Parole di vita

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Capitolo 5: “Simile ad un granel di senape”

In mezzo alla folla che ascoltava gli insegnamenti di Cristo c’erano molti Farisei che osservavano con disprezzo come ben pochi dei suoi ascoltatori riconoscessero in lui il Messia e si chiedevano in che modo quest’umile Maestro avrebbe potuto guidare Israele al dominio del mondo. Senza ricchezze né potenza e onore, come doveva stabilire il nuovo regno? Leggendo i loro pensieri Cristo rispose: PV 45.1

“A chi è simile il regno di Dio, e a che l’assomiglierò io?” Matteo 13:18. Tra i governi terreni non ce n’era uno che potesse servire da paragone, nessuna società civile che gli offrisse un simbolo, perciò soggiunse: “Esso è simile ad un granel di senapa che un uomo ha preso e gettato nel suo orto; ed è cresciuto ed è divenuto albero; e gli uccelli del cielo si son riparati sui suoi rami”. Luca 13:19. PV 45.2

Il germe della semenza cresce grazie al manifestarsi del principio vitale che Dio gli ha trasmesso, ed è uno sviluppo che non dipende dalla forza umana. Così è anche del regno di Dio: è una nuova creazione, e i principi secondo i quali si evolve sono diametralmente opposti a quelli che reggono i regni di questo mondo. I governi terreni prevalgono con la forza e conservano il dominio con la guerra, mentre il fondatore del nuovo regno è il Principe della pace. Lo Spirito Santo rappresenta i regni di questo mondo col simbolo di feroci animali da preda, Cristo è invece “l’Agnello di Dio che toglie il peccato del mondo”. Giovanni 1:29. I suoi piani di governo non prevedono l’uso della forza bruta per costringere le coscienze. I Giudei si aspettavano che il regno di Dio si stabilisse allo stesso modo dei regni di questo mondo. Per affermare la giustizia ricorrevano a provvedimenti esteriori, escogitavano metodi e piani, Cristo al contrario combatte l’errore ed il peccato stabilendo il principio della verità e della giustizia. PV 45.3

Mentre Gesù esponeva questa parabola si vedevano ovunque piante di senape elevarsi al di sopra dell’erba e del grano e dondolare dolcemente nell’aria i propri rami. Gli uccelli saltellavano da un ramo all’altro cinguettando in mezzo al denso fogliame. Eppure il seme dal quale erano nate quelle piante gigantesche era il più piccolo di tutti! All’inizio aveva emesso un tenero germoglio, ma pieno di forza e vitalità, che era andato crescendo e sviluppandosi fino a raggiungere le dimensioni attuali. Similmente il regno di Cristo agli inizi sembrava umile e insignificante, l’ultimo di tutti di fronte ai regni terreni. Per i sovrani di questo mondo l’affermazione di Cristo di essere re era semplicemente ridicola, nondimeno il regno dell’Evangelo possedeva una vita divina contenuta nelle potenti verità affidate ai suoi seguaci, e con quanta rapidità crebbe ed estese la sua influenza! Quando Gesù illustrò questa parabola, il nuovo regno era rappresentato solamente da alcuni contadini della Galilea la cui povertà e ristrettezza di numero veniva continuamente addotta per motivare che non ci si doveva associare a quei semplici pescatori al seguito di Gesù. Ma il seme di senape doveva svilupparsi ed estendere i suoi rami in tutto il mondo. I regni terreni, la cui gloria riempiva allora i cuori umani, sarebbero tramontati, mentre il regno di Cristo sarebbe rimasto per rafforzarsi sempre di più e per estendersi ovunque. PV 45.4

Allo stesso modo opera la grazia nel cuore bendisposto: all’inizio essa è piccola, poi, una parola e un raggio di sole vengono ad illuminare l’anima ed eccola sorgere a nuova vita; chi potrà prevedere il risultato? PV 46.1

La parabola del granel di senape non illustra solamente la crescita del regno di Cristo, ma anche il ripetersi di questa esperienza in ogni fase della sua crescita. Il Signore ha per la sua chiesa di ogni generazione una verità ed un’opera speciale. Questa verità, nascosta ai sapienti e agli intelligenti di questo mondo, viene rivelata ai semplici e agli umili, richiede sacrifici, deve sostenere lotte e riportare vittorie, e all’inizio solo pochi la difendono, contrastati e sprezzati dai grandi della terra e da una chiesa che segue il mondo. Ecco Giovanni Battista, il precursore di Cristo, riprendere da solo l’orgoglio ed il formalismo del popolo ebraico! Ecco i primi araldi dell’Evangelo in Europa: come sembrava oscura e disperata la missione di Paolo e Sua, i due fabbricanti di tende, quando s’imbarcarono a Troas con i compagni alla volta di Filippi! Contemplate “il vecchio Paolo” in catene mentre predica Cristo nella fortezza dei Cesari! Guardate quelle piccole comunità di schiavi e contadini in conflitto con il paganesimo di Roma imperiale! Osservate Martin Lutero tener testa a quella chiesa potente che è il capolavoro della saggezza di questo mondo! Eccolo aggrapparsi fermamente alla Parola di Dio contro l’imperatore e il papa esclamando: “Questa è la mia posizione, non posso fare diversamente. Dio mi aiuti! Amen”. Ecco ancora John Wesley proclamare Cristo e la sua giustizia nel dilagare del formalismo, della sensualità e dell’incredulità. Affranto dalle miserie del mondo pagano, invocava il privilegio di recargli il messaggio dell’amore di Cristo, ma si sentì rispondere da un dignitario della chiesa: “Si sieda, giovane! Quando Dio vorrà convertire i pagani lo farà senza bisogno del suo aiuto o del mio”. PV 46.2

I maestri del pensiero religioso di questa generazione dedicano lodi e monumenti a quanti hanno sparso il seme della verità nei secoli passati, ma quanti, poi, distogliendosi da quest’opera, calpestano ancora oggi il germoglio di quel medesimo seme! Riecheggia l’antico grido: “Noi sappiamo che a Mosé Dio ha parlato; ma quant’è a costui [Cristo nella persona dei suoi messaggeri], non sappiamo di dove sia”. Giovanni 9:29. Come nei primi secoli, le verità speciali relative ai nostri tempi si trovano non presso le autorità ecclesiastiche, bensì in uomini e donne che non sono troppo colti o saggi per credere nella Parola di Dio. PV 47.1

“Infatti, fratelli, guardate la vostra vocazione; non ci son tra voi molti savi secondo la carne, non molti potenti, non molti nobili; ma Dio ha scelto le cose pazze del mondo per svergognare i savi; e Dio ha scelto le cose deboli del mondo per svergognare le forti; e Dio ha scelto le cose ignobili del mondo, e le cose sprezzate, anzi le cose che non sono, per ridurre al niente le cose che sono” (1 Corinzi 1:26-28), “affinché la vostra fede fosse fondata non sulla sapienza degli uomini, ma sulla potenza di Dio”. 1 Corinzi 2:5. PV 47.2

La parabola del granel di senape dovrà conseguire in quest’ultima generazione il suo adempimento definitivo e trionfale, il minuscolo seme si trasformerà in albero e l’ultimo messaggio di avvertimento e misericordia raggiungerà “ogni nazione e tribù e lingua e popolo” (Apocalisse 14:6-14), “per trarre da questi un popolo per il suo nome”. Atti 15:14; Apocalisse 18:1. E la terra sarà illuminata dalla sua gloria. PV 47.3