La Storia Della Redenzione
Giuseppe in Egitto
I fratelli di Giuseppe, in un primo momento volevano ucciderlo, ma alla fine si accontentarono di venderlo come schiavo per evitare che diventasse superiore a loro. Pensavano di averlo mandato dove non li avrebbe più disturbati con i suoi sogni, e dove non c'era la minima possibilità che si realizzassero. Ma Dio usò le loro azioni per realizzare proprio quello che avevano deciso che non sarebbe mai successo: che lui avrebbe regnato su di loro. SDR 67.4
Il Signore non permise a Giuseppe di andare in Egitto da solo. Gli angeli prepararono il cammino per l'accoglienza che avrebbe ricevuto lì. Potifar, funzionario della corte del faraone, capitano della guardia, lo comprò dagli Ismaeliti. E l'Altissimo fu con Giuseppe, gli diede prosperità e lo rese caro al suo padrone, così che questi affidò alle cure del giovane tutto ciò che possedeva. “Così Potifar lasciò tutto quanto nelle mani di Giuseppe e non si preoccupava più di cosa alcuna, tranne del suo proprio cibo”. Genesi 39:6 Per un ebreo preparare il cibo per un egiziano era considerato un abominio. SDR 68.1
Quando fu tentato di deviare dalla retta via, di violare la legge di Dio e di tradire il suo padrone, resistette fermamente, e diede prova della potenza e del timore di Dio nella risposta che diede alla moglie del suo padrone. Facendo riferimento alla grande fiducia del suo padrone e al fatto che gli aveva affidato tutto ciò che aveva, esclamò: “Come potrei fare questo grande male e peccare contro Dio?” Genesi 39:8-9 Nessuno poteva farlo deviare dal cammino della giustizia per calpestare la legge di Dio né con l'adulazione né con le minacce. Quando fu ingiustamente accusato di aver commesso un nefando crimine, non sprofondò nella disperazione. Consapevole della sua innocenza e della sua giustizia, continuò a confidare in Dio. E il Signore, che lo aveva sostenuto fino a quel momento, non lo abbandonò. Fu rinchiuso e gettato in una tetra cella. Ma il Signore trasformò anche quella disgrazia in una benedizione. Suscitò la simpatia del direttore della prigione, e presto Giuseppe fu responsabile di tutti i prigionieri. SDR 68.2
Qui abbiamo un esempio per tutte le generazioni di credenti che devono vivere sulla terra. Anche se esposti alla tentazione devono sapere che c'è una difesa a portata di mano, e se alla fine non riceveranno protezione sarà colpa loro. Dio sarà un aiuto rapido e il Suo Spirito sarà uno scudo. Anche se circondati dalle tentazioni più terribili, c'è una fonte di forza a cui possono attingere per resistere. Quanto fu tremendo l'assalto che fu inferto alla natura morale di Giuseppe! SDR 68.3
Eppure con quanta prontezza e fermezza resistette. Soffrì a causa delle sue virtù e della sua integrità, perché colei che lo aveva traviato si vendicò e servendosi della sua influenza lo mandò in prigione, accusandolo falsamente di un crimine che non aveva commesso. Giuseppe soffrì perché non volle cedere. Mise la sua reputazione e i suoi interessi nelle mani di Dio. E anche se per un periodo dovette essere afflitto, questa prova era necessaria per prepararlo per una posizione importante. Il Signore voleva che la reputazione di Giuseppe che era stata oscurata da false testimonianze, risplendesse di nuovo più tardi. Dio utilizzò persino la prigione come un mezzo che lo avrebbe portato alla sua elevazione. La virtù a tempo debito divenne la sua ricompensa. Lo scudo che proteggeva il cuore di questo giovane era il timore di Dio che lo induceva ad essere fedele e giusto al suo padrone, e leale al suo Dio. SDR 68.4
Anche se Giuseppe fu esaltato e divenne capo di tutta la nazione, non dimenticò Dio. Sapeva di essere uno straniero in una terra straniera, di essere separato da suo padre e dai suoi fratelli che lo avevano spesso schernito e deriso, ma non smise mai di credere fermamente che la mano dell'Altissimo lo avesse guidato verso una posizione più importante. Pur dipendendo costantemente da Dio, egli adempì fedelmente ai doveri del suo ufficio di governatore del paese d'Egitto. SDR 69.1
Giuseppe camminò con Dio. Non permise di essere sviato dal sentiero della giustizia per disobbedire alla legge di Dio né con lusinghe né con minacce. Il suo autocontrollo, la sua pazienza nelle avversità e la sua incrollabile fedeltà, sono stati registrati a beneficio di tutti coloro che in seguito avrebbero vissuto sulla terra. Quando i suoi fratelli riconobbero il loro peccato in sua presenza, Egli li perdonò completamente e manifestò con i suoi atti generosi e amorevoli che non nutriva alcun risentimento per il modo crudele con cui lo avevano trattato precedentemente. SDR 69.2