La speranza dell’uomo
Capitolo 65: La seconda purificazione del tempio
All’inizio del suo ministero, Gesù aveva scacciato dal tempio coloro che lo profanavano con i loro traffici e il suo comportamento severo e divino aveva suscitato terrore in quegli astuti mercanti. Alla fine della sua opera tornò nel tempio e lo vide profanato come in passato, anzi peggio. Il cortile esterno sembrava un recinto per il bestiame; alle grida degli animali e al sonante tintinnio del denaro, si mescolavano le aspre discussioni dei trafficanti, con cui si intrecciava la voce di coloro che svolgevano il servizio sacro. Gli stessi responsabili del tempio erano impegnati nell’acquisto, nella vendita e nel cambio delle monete. Erano così presi dal desiderio di arricchirsi, che agli occhi del Signore non potevano che apparire dei ladri. SU 444.1
I sacerdoti e i capi non erano quasi più consapevoli della solennità del loro compito. In occasione della festa della Pasqua e di quella delle Capanne venivano uccisi migliaia di animali, il cui sangue era raccolto dai sacerdoti e sparso sull’altare. Questa consuetudine aveva indotto gli israeliti a perdere di vista il fatto che il peccato era responsabile di questa cerimonia. Non si rendevano conto che simboleggiava il sangue del Figlio di Dio che sarebbe stato sparso per la vita dell’umanità e che offrendo i sacrifici avrebbero dovuto rivolgere il loro pensiero verso il Redentore crocifisso. SU 444.2
Gesù guardò le vittime innocenti del sacrificio e vide che gli israeliti avevano trasformato quelle solennità in un crudele spargimento di sangue. Per compensare la mancanza del pentimento, avevano moltiplicato il numero dei sacrifici, come se Dio potesse accontentarsi di un servizio privo della partecipazione del cuore. Coltivando l’egoismo e l’avarizia, i sacerdoti erano diventati insensibili e avevano trasformato in fonte di guadagno i simboli dell’Agnello di Dio. Così, agli occhi del popolo, tutto il servizio dei sacrifici aveva perso in gran parte il suo carattere sacro. Tutto ciò sollevò l’indignazione di Gesù. Egli sapeva che i sacerdoti e gli anziani avrebbero stimato il suo sangue, che presto sarebbe stato sparso per i peccati del mondo, come quello degli animali che incessantemente scorreva nel cortile del tempio. SU 444.3
Il Figlio di Dio, mediante il profeta Samuele, aveva parlato contro questo formalismo: “L’Eterno ha Egli a grado gli olocausti e i sacrifizi come che si ubbidisca alla sua voce? Ecco, l’ubbidienza val meglio che il sacrifizio, e dare ascolto val meglio che il grasso dei montoni”. 1 Samuele 15:22. Isaia, contemplando in visione profetica l’apostasia degli israeliti, li chiamò capi di Sodoma e di Gomorra: “Ascoltate la parola dell’Eterno, o capi di Sodoma... Che m’importa la moltitudine de’ vostri sacrifizi? dice l’Eterno; io son sazio d’olocausti di montoni e di grasso di bestie ingrassate; il sangue dei giovenchi, degli agnelli e dei capri, io non lo gradisco. Quando venite a presentarvi nel mio cospetto, chi v’ha chiesto di calcare i miei cortili?” “Lavatevi, purificatevi, togliete d’innanzi agli occhi miei la malvagità delle vostre azioni; cessate dal fare il male... imparate a fare il bene; cercate la giustizia, rialzate l’oppresso, fate ragione all’orfano, difendete la causa della vedova!” Isaia 1:10-12, 16, 17. SU 444.4
