Servizio cristiano

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Insegnamenti tratti dalla vita di Neemia

Nel corso degli anni passati, ho perorato l'idea di presentare la nostra opera missionaria e i suoi progressi ai nostri amici e vicini e ho fatto riferimento all'esempio di Neemia. Oggi desidero incoraggiare i nostri fratelli e le nostre sorelle a studiare di nuovo l'esperienza di questo uomo di fede, preghiera e discernimento, che si prese la libertà di chiedere al suo amico, il re Artaserse, un aiuto con il quale contribuire a far avanzare la causa di Dio. — Manuscript Release, 5 giugno 1914 p. 586. SC 142.4

Mezzi richiesti a chi è in grado di concederli — Gli uomini di preghiera dovrebbero essere altresì uomini d'azione. Chi è pronto e disponibile, troverà il modo e i mezzi per lavorare; Neemia non fece affidamento sulle incertezze; le cose che gli mancavano le sollecitò da parte di chi aveva la possibilità di concedergliele. — The Southern Watchman, 15 marzo 1904. SC 143.1

Il coraggio per la missione venne dalla potenza — Neemia e Artaserse erano faccia a faccia, l'uno servo di una razza oppressa, l'altro monarca di un grande impero mondiale. Ma la distanza morale che li separava era infinitamente superiore alla disparità di rango. Neemia aveva accondisceso all'invito del Re dei re: “A meno che non mi si prenda per rifugio, che non si faccia la pace con me, che non si faccia la pace con me”. Isaia 27:5. La supplica silenziosa che era stata innalzata al cielo era la stessa che stava offrendo da molte settimane: chiedeva a Dio di poter far prosperare la sua richiesta. E adesso, incoraggiato al pensiero di avere un amico onnisciente e onnipresente, che agiva per il suo bene, l'uomo di Dio espresse al sovrano il desiderio di essere sollevato per un certo periodo dal suo compito presso la corte e di avere il permesso di ricostruire le rovine di Gerusalemme, per farne di nuovo una città forte e ben difesa. Da questa richiesta dipendevano risultati importanti per la città e la nazione ebraica. Nee-mia disse: “Il re mi diede le lettere, perché la benefica mano del mio Dio era su di me”. Neemia 2:8. — The Southern Watchman, 8 marzo 1904. SC 143.2

Garantita la protezione ufficiale — Considerata la positiva accoglienza della sua petizione da parte del re, Neemia fu incoraggiato a richiedere tutta l'assistenza necessaria per realizzare i suoi progetti. Per conferire dignità e autorità alla sua missione, ma anche per ottenere protezione per il viaggio, si assicurò una scorta militare. Ottenne delle missive reali da consegnare ai governatori delle province che sorgevano oltre il fiume Eufrate, territorio che doveva attraversare per fare ritorno in Giudea; e ottenne anche una lettera destinata al custode della foresta reale che si estendeva sulle montagne del Libano, nella quale gli veniva ordinato di consegnare il legname indispensabile per le mura e gli edifici di Gerusalemme che Neemia aveva in mente di riedificare. Per evitare eventuali accuse di avere ecceduto nell'esercizio del suo mandato, Neemia si preoccupò di far definire chiaramente le prerogative e i privilegi a lui concessi. — The Southern Watchman, 15 marzo 1904. SC 143.3

Le lettere reali indirizzate ai governatori delle province attraversate lungo il suo viaggio, garantirono a Neemia un'accoglienza onorevole e una sollecita assistenza; nessun nemico osò molestare l'ufficiale protetto dal potere del re persiano che fu trattato con notevole con siderazione dai governatori delle province. Il viaggio di Neemia fu sicuro e proficuo. — The Southern Watchman, 22 marzo 1904. SC 143.4

Ostacoli incontrati — Ma il suo arrivo a Gerusalemme, con la presenza di un corpo militare a dimostrare che aveva portato a compimento un'importante missione, scatenò la gelosia e l'odio dei nemici di Israele. Le tribù pagane stabilitesi nei pressi di Gerusalemme avevano precedentemente dato libero sfogo alla loro inimicizia per gli ebrei coprendoli di ogni tipo di insulto e ingiuria. In questa opera malvagia si distinsero, in particolare, certi capitribù come Sanballat il coronita, Tobia il servo ammonita e Geshem l'arabo; e da quel momento quei capi guardarono con occhio invidioso i movimenti di Neemia e si dettero da fare in ogni modo per contrastare i suoi piani e ostacolare il suo lavoro. — The Southern Watchman, 22 marzo 1904. SC 144.1

