stata approvata da Dio; infatti quando Salomone ebbe finito di pregare il fuoco discese dal cielo, consumò l’olocausto e i sacrifici e la gloria di Dio riempì il tempio. Il Signore apparve a Salomone durante la notte e lo assicurò che avrebbe esaudito la sua preghiera e si sarebbe mostrato misericordioso nei confronti di tutti coloro che fossero venuti ad adorarlo nella sua casa. Cfr. 2 Cronache 7:1. PR 179.6
Queste promesse si adempirono completamente quando Ezechia realizzò la sua riforma. L’iniziativa della purificazione del tempio fu seguita da un movimento di più ampia portata a cui parteciparono sia Israele sia Giuda. Desiderando che i servizi del tempio rappresentassero una reale benedizione per il popolo, Ezechia decise di ripristinare l’antica usanza di convocare tutti gli israeliti per la celebrazione della Pasqua. Da molti anni la Pasqua non era stata più celebrata come festa nazionale. La divisione del regno, dopo la morte di Salomone, ne aveva reso impossibilie la realizzazione. Però i terribili giudizi abbattutisi sulle dieci tribù avevano risvegliato nei cuori di alcuni un desiderio di intense esperienze spirituali e i vibranti messaggi dei profeti ebbero il loro effetto. PR 180.1
Tramite i corrieri del re fu diramato per tutto il regno l’invito a partecipare alla Pasqua. Esso echeggiò “Di città... in città nei territori delle tribù di Efraim e Manasse e fino... in quelli della tribù di Zabulon”. I latori del cortese invito furono quasi sempre respinti. Molti con assoluta leggerezza non vi prestarono attenzione; ma “...alcune persone... riconobbero le loro colpe e decisero di venire a Gerusalemme”. 2 Cronache 30:10, 11. PR 180.2
Nel paese di Giuda ci fu, quasi ovunque, una reazione positiva. “Nel territorio di Giuda, invece, Dio fece in modo che tutti fossero concordi nell’ubbidire all’ordine da lui suggerito al re e alle autorità”. 2 Cronache 30:12. PR 180.3
Quest’occasione avrebbe permesso alla folla riunita a Gerusalemme di vivere esperienze positive. Dalle strade della città sparirono gli altari pagani eretti durante il regno di Acaz. Nel giorno stabilito fu celebrata la Pasqua e tutta la settimana fu dedicata dal popolo a presentare offerte di pace e a conoscere quel che Dio si aspettava da loro. PR 180.4
Ogni giorno i Leviti “...mostravano grande intelligenza al servizio dell’Eterno” e coloro che avevano cercato sinceramente il Signore provavano la pace del perdono. Il popolo in adorazione era pervaso da una profonda gioia; “...i leviti e i sacerdoti celebravano l’Eterno con gli strumenti consacrati ad accompagnare le sue lodi”. 2 Cronache 30:22, 21 (Luzzi). Tutti si unirono a loro per lodare Dio che si era dimostrato così compassionevole e misericordioso. PR 180.5
I sette giorni abitualmente assegnati alla festa di Pasqua trascorsero anche troppo rapidamente, per cui gli adoratori decisero di trascorrere altri sette giorni per conoscere più a fondo, le vie del Signore. I sacerdoti continuarono a istruire il popolo con il libro della legge; la gente affluiva quotidianamente al tempio per lodare e ringraziare Dio. Al termine di questo incontro era chiaro che Dio aveva influito in modo meraviglioso sulla conversione di Giuda. L’ondata di apostasia che minacciava di travolgere tutto era stata arginata; i solenni avvertimenti dei profeti non erano stati inutili. “La gioia di Gerusalemme fu grandissima, perché un simile avvenimento non si era visto dai tempi del re Salomone figlio di Davide”. 2 Cronache 30:25. PR 180.6
Era giunto il momento di ritornare alle loro case. “...i sacerdoti leviti benedissero il popolo. La loro voce salì fino al cielo e la loro preghiera raggiunse la santa dimora di Dio”. 2 Cronache 30:26. Dio aveva accettato quelli che, pentiti, avevano confessato il loro peccato e avevano deciso di ritornare a lui. PR 181.1
Ora rimaneva un’opera importante da compiere a cui dovevano partecipare coloro che tornavano a casa. L’attuazione di quest’opera dimostrò quanto fosse sincera la riforma operata. Leggiamo in 2 Cronache 31:1: “Terminata la festa di Pasqua, gli Israeliti che vi avevano partecipato si sparsero nelle città delle tribù di Giuda, di Beniamino, di Efraim, di Manasse. Dappertutto andarono a distruggere ed eliminare pali e piastre sacre e ad abbattere sulle colline santuari e altari. Alla fine ogni Israelita tornò a casa nella sua città”. PR 181.2
Ezechia e i suoi collaboratori realizzarono diverse riforme che miravano a proteggere gli interessi spirituali e temporali del regno. Cfr. 2 Cronache 31:20, 21; 2 Re 18:5-7. PR 181.3
Il regno di Ezechia fu caratterizzato da una serie di evidenti benedizioni che rivelarono alle nazioni circostanti che il Dio d’Israele era con il suo popolo. Quando gli assiri, all’inizio del regno di Ezechia, avevano conquistato Samaria e avevano disperso le dieci tribù fra le nazioni, molti dubitarono della potenza del Dio degli ebrei. Inebriati dai loro successi i niniviti avevano da tempo dimenticato il messaggio di Giona ed erano diventati arditi nell’opporsi ai progetti divini. Alcuni anni dopo la caduta di Samaria, i loro eserciti vittoriosi apparvero di nuovo in Palestina e questa volta si schierarono contro le città fortificate di Giuda, con un certo successo. Poi si ritirarono per difficoltà sorte in altre parti dell’impero. Fu solo alcuni anni dopo, verso la fine del regno di Ezechia, che fu dimostrato alle nazioni pagane che le loro divinità non avrebbero prevalso sul Dio d’Israele. PR 181.4