Colui che aveva ispirato quelle profezie ripeteva ora, per l’ultima volta, il suo avvertimento. Adempiendo le predizioni, il popolo aveva proclamato che Gesù era re d’Israele. Il Cristo aveva accolto quell’omaggio e aveva accettato il titolo di re. Ora doveva agire come tale. Sapeva che ogni tentativo per riformare il sacerdozio corrotto sarebbe stato inutile, tuttavia doveva compiere la sua opera e offrire a un popolo incredulo le prove della sua divina missione. SU 445.1
Lo sguardo penetrante di Gesù si posò ancora una volta sul cortile profanato del tempio. Tutti si volsero verso di lui. Sacerdoti e capi, farisei e pagani guardarono con stupore e timore colui che si ergeva dinanzi a loro con la maestà di un re del cielo. La divinità, che traspariva attraverso l’umanità, conferiva al Cristo una dignità e una gloria mai viste in passato. Quelli che gli erano vicini si ritrassero il più possibile. Il Salvatore era solo, circondato da alcuni discepoli. Si fece silenzio, un silenzio insopportabile. Gesù iniziò a parlare con una potenza che scosse il popolo come una violenta tempesta. “Egli è scritto: La mia casa sarà chiamata casa d’orazione; ma voi ne fate una spelonca di ladroni”. Matteo 21:13. La sua voce risuonò squillante per tutto il tempio, come una tromba. Era così indignato che pareva un fuoco consumante. Con autorità ordinò: “Portate via di qui queste cose”. Giovanni 2:16. SU 445.2
Tre anni prima i capi del tempio si erano vergognati per essere fuggiti all’ordine di Gesù. Si erano stupiti del loro timore e della loro ubbidienza al comando di quell’uomo umile e non volevano ripetere quell’indecorosa ritirata. Tuttavia si intimorirono come nel passato e ubbidirono subito alle sue parole. Nessuno osò mettere in dubbio la sua autorità. Sacerdoti e commercianti fuggirono dalla sua presenza spingendo fuori gli animali. Mentre si allontanavano, si incontrarono con una folla che era venuta con i suoi ammalati in cerca del grande medico. Avendo udito ciò che era successo nel tempio, alcuni tornarono indietro, per paura di quel Maestro potente che con il suo sguardo aveva fatto fuggire sacerdoti e capi. Molti si fecero strada tra quella folla confusa, volendo avvicinarsi a colui in cui riponevano tutte le loro speranze. I nuovi arrivati si mescolarono a quelli che erano rimasti nel tempio. Il cortile si riempì di ammalati e morenti e Gesù, ancora una volta, si occupò di loro. SU 445.3
Più tardi i sacerdoti e i capi osarono tornare nel tempio. Il loro panico si era affievolito e desideravano sapere che cosa avrebbe fatto Gesù; pensavano che si sarebbe impossessato del trono di Davide. Piano piano rientrarono e udirono voci di uomini, donne e bambini che lodavano Dio. Restarono stupiti di fronte a quella scena meravigliosa. Videro i malati guariti, i ciechi che avevano riacquistato la vista, i sordi che udivano e gli storpi che saltavano di gioia. Soprattutto i bambini erano felici. Gesù aveva guarito le loro malattie e li aveva accolti fra le sue braccia. Essi lo avevano baciato con affetto e alcuni si erano addormentati sulle sue ginocchia mentre Egli ammaestrava la folla. Con voce lieta i bambini cantavano le sue lodi. Ripetevano gli osanna del giorno precedente e agitavano trionfalmente davanti al Salvatore i rami di palma. Il tempio riecheggiava delle loro esclamazioni: “Benedetto colui che viene nel nome dell’Eterno!” Salmi 118:26. “Ecco, il tuo re viene a te; Egli è giusto e vittorioso”. Zaccaria 9:9. “Osanna al figliuol di Davide”. Matteo 21:15. SU 446.1
