La Storia Della Redenzione

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L’inizio del diluvio

Ma l’ottavo giorno cupi nubi apparvero nel cielo, accompagnate dal brontolio del tuono e dal bagliore dei lampi e caddero le prime gocce d’acqua. Gli uomini, che non avevano mai visto nulla del genere, ebbero paura. Tutti pensarono: “Forse Noè aveva ragione, forse il mondo è davvero condannato alla distruzione”. Intanto, il cielo si oscurava sempre più e la pioggia aumentava di intensità. Gli animali vagavano qua e là in preda al terrore e i loro confusi lamenti sembravano preannunciare il loro destino e quello degli uomini. Subito dopo “...tutte le fonti del grande abisso scoppiarono e le cateratte del cielo si aprirono”. Genesi 7:11. Sembrava davvero che si fossero aperte le cateratte del cielo. I fiumi travolsero gli argini e inondarono le valli; dalla terra scaturivano grossi getti d’acqua di eccezionale potenza, che scagliavano in alto le rocce, per centinaia di metri, facendole poi sprofondare nel terreno. Gli uomini assistettero alla distruzione delle loro opere. Gli splendidi edifici, i magnifici giardini, i boschetti e i loro idoli: tutto fu distrutto dai fulmini e trascinato via con forza. Gli altari sui quali venivano offerti i sacrifici umani furono abbattuti, ciò che Dio detestava fu distrutto davanti a loro dall'ira divina, ed essi tremarono davanti alla potenza del Dio vivente, il Creatore del cielo e della terra, e fu fatto loro sapere che le loro abominazioni e gli orribili sacrifici idolatri avevano portato alla loro distruzione. SDR 43.1

La violenza della tempesta aumentò, e tra la furia degli elementi si sentiva il lamento di coloro che avevano disprezzato l'autorità di Dio. Alberi, edifici, rocce e terra furono scagliati in ogni direzione. Il terrore degli uomini e degli animali era indescrivibile. Satana stesso, costretto a stare in mezzo alla furia degli elementi, temeva per la sua vita. SDR 43.2

Egli aveva provato piacere nel dominare una stirpe così potente e avrebbe desiderato che essa continuasse a praticare azioni spregevoli e a ribellarsi contro il Signore del cielo. Ora però imprecava contro Dio, accusandolo di essere ingiusto e crudele. Molte persone, come Satana, bestemmiarono contro Dio, e se avessero potuto, realizzare i propositi della loro ribellione, lo avrebbero cacciato dal Suo trono di giustizia. Altri erano in preda al terrore e tendevano le mani verso l’arca implorando di potervi entrare. Ma fu tutto inutile. Dio aveva chiuso la porta, l'unica entrata, che solo Lui poteva aprire. La paura e il pentimento arrivarono troppo tardi. Dovettero riconoscere che c'era un Dio vivente più potente dell'uomo, che avevano sfidato e bestemmiato. Lo invocarono ardentemente, ma l'orecchio divino era chiuso alle loro grida. Alcuni, in preda alla disperazione, cercarono di aprirsi un varco nell'arca, ma la solida struttura resistette a tutti i loro assalti. Altri vi si aggrapparono fino a quando non furono portati via dalla furia della corrente, o dalle rocce e dagli alberi che volavano in ogni direzione. SDR 43.3

Coloro che avevano disprezzato gli avvertimenti di Noè e avevano ridicolizzato quel fedele predicatore di giustizia, si pentirono troppo tardi della loro incredulità. L'arca tremò e si agitò vigorosamente. Gli animali al suo interno esprimevano con vari suoni la loro paura incontrollata; tuttavia, tra la furia degli elementi, le acque che salivano e il violento sbattere degli alberi e delle rocce, l'arca avanzava sicura. Alcuni angeli molto forti la guidavano e la proteggevano da ogni pericolo. La sua preservazione in ogni istante di quella terribile tempesta di quaranta giorni e quaranta notti fu un miracolo dell'Onnipotente. SDR 44.1

Intanto, sulla terra devastata dalla tempesta, gli animali si avvicinavano agli uomini, come se si aspettassero di ricevere aiuto. Alcuni legarono i loro figli ad animali forti, e fecero lo stesso con se stessi, perché sapevano che questi avrebbero lottato per la loro vita, e sarebbero saliti sulle cime più alte per fuggire dalle acque che salivano. La tempesta, tuttavia, non diminuì la sua furia; le acque, d'altra parte, salirono più rapidamente che al principio. SDR 44.2

Alcuni si aggrapparono ad alti alberi sulle cime più alte della terra, ma questi furono sradicati e scagliati violentemente nell'aria come se qualcuno li avesse gettati con furia, insieme a pietre e fango con il loro carico di esseri umani. Uno dopo l’altro quei precari rifugi vennero abbandonati; l’acqua saliva sempre più e la gente cercò scampo sulle montagne. Uomini e animali si contendevano un punto di appoggio, finché vennero spazzati via insieme. Coloro che si trovavano sulle cime più alte perirono ugualmente nelle acque del diluvio. SDR 44.3

Con ansia Noè e la sua famiglia assistettero al diminuire delle acque. Il patriarca desiderava uscire e mettere di nuovo piede sulla terraferma. Mandò un corvo, che lasciò l'arca e ritornò. Non ricevette l'informazione che desiderava, così mandò una colomba che, non trovando un posto dove posarsi, tornò all'arca. Dopo sette giorni liberò di nuovo una colomba, e quando videro il ramo d'ulivo nel suo becco, gli otto membri della famiglia si rallegrarono molto, poiché erano stati rinchiusi nell’arca per tanto tempo. SDR 44.4

Nuovamente un angelo scese e aprì la porta. Noè poteva aprire la parte superiore, ma non poteva aprire ciò che Dio aveva chiuso. Il Signore parlò a Noè attraverso l'angelo che aprì la porta, e comandò alla sua famiglia di uscire dall'arca con tutte le creature viventi che vi erano dentro. SDR 45.1