Cercarono di creare divisioni tra i lavoratori insinuando dubbi e alimentando lo scetticismo per il loro successo. Ridicolizzarono anche gli sforzi dei costruttori, dichiararono impossibile l'impresa e predissero un futuro a tinte fosche... I costruttori sulle mura dovettero ben presto far fronte a un'opposizione più attiva. Erano obbligati a guardarsi di continuo dalle trame dei loro infaticabili avversari. Gli emissari del nemico si impegnavano a distruggere il loro coraggio facendo circolare falsi rapporti; da vari pretesti nacquero cospirazioni intese per far cadere Neemia nella loro rete e alcuni ebrei ipocriti si offrirono di aiutare la perfida impresa. Emissari del nemico, che si professavano amici, si mescolarono ai costruttori, suggerendo modifiche ai progetti e cercando in ogni modo di distrarre l'attenzione degli operai per generare confusione e perplessità e scatenare il sospetto e la sfiducia. — The Southern Watchman, 12 aprile 1904. SC 144.2

Gli stessi ostacoli attendono oggi i dirigenti — L'esperienza di Neemia si ripete nella storia del popolo di Dio ai nostri giorni. Quelli che si danno da fare per la causa della verità scopriranno che non potranno evitare di suscitare la rabbia dei loro nemici. Anche se sono stati chiamati da Dio a svolgere l'opera ed egli approva i loro metodi, non potranno evitare rimproveri e derisione. Saranno accusati di essere visionari, inaffidabili, astuti e ipocriti; di qualsiasi cosa, in sostanza funzionale ai propositi dei loro nemici. Anche le cose più sacre saranno rappresentate sotto un'ottica ridicola per far divertire i miscredenti. Per eccitare la gioia del critico profano basta una minima dose di sarcasmo e uno spirito triviale, unito a invidia, gelosia, irriverenza e odio. E questi presuntuosi buffoni aguzzano la loro ingegnosità e si incoraggiano a vicenda nella loro azione blasfema. La derisione e il disprezzo provocano grande sofferenza all'animo umano, ma devono essere sopportati da tutti quelli che sono fedeli a Dio. Fa parte del piano dell'avversario distrarre le persone dall'opera che Dio SC 144.3

ha loro affidato. — The Southern Watchman, 12 aprile 1904. SC 144.4

Mettere insieme le forze scoraggiate — In segreto e in silenzio, Neemia completò il giro delle mura e dichiarò: “Le autorità non sapevano né dove fossi andato né che cosa facessi. Fino a quel momento, io non avevo detto nulla né ai giudei né ai sacerdoti né ai notabili né ai magistrati né ad alcuno di quelli che si occupavano dei lavori”. Neemia 2:16. Durante questa penosa ispezione non voleva attirare l'attenzione di altri amici o nemici, perché si sarebbe generato un clima elettrizzato e sarebbero circolate voci che avrebbero potuto sconfiggere, o quanto meno ostacolare, la sua missione. Neemia consacrò alla preghiera il resto della notte; al mattino dovette fare un grande sforzo per alzarsi e unirsi ai suoi compatrioti divisi e scoraggiati. — The Southern Watchman, 22 marzo 1904. SC 145.1

Sebbene Neemia avesse con sé il mandato reale che imponeva agli abitanti di collaborare con lui nella ricostruzione delle mura della città, scelse di non affidarsi al semplice esercizio dell'autorità. Cercò piuttosto di guadagnarsi la fiducia e la simpatia del popolo, ben sapendo che cuori e mani unite erano fondamentali per il successo della grande opera che aveva intrapreso. Quando radunò il popolo il giorno successivo, presentò argomenti calcolati per far ridestare le loro energie sopite e per rimettere insieme i gruppi frammentati. E avendo esposto la questione apertamente davanti a loro, dimostrando che era sostenuto dall'autorità del re di Persia e del Dio d'Israele, Neemia chiese in maniera diretta al popolo se volesse approfittare di quella occasione favorevole e unirsi a lui nella ricostruzione delle mura. L'appello giunse dritto ai cuori della gente; la manifestazione del favore del cielo nei loro riguardi fece apparire ridicole le loro paure. Con ritrovato coraggio, urlarono all'unisono: “Leviamoci e costruiamo”. — The Southern Watchman, 29 marzo 1904. SC 145.2

L'energia sacra e la grande speranza di Neemia furono comunicate al popolo, che ne colse lo spirito e si innalzò per un certo tempo allo stesso livello morale del loro capo. Ognuno, nella sua propria sfera d'azione, era diventato una sorta di Neemia; e ciascuno incoraggiava e sosteneva il fratello durante il lavoro. — The Southern Watchman, 29 marzo 1904. SC 145.3