Quelle esclamazioni felici e spontanee suonavano come delle offese alle orecchie dei capi del tempio che intervennero per farle cessare. Volevano convincere la folla che quei bambini e quelle grida di gioia profanavano la casa di Dio. Poiché le loro parole non facevano presa sul popolo, i capi si rivolsero a Gesù. “Odi tu quel che dicono costoro? E Gesù disse loro: Sì. Non avete mai letto: Dalla bocca dei fanciulli e de’ lattanti hai tratto lode?” Matteo 21:15, 16. Le profezie avevano predetto che Gesù sarebbe stato proclamato re e dovevano adempiersi. I sacerdoti e i capi d’Israele si erano rifiutati di proclamare la sua gloria e Dio spingeva i bambini a essere suoi testimoni. Se quelle voci avessero taciuto, le colonne del tempio avrebbero proclamato le lodi del Salvatore. SU 446.2
La risposta di Gesù lasciò perplessi e sconcertati i farisei. Qualcuno che essi non riuscivano a intimorire stava esercitando l’autorità; Gesù si era proclamato custode del tempio. Mai prima aveva assunto questa autorità regale. Mai prima aveva pronunciato parole così forti. A Gerusalemme aveva compiuto molte opere straordinarie, ma mai in modo così solenne e vistoso. Davanti a quel popolo che era stato testimone di queste opere meravigliose, i sacerdoti e i capi non osarono sfidare Gesù apertamente. Confusi e adirati per la sua risposta, quel giorno non poterono più fare nulla contro di lui. SU 446.3
Il mattino seguente il sinedrio si riunì per prendere una decisione nei confronti di Gesù. Tre anni prima gli avevano chiesto un segno della sua messianicità. Da allora Gesù aveva compiuto molte opere potenti in tutto il paese: aveva guarito malati, aveva nutrito miracolosamente migliaia di persone, aveva camminato sul mare, aveva calmato il mare in tempesta, aveva più volte letto nel cuore degli uomini come in un libro aperto, aveva cacciato i demoni e risuscitato i morti. I capi avevano le prove della sua messianicità. Decisero di non chiedergli più prove ma di strappargli qualche dichiarazione per poterlo condannare. SU 447.1
Tornarono nel tempio, dove stava insegnando, e gli chiesero: “Con quale autorità fai tu queste cose? E chi t’ha data codesta autorità?” Matteo 21:23. Si aspettavano che Gesù rispondesse che la sua autorità veniva da Dio, ed erano pronti a confutarlo. Ma Gesù rivolse loro una domanda che sembrava spostare il discorso su un altro argomento, e disse che avrebbe dato una spiegazione solo dopo che essi avessero risposto alla sua domanda. “Il battesimo di Giovanni, d’onde veniva? dal cielo o dagli uomini?” Matteo 21:25. SU 447.2
I sacerdoti si resero conto che quella domanda presentava un problema che non avrebbero potuto risolvere con nessun sofisma. Se avessero risposto che il battesimo e il messaggio di Giovanni erano di origine divina, sarebbe apparsa evidente la loro incoerenza. Gesù allora avrebbe chiesto loro perché non credevano in lui, che aveva testimoniato di Gesù dicendo: “Ecco l’Agnello di Dio, che toglie il peccato del mondo!” Giovanni 1:29. Se i sacerdoti credevano nella testimonianza di Giovanni, come potevano negare la messianicità di Gesù? Se avessero invece espresso la loro vera opinione, secondo cui il ministero di Giovanni era semplicemente umano, avrebbero suscitato l’indignazione generale, perché il popolo credeva che Giovanni fosse un profeta. SU 447.3
Tutti i presenti attendevano la risposta con grande interesse. Sapevano che i sacerdoti avevano ufficialmente accettato il ministero di Giovanni, e si aspettavano che rispondessero che il suo battesimo esprimeva la volontà divina. Ma i sacerdoti, dopo aver parlottato, decisero di non compromettersi e confessarono ipocritamente la loro ignoranza. “Non lo sappiamo”. Gesù disse: “E neppur io vi dirò con quale autorità io fo queste cose”. Matteo 21:27. SU 447.4
