La speranza dell’uomo

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La speranza dell’uomo

Prefazione

La speranza dell’uomo è una di quelle opere che possono essere riproposte a distanza di anni, senza per questo perdere il loro carattere di attualità, almeno fino a quando la figura, la personalità e l’opera di Gesù rappresenteranno un punto di passaggio obbligato per la vita di coloro che dicono di ispirarsi a lui. Assumendone il nome, i cristiani si assumono anche il compito di non tradirne l’ispirazione, salvo che il cristianesimo non si trasformi in una parola priva di sostanza. Ma, per evitare che questo accada, è necessario che ogni cristiano rimanga strettamente ancorato agli scritti che rendono testimonianza di Gesù. Credo questo libro si distingua per la sua assoluta fedeltà allo spirito e alla lettera dei testi evangelici, che rimangono comunque la fonte unica e insostituibile per la nostra conoscenza di Gesù di Nazareth. SU 5.1

L’autrice, Ellen G. White, è vissuta negli Stati Uniti, tra la fine del secolo scorso e gli inizi del XX. È stato un personaggio di spicco del movimento avventista delle origini. Con una sensibilità e una spiritualità particolari ne fu ispiratrice e guida. A lei la Chiesa Cristiana Avventista del 7° Giorno, che si sviluppò e organizzò nella seconda parte del XIX secolo, deve senza dubbio moltissimo. Una donna come le altre, in un secolo che non fu il secolo delle donne. Non istruita, non ricca, non sempre in buona salute, grazie al sostegno di Dio, in cui credeva intensamente, poté essere accolta in una società essenzialmente egemonizzata da uomini, svolgere un’attività intensissima di organizzazione, predicazione e, non ultima, di composizione letteraria. Scrisse moltissimo, nonostante un certo rammarico per non aver potuto istruirsi, per non avere alcun titolo di studio, e La speranza dell’uomo è certamente uno dei suoi scritti migliori. Nel 1891 Ellen partiva dalla California per l’Australia, dove era stata chiamata per contribuire allo sviluppo dell’opera avventista in quel lontano paese. Fra i suoi progetti c’era anche quello di portare a termine un lavoro, già iniziato, sulla vita di Gesù Cristo. A partire da una serie di commenti sparsi qua e là in articoli, lettere o predicazioni, si proponeva di dar vita a un’opera organica. Il lavoro si protrasse più a lungo del previsto, perché le esigenze di tipo pratico e contingente molto spesso presero il sopravvento ma, con l’aiuto dell’amica e segretaria Marian Davis, tutto il lavoro già compiuto venne ripreso con pazienza per essere perfezionato, migliorato e ampliato là dove si riscontravano importanti lacune. SU 5.2

Una lunga malattia, che la costrinse a letto per tutto l’inverno del 1892, le consentì, paradossalmente di portare avanti l’opera in modo decisivo. In una lettera di quell’anno, descriveva molto bene lo stato d’animo di preoccupazione mista a trepidazione, per il difficile compito che si era assunta: “Oh come mi sento incapace di esprimere le idee che bruciano nel mio animo!... Cammino tremante davanti a Dio. Non so come descrivere con la penna il grande sacrificio espiatorio. Non so come presentare i soggetti con quella forza e quella vivacità con cui si presentano davanti a me. Tremo per il timore di sminuire il valore del grande piano della salvezza usando parole banali... Chi è in grado di farlo?” Finalmente, dopo un lavoro estremamente accurato, compiuto sempre nella consapevolezza di non poterlo svolgere senza il sostegno divino, nel 1898 l’opera veniva data alle stampe. Ma, due anni dopo, un altro scritto dedicato alla spiegazione delle parabole di Gesù, veniva a completare realmente il progetto. SU 6.1

Perché — è legittimo chiedersi — tra le molteplici vite di Gesù scritte nell’arco dei secoli passati e soprattutto nel nostro, scegliere di accostarsi proprio a quest’opera, che non gode certo di fama indiscussa? E, inoltre, uno scritto ottocentesco è ancora leggibile oggi? SU 6.2

Precisiamo che l’opera di Ellen G. White si situa tra il puro e semplice testo dei Vangeli e quelle vite di Gesù originate dalla ricerca teologica volta a rintracciare il Gesù della storia a partire dal Cristo della fede, cioè dalla presentazione fideisticamente orientata che ce ne darebbero i testi evangelici. SU 6.3

La nostra autrice non condivide il metodo storico-critico, non ne condivide l’approccio sostanzialmente scettico che rischia di incrinare la fiducia del credente nelle narrazioni che testimoniano della sua presenza oggettiva nella storia umana. Sappiamo che la ricerca storico-critica ha svolto senza dubbio una funzione di approfondimento dei testi, senza però potere approdare a conclusioni definitive e tornando, dopo un lungo percorso, a una sostanziale fiducia nella possibilità di rintracciare il vero volto del Cristo a partire dai resoconti evangelici. Oggi sappiamo distinguere, con una certa precisione, le parole e i fatti che recano un marchio di sicura originalità dai testi che hanno subito l’intervento della prospettiva comunitaria con le sue problematiche e le sue esigenze. Ma credo sia essenziale mantenere sempre il contatto con la concretezza della persona di Gesù di Nazareth, punto di partenza indiscutibile della produzione letteraria di tutto il Nuovo Testamento. Se così non fosse la fede cristiana, priva di ancoraggi certi con la storia, rischierebbe di scivolare nel mito. Ellen G. White individuò saggiamente il pericolo e volle rendere la propria testimonianza alla vicenda umana di Gesù scrivendo La speranza dell’uomo, un commento accessibile a tutti, ma non semplicistico, capace di chiarire passi difficili e da cui trarre lezioni sempre attuali, per quei cristiani che vivono ormai a grande distanza di tempo dall’evento centrale della storia. SU 6.4

È consigliabile una lettura attenta del testo, avendo sempre accanto la propria Bibbia, per poter constatare di volta in volta il punto di partenza della riflessione di Ellen G. White e la sua fedeltà indiscussa alle fonti evangeliche. SU 7.1

Certamente ognuno potrà trarre grandi benefici spirituali da questa lettura. La fede personale sarà alimentata non solo dal contatto benefico con un animo ricco di spiritualità, ma da una comprensione più consapevole delle parole e dei gesti di Gesù che quest’opera è in grado di veicolare. E alla fine sentiremo il desiderio di condividere questo pensiero espresso da Ellen G. White in una lettera scritta nel 1895: “Voi sapete che l’argomento di tutta la mia vita, sia sul pulpito sia in privato, per voce e per scritto, è la vita del Cristo”. SU 7.2

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