La Storia Della Redenzione

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Una lezione d’amore

Gli occhi di Gesù osservavano la moltitudine che si era radunata per assistere alla Sua morte; e vide ai piedi della croce Giovanni che sorreggeva Maria, la Sua madre. Essa, non potendo star lontana da suo Figlio, era presente e vide quella terribile scena. L'ultima lezione di Gesù è stata quella dell'amore filiale. E mentre guardò il volto addolorato di Sua madre, disse a Giovanni: “Ecco tua madre”! Giovanni 19:27 E da quel momento il discepolo l'accolse in casa sua. SDR 160.1

Giovanni comprendeva bene le parole di Gesù e la sacra fiducia che gli era stata affidata. Immediatamente allontanò la madre di Cristo dalla questa spaventosa scena del Calvario. Da quel momento si è preso cura di lei come un figlio pieno di rispetto. L'esempio perfetto dell'amore filiale di Cristo risplende nella nebbia dei secoli. Pur sopportando le torture più acute, non dimenticò Sua madre, anzi, prese tutti i provvedimenti necessari per il suo futuro. SDR 160.2

La missione della vita terrena di Cristo era ormai compiuta. Disidratato, Egli disse: “Ho sete”. Allora i soldati bagnarono la spugna nell’accetto e fiele e gliela offrirono da bere; e quando l’ebbe assaggiato, lo rifiutò. Ora il Signore della vita e della gloria stava morendo, un riscatto per la razza. Portando i peccati del mondo, subì l’ira del Padre. Come sostituto dell’uomo, l’ira di Dio rese il calice troppo amaro e spezzò il cuore del Figlio di Dio. SDR 160.3

Su Cristo, sostituto e sicurezza dell’uomo, fu posta l’iniquità dell’umanità. Era considerato un trasgressore, e solo Lui poteva riscattare l’uomo dalla maledizione della legge. Cristo il nostro sostituto e la nostra salvezza, prese su di sé la malvagità di noi tutti. Per poterci redimere dalla condanna della legge, fu annoverato tra i peccatori. I peccati di tutti i discendenti di Adamo gravavano sul Suo cuore; la collera di Dio contro il peccato, terribile manifestazione della sua disapprovazione, riempiva di costernazione il cuore di Gesù. Il distacco dal Padre in quell’ora suprema di angoscia straziava il cuore del Salvatore con un dolore che nessun uomo può comprendere pienamente. SDR 160.4

Egli sopporto ogni fitta dolorosa; il sangue scorreva dalla Sua testa ferita; mani e piedi doloranti, le convulsioni di agonia che lo tormentavano, e l’indicibile angoscia, riempivano la Sua anima. Attraverso questo volto sofferente, il Padre ci sta dicendo: “È per amor tuo che il Figlio di Dio acconsente che questi crimini Gli vengano imposti; per te Egli ha sconfitto il dominio della morte, e apre le porte del Paradiso e vi dona la vita immortale. SDR 160.5

Colui che placò le onde durante la tempesta con la Sua parola e camminò su suoi flutti, che facevano tremare i diavoli; fece sì che le malattie fuggivano con il tocco delle Sue mani; Colui che ha resuscitato i morti e ha aperto gli occhi ai ciechi, offre Sé stesso sulla croce come l’ultimo sacrificio per l’uomo. Lui, il portatore del peccato, sopportò la punizione a causa dell’iniquità e diventò il peccato per l’uomo. Le tentazioni di Satana, l’abbiano afflitto il cuore di Gesù. SDR 161.1

Il nostro Redentore gemette sotto il peso del peccato. Non c'è da stupirsi che la Sua umanità, in quell’ora spaventosa venne scossa. Gli angeli assistettero con stupore alla disperata agonia del Figlio di Dio. Le schiere del cielo velavano i loro volti a quella spaventosa scena. Gli angeli assistevano attoniti alla disperata agonia del Salvatore e si velavano il volto di fronte a quel terribile spettacolo. La natura stessa esprimeva simpatia per il suo Creatore insultato e morente. Il sole si rifiutò di illuminare quella scena orrenda. I raggi splendenti di mezzogiorno sparirono all’improvviso e fitte tenebre, simili a un drappo funebre, avvolsero la croce. “Si fecero tenebre per tutto il paese fino all’ora nona”. Luca 23:44 Nessuna eclisse, nessuna causa naturale produsse quella oscurità, fitta come quella di una notte senza luna e senza stelle. SDR 161.2

Verso l’ora nona le tenebre diminuirono, ma rimasero solo intorno al Salvatore: erano simbolo dell’agonia e dell’orrore che gravavano sul suo cuore. Nessun occhio poteva penetrare l’oscurità che circondava la croce, e ancor meno quella più fitta dell’anima sofferente del Cristo. Dei lampi sfolgoravano intorno a lui; appeso al legno. Allora “Gesù gridò con gran voce: Elì, Elì, lamà sabactanì? cioè: Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?” Marco 15:34 SDR 161.3