Gli scribi, i sacerdoti e i capi furono tutti ridotti al silenzio. Svergognati e delusi, rimasero con gli occhi bassi e non osarono fare ulteriori domande a Gesù. Per la loro codardia e indecisione avevano in gran parte perduto il rispetto del popolo, che ora li osservava soddisfatto di vedere in imbarazzo quegli uomini orgogliosi e presuntuosi. SU 448.1
Le parole di Gesù erano importanti e il loro influsso si sentì in misura sempre maggiore dopo la sua crocifissione e la sua ascensione. Molti di coloro che avevano ascoltato con trepidazione le risposte del Cristo ne furono conquistati e divennero suoi discepoli. Non si dimenticarono più di quella scena nel cortile del tempio. Era notevole anche il contrasto tra Gesù e il sommo sacerdote, mentre parlavano insieme. Quel capo orgoglioso aveva abiti ricchi e costosi e sul capo portava una tiara scintillante. Aveva un portamento maestoso con capelli e barba fluenti, inargentati dal tempo. Il suo aspetto incuteva timore. Accanto a quel personaggio importante c’era il Re del cielo, privo di ornamenti e ostentazione. I suoi vestiti recavano i segni del viaggio, il suo volto pallido e triste manifestava tuttavia una dignità e una benevolenza in aperto contrasto con l’atteggiamento orgoglioso e superbo del sommo sacerdote. Molti dei presenti, testimoni delle parole e degli atti di Gesù nel tempio, da allora lo accettarono nei loro cuori come un profeta di Dio. Ma con il crescere del favore popolare, crebbe anche l’odio dei sacerdoti. La saggezza con la quale Gesù sfuggì ai tranelli che gli avevano teso, rappresentando un’ultima prova della sua divinità, fece aumentare la loro ira. SU 448.2
Gesù non voleva umiliare i rabbini e non gioiva nel vederli in difficoltà. Voleva piuttosto insegnare lezioni molto importanti e confondere i suoi nemici prendendoli nella trappola preparata per lui. Il riconoscimento della loro ignoranza sulla natura del battesimo di Giovanni, gli offrì un’ulteriore opportunità di parlare e aggiungere altri insegnamenti affinché si rendessero conto della loro vera condizione. SU 448.3
Gesù disse: “Or che vi par egli? Un uomo avea due figliuoli. Accostatosi al primo disse: Figliuolo, va’ oggi a lavorare nella vigna. Ed egli, rispondendo, disse: Vado, signore; ma non vi andò. E accostatosi al secondo, gli disse lo stesso. Ma egli, rispondendo, disse: Non voglio; ma poi, pentitosi, v’andò. Qual de’ due fece la volontà del padre?” Matteo 21:28-31. SU 448.4
La domanda improvvisa colse alla sprovvista i suoi ascoltatori. Avevano seguito con attenzione la parabola e risposero subito: “L’ultimo”. Fissando su loro uno sguardo indagatore, Gesù aggiunse con solennità: “Io vi dico in verità: I pubblicani e le meretrici vanno innanzi a voi nel regno di Dio. Poiché Giovanni è venuto a voi per la via della giustizia, e voi non gli avete creduto; ma i pubblicani e le meretrici gli hanno creduto; e voi, che avete veduto questo, neppur poi vi siete pentiti per credere a lui”. Matteo 21:31, 32. SU 448.5
I sacerdoti e i capi non potevano evitare di rispondere correttamente alla domanda di Gesù e così Egli ebbe il loro consenso in favore del secondo figlio. Quel figlio rappresenta i pubblicani, disprezzati e odiati dai farisei. I pubblicani si comportavano in maniera immorale: erano trasgressori della legge di Dio e contrastavano decisamente le sue richieste. Erano ingrati e impuri. Quando furono invitati ad andare a lavorare nella vigna del Signore, manifestarono un rifiuto sprezzante. Ma quando Giovanni annunciò il pentimento e il battesimo, i pubblicani accettarono quel messaggio e furono battezzati. SU 449.1