I sacerdoti di Israele tra i primi a rispondere — I sacerdoti di Israele furono tra i primi ad associarsi alla sincerità e all'entusiasmo di Neemia. Dalla posizione influente che ricoprivano, quegli uomini potevano fare molto per ostacolare o coadiuvare quell'opera. La loro pronta collaborazione fin dal principio, contribuì non poco al suo successo, così dovrebbe avvenire in ogni impegno solenne; chi occupa ruoli influenti e di responsabilità all'interno della chiesa dovrebbe essere l'avanguardia nelle iniziative per il Signore. Se questi si dovessero muovere con riluttanza, altri non si impegnerebbero affatto. Ma “il vostro zelo ne ha stimolati moltissimi”. 2 Corinzi 9:2. Quando la loro luce brilla luminosa, migliaia di torce si illuminano con la loro fiamma. — The Southern Watchman, 5 aprile 1904. SC 145.4

Neemia, un organizzatore — Il popolo in generale era animato da un unico intento di patriottismo e gioiosa attività. Uomini abili e autorevoli organizzavano in gruppi le varie categorie di cittadini, all'interno delle quali ogni capo si faceva garante della costruzione di una data porzione di mura. Era una vista gradita a Dio e agli angeli osservare i gruppi indaffarati a lavorare in modo armonico sulle mura abbattute di Gerusalemme ed era musica per le loro orecchie il rumore degli utensili prolungarsi dall'alba “fino all'apparire delle stelle”. — The Southern Watchman, 5 aprile 1904. SC 146.1

Dimostrazione di vera autorità — L'entusiasmo e la forza di Neemia non diminuirono una volta cominciati i lavori. Non incrociò le mani, pensando di poter cedere il suo fardello. Con instancabile attenzione, sovrintendeva costantemente all'avanzamento dell'opera, dirigendo gli uomini, notando ogni ostacolo e garantendo il suo intervento in ogni emergenza. La sua autorevolezza era regolarmente avvertita lungo l'intera estensione di quei cinque chilometri di mura. Con le parole adatte incoraggiava i timorosi, approvava i volonterosi o scrollava gli indolenti. E ancora, sorvegliava con occhi d'aquila i movimenti dei loro nemici, che a volte si raccoglievano a una certa distanza e si impegnavano in un'animata conversazione, come se tramassero qualcosa di male, salvo poi avvicinarsi agli operai e cercare di distrarre la loro attenzione e ostacolarne il lavoro. Mentre l'occhio di ogni lavoratore era spesso rivolto a Neemia, pronto a cogliere anche il più debole segnale, quest'ultimo elevava il proprio sguardo e il proprio cuore a Dio, grande supervisore dell'intera opera, colui che l'aveva suggerita al suo servitore. E con il cuore rinvigorito dalla fede e dal coraggio, Neemia esclamò, e le sue parole ripetute come un'eco, fecero trasalire il cuore degli operai impegnati lungo l'intero cantiere. “Il Dio del cielo ci farà ottenere successo”. Neemia 2:20. — The Southern Watchman, 5 aprile 1904. SC 146.2

Neemia e i suoi compagni non si ritrassero davanti alla fatica né cercarono delle scuse per evitare un'incombenza impegnativa. Né di giorno né la notte, nei brevi istanti che si concedevano al sonno, si toglievano gli abiti del lavoro o deponevano gli utensili. “Io poi, i miei fratelli, i miei giovani e gli uomini di guardia che mi seguivano, non ci spogliavamo; ognuno teneva le armi a portata di mano”. Neemia 4:23. — The Southern Watchman, 26 aprile 1904. SC 146.3

Influenza degli oppositori in ogni movimento religioso — Anche una maggioranza di notabili e capi di Israele assolse lodevolmente al proprio dovere; ma esisteva una minoranza, i tecoiti, dei quali “i più importanti non vollero sottomettersi a lavorare all'opera del loro Signore”. Neemia 3:5. Se i fedeli costruttori si meritano una citazione nel registro di Dio, il ricordo di questi servi parassiti è segnata dall'onta e tramandata come monito a tutte le generazioni future. In ogni movimento religioso ci sono soggetti che, non potendo negare che è ope ra di Dio, si tengono a distanza e rifiutano qualsiasi sforzo che ne favorisca il progresso. Ma in quelle iniziative tese a promuovere i loro interessi egoistici, quegli uomini sono spesso la parte più impegnata e attiva. Sarà bene ricordare che tutto viene registrato nel libro di Dio, in cui si riporta ogni nostra motivazione e opera; un libro che non presenta omissioni o errori e sulla base del quale verremo giudicati. In esso ci sarà traccia fedele di ogni opportunità trascurata per servire il Signore, e ogni gesto d'amore e di fede, per quanto umile, sarà ricordato per l'eternità. — The Southern Watchman, 5 aprile 1904. SC 146.4