Il primo figlio rappresenta invece i capi della nazione israelita. Alcuni farisei si erano pentiti ed erano stati battezzati da Giovanni, ma i capi non erano disposti a riconoscerne il carattere divino. I suoi appelli e i suoi avvertimenti non li indussero al pentimento. “I Farisei e i dottori della legge hanno reso vano per loro stessi il consiglio di Dio, non facendosi battezzare da lui”. Luca 7:30. Disprezzarono quel messaggio, come il primo figlio che aveva detto “Vado, signore”, ma non andò, e si limitarono a una parvenza esteriore di ubbidienza. Fecero solo professione di pietà, affermarono di ubbidire alla legge di Dio, ma la loro era soltanto una falsa ubbidienza. I pubblicani erano disprezzati dai farisei e tacciati di infedeltà, ma con la loro fede e con le loro opere dimostrarono che avrebbero preceduto nel regno dei cieli quegli uomini orgogliosi a cui era stato concesso il privilegio di una grande luce ma le cui opere non corrispondevano alle loro parole. SU 449.2
I sacerdoti e i capi non vollero accettare quelle verità penetranti, perciò rimasero silenziosi in attesa che Gesù dicesse qualcosa che essi potessero rivolgere contro di lui; ma in realtà dovevano sentire parole ancora più gravi. SU 449.3
Gesù pronunciò un’altra parabola. “Vi era un padron di casa, il quale piantò una vigna e le fece attorno una siepe, e vi scavò un luogo da spremer l’uva, e vi edificò una torre; poi l’allogò a de’ lavoratori, e se n’andò in viaggio. Or quando fu vicina la stagione de’ frutti, mandò i suoi servitori dai lavoratori per ricevere i frutti della vigna. Ma i lavoratori, presi i servitori, uno ne batterono, uno ne uccisero, e un altro ne lapidarono. Da capo mandò degli altri servitori, in maggior numero de’ primi; e coloro li trattarono nello stesso modo. Finalmente, mandò loro il suo figliuolo, dicendo: Avranno rispetto al mio figliuolo. Ma i lavoratori, veduto il figliuolo dissero tra di loro: Costui è l’erede; venite, uccidiamolo, e facciam nostra la sua eredità. E presolo, lo cacciaron fuori della vigna, e l’uccisero. Quando dunque sarà venuto il padron della vigna, che farà egli a quei lavoratori?” Matteo 21:33-40. SU 449.4
Gesù si era rivolto a tutti i presenti, ma risposero solo i sacerdoti e i capi. “Li farà perir malamente, cotesti scellerati, e allogherà la vigna ad altri lavoratori, i quali gliene renderanno il frutto a suo tempo”. Matteo 21:41. Essi non avevano compreso immediatamente il significato della parabola, ma subito dopo si resero conto di aver pronunciato la loro condanna. Il padrone di casa rappresenta Dio, la vigna rappresenta la nazione ebraica e la siepe la legge divina che la proteggeva. La torre era un simbolo del tempio. Il padrone della vigna aveva fatto tutto quello che occorreva perché portasse frutto. “Che più si sarebbe potuto fare alla mia vigna di quello che io ho fatto per essa?” Isaia 5:4. Veniva così illustrata l’instancabile attenzione di Dio per Israele. Come i lavoratori dovevano rendere al padrone una parte dei frutti della vigna, così il popolo di Dio doveva onorare il Signore con una vita conforme ai suoi sacri privilegi. Come i lavoratori avevano ucciso i servitori mandati dal padrone per ricevere i frutti, così gli israeliti avevano ucciso i profeti che il Signore aveva inviato per invitarli a ravvedersi. Un messaggero dopo l’altro era stato ucciso. Fin lì il significato della parabola era chiaro, ma lo era meno nella parte successiva. I sacerdoti e i capi scorsero una raffigurazione di Gesù e del suo destino imminente nel figlio che il padrone della vigna aveva mandato dai lavoratori ribelli e che essi avevano catturato e ucciso. Stavano complottando per uccidere colui che il Padre aveva inviato per rivolgere l’ultimo appello. Nel castigo inflitto a quei lavoratori ingrati, si intravedeva la condanna di coloro che avrebbero messo a morte Gesù. SU 450.1
Guardandoli con compassione, il Salvatore continuò: “Non avete mai letto nelle Scritture: La pietra che gli edificatori hanno riprovata è quella che è divenuta pietra angolare; ciò è stato fatto dal Signore, ed è cosa meravigliosa agli occhi nostri? Perciò io vi dico che il Regno di Dio vi sarà tolto, e sarà dato ad una gente che ne faccia i frutti. E chi cadrà su questa pietra sarà sfracellato; ed ella stritolerà colui sul quale cadrà”. Matteo 21:42-44. SU 450.2
Gli ebrei avevano spesso ripetuto questa profezia nelle loro sinagoghe e l’avevano applicata al Messia futuro. Il Cristo era la pietra angolare della dispensazione ebraica e di tutto il piano della salvezza. I costruttori d’Israele, i sacerdoti e i capi, stavano per rigettare quella pietra fondamentale. Il Salvatore richiamò la loro attenzione sulle profezie che indicavano quel pericolo e si servì di tutti i mezzi perché si rendessero conto di quello che stavano per fare. SU 450.3
Gesù parlò anche con un altro obiettivo. Ponendo la domanda: “Quando dunque sarà venuto il padron della vigna, che farà egli a quei lavoratori?” (Matteo 21:40), sapeva che i farisei avrebbero risposto, e infatti lo fecero. Così avrebbero pronunciato la loro condanna, confermata con il rifiuto dei suoi ultimi avvertimenti. Gesù voleva dimostrare che si erano procurati la loro rovina; voleva dimostrare che Dio era giusto togliendo loro i privilegi nazionali. Questa fase era già iniziata e si sarebbe conclusa non soltanto con la distruzione del tempio e della città, ma anche con la dispersione della nazione. SU 451.1
I presenti capirono quell’avvertimento ma, nonostante la sentenza che essi stessi avevano pronunciato, erano decisi ad adempiere sino in fondo la parabola e a dire: “Costui è l’erede; venite, uccidiamolo, e facciam nostra la sua eredità”. Matteo 21:38. “Cercavano di pigliarlo, ma temettero le turbe che lo teneano per profeta”. Matteo 21:46. Il popolo parteggiava per Gesù. SU 451.2
Citando la profezia sulla pietra rifiutata, Gesù si riferiva a un fatto della storia d’Israele che era accaduto in occasione della costruzione del primo tempio. Questo fatto aveva avuto la sua piena applicazione alla prima venuta di Gesù e riguardava gli israeliti, ma contiene una lezione anche per noi. Le grandi pietre dei muri e delle fondamenta del tempio di Salomone, erano state preparate nella cava. Poi erano state trasportate sul luogo della costruzione e gli operai le avevano messe in posizione senza bisogno di lavorarle ancora. Per le fondamenta era stata portata una pietra di dimensioni eccezionali e di bella forma, ma gli operai non sapevano dove sistemarla e la misero da parte. Per un lungo periodo quella pietra rimase accantonata. SU 451.3
Quando dovevano erigere l’angolo, i costruttori cercarono a lungo una pietra di sufficienti dimensioni e resistenza, capace di sostenere il gran peso dell’edificio. Una pietra non adatta avrebbe potuto, in quella posizione, compromettere la stabilità dell’intero edificio. Doveva essere una pietra capace di resistere al sole, al gelo e alla tempesta. Erano state provate pietre diverse, che però non avevano retto a quelle grandi sollecitazioni. Altre pietre non avrebbero resistito agli improvvisi cambiamenti atmosferici. Alla fine, l’attenzione si volse verso quella pietra che era stata scartata da tanto tempo. Era stata a lungo esposta al sole, all’aria e alla tempesta, senza manifestare il più piccolo cedimento. Se avesse resistito a una forte pressione, avrebbe potuto diventare la pietra angolare. La prova fu positiva. La pietra fu messa nell’angolo e risultò di misura esatta. Isaia nella sua visione profetica aveva visto che quella pietra era un simbolo del Cristo. SU 451.4
“L’Eterno degli eserciti, quello, santificate! Sia lui quello che temete e paventate! Ed Egli sarà un santuario, ma anche una pietra d’intoppo, un sasso d’inciampo per le due case di Israele, un laccio e una rete per gli abitanti di Gerusalemme. Molti tra loro inciamperanno, cadranno, saranno infranti, rimarranno nel laccio, e saranno presi”. Isaia 8:13-15. Contemplando il primo avvento, il profeta vide che il Messia avrebbe sopportato delle prove e un rigetto, di cui le vicende della pietra angolare del tempio di Salomone erano simbolo. “Perciò così parla il Signore, l’Eterno: Ecco, io ho posto come fondamento in Sion una pietra, una pietra provata, una pietra angolare preziosa, un fondamento solido; chi confiderà in essa non avrà fretta di fuggire”. Isaia 28:16. SU 452.1
Dio nella sua infinita saggezza ha posto se stesso come pietra fondamentale. Egli è “un fondamento solido”. Tutti gli uomini possono deporre su di lui i loro pesi e i loro dolori: Egli può sostenerli tutti. Con piena fiducia possono costruire sopra di lui. Il Cristo è “una pietra provata”. Egli non deluderà mai quelli che confidano in lui; ha superato ogni prova; ha sopportato il peso della colpa di Adamo, il peso della colpa degli altri uomini ed è stato più che vincitore delle potenze delle tenebre. Gesù ha portato i pesi di ogni peccatore penitente. In lui ogni peccatore trova sollievo, perché Egli è il fondamento sicuro. Tutti coloro che si appoggiano a lui sperimentano una totale sicurezza. SU 452.2
Nella profezia di Isaia si dice che il Cristo è un fondamento sicuro e anche una pietra che fa inciampare. L’apostolo Pietro, scrivendo per ispirazione dello Spirito Santo, spiega chiaramente per chi il Cristo è una pietra fondamentale e per chi, invece, è una pietra che fa inciampare: “Se pur avete gustato che il Signore è buono. Accostandovi a lui, pietra vivente, riprovata bensì dagli uomini ma innanzi a Dio eletta e preziosa, anche voi, come pietre viventi, siete edificati qual casa spirituale, per esser un sacerdozio santo per offrire sacrifici spirituali, accettevoli a Dio per mezzo di Gesù Cristo. Poiché si legge nella Scrittura: Ecco, io pongo in Sion una pietra angolare, eletta, preziosa; e chiunque crede in lui non sarà confuso. Per voi dunque che credete ell’è preziosa; ma per gl’increduli la pietra che gli edificatori hanno riprovata è quella ch’è divenuta la pietra angolare, e una pietra di inciampo e un sasso d’intoppo: essi, infatti, essendo disubbidienti, intoppano nella Parola”. 1 Pietro 2:3-8. SU 452.3
Per i credenti, Gesù è il fondamento sicuro. Essi sono quelli che sono caduti sulla roccia e si sono infranti. Queste parole si riferiscono alla sottomissione al Cristo e alla fede in lui. Cadere sulla roccia ed essere infranti significa rinunciare alla propria giustizia, andare a Gesù con l’umiltà di un bambino, pentirsi dei propri peccati e credere nel suo amore che perdona. Con la fede e l’ubbidienza noi siamo edificati sul Cristo che diventa il nostro fondamento. SU 452.4
Su questa pietra vivente possono essere edificati sia gli ebrei sia i Gentili. Egli è l’unico fondamento sul quale si può costruire con sicurezza. È abbastanza ampio e forte per sostenere il peso dei fardelli di tutto il mondo. Quelli che vengono edificati sul Cristo, la pietra vivente, si uniscono a lui e diventano a loro volta pietre viventi. Molti riescono da soli a forgiarsi, a perfezionarsi e ad abbellirsi, ma non possono diventare pietre viventi senza un collegamento con il Cristo. Senza questa comunione nessuno si può salvare. Se non si possiede la vita del Cristo non si può resistere alla tempesta della tentazione. La salvezza eterna dipende dall’essere edificati su un fondamento sicuro. Molti sono edificati su fondamenta non provate e al cadere della pioggia, allo scatenarsi della tempesta, al rovesciarsi dell’acqua cadono, perché non sono fondati sulla Roccia eterna, la pietra angolare, il Cristo Gesù. SU 453.1
Per coloro che “essendo disubbidienti, intoppano nella Parola”, il Cristo è una pietra che condanna. Ma “la pietra che gli edificatori hanno riprovata è quella che è divenuta la pietra angolare”. Gesù nella sua missione terrena è stato rifiutato e insultato, come la pietra. “Disprezzato e abbandonato dagli uomini, uomo di dolore, familiare col patire, pari a colui dinanzi al quale ciascuno si nasconde la faccia, era spregiato, e noi non ne facemmo stima alcuna”. Isaia 53:3. Ma ben presto Egli sarebbe stato glorificato. Con la risurrezione dai morti è stato “dichiarato Figliuol di Dio con potenza”. Romani 1:4. Al suo ritorno sarà manifestato come il Signore del cielo e della terra e i suoi crocifissori lo riconosceranno nella sua grandezza. Davanti a tutto l’universo quella pietra che era stata rifiutata diventerà la pietra angolare. SU 453.2
“E chi cadrà su questa pietra sarà sfracellato”. Matteo 21:44. La città e la nazione che avevano rigettato il Cristo sarebbero state presto distrutte e la loro gloria annullata e dispersa ai quattro venti del cielo. Quale fu la causa della distruzione della nazione israelita? Fu la roccia, che sarebbe stata la loro salvezza, se avessero costruito su di essa. Fu il loro disprezzo verso la misericordia di Dio, verso la sua pietà, verso la sua giustizia. Gli uomini si opposero a Dio, e tutto ciò che avrebbe potuto contribuire alla loro salvezza divenne il motivo della loro condanna. Tutto ciò che avrebbe contribuito alla loro salvezza era stato trasformato in un mezzo di distruzione. Nella crocifissione di Gesù era implicita la rovina di Gerusalemme. Il sangue versato sul Calvario doveva determinare la loro condanna in questo mondo e in quello futuro. Questo avverrà nel gran giorno, quando la condanna si abbatterà su coloro che hanno rifiutato la grazia di Dio. Il Cristo, la loro “pietra d’inciampo” diventerà per loro, nel giudizio, grande come una montagna. La gloria della sua apparizione, che per i giusti è vita, sarà per gli empi un fuoco divorante. Il peccatore sarà distrutto perché ha respinto l’amore e ha disprezzato la grazia. SU 453.3
Con diverse immagini e con ripetuti avvertimenti Gesù indicò le conseguenze del rifiuto del figlio di Dio. Con queste parole si rivolgeva anche a tutti coloro che in ogni tempo lo avrebbero respinto come Redentore. I suoi avvertimenti sono anche per loro. La sconsacrazione del tempio, il figlio disubbidiente, i lavoratori disonesti, i costruttori disavveduti rappresentano l’esperienza di ogni peccatore. Essi, se non si pentono, subiranno la stessa condanna pronunciata da Gesù. SU 454.1