La Storia Della Redenzione

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Il panorama del gran conflitto

Al di sopra del trono, sotto l’emblema della croce, come in una veduta panoramica appaiono le scene della tentazione di Adamo e della sua caduta e tutte le fasi successive del grande piano della redenzione. L’umile nascita del Salvatore; la sua infanzia e la sua adolescenza contrassegnate dalla semplicità e dall’ubbidienza; il suo battesimo nel Giordano; il suo digiuno e la sua tentazione nel deserto; il suo ministero pubblico, che rivelò agli uomini le preziose benedizioni celesti; le sue giornate piene di atti di bontà e di misericordia; le sue notti di veglia e di preghiera trascorse nella solitudine dei monti; i complotti, suggeriti dall’invidia, dall’odio e dalla malvagità, che ripagavano i suoi benefici; la tremenda e misteriosa agonia nel Getsemani sotto il peso opprimente dei peccati di tutto il mondo; il tradimento e la consegna nelle mani di una folla omicida; i tragici eventi di quella notte di orrore; il prigioniero, che non opponeva nessuna resistenza, abbandonato dai suoi discepoli e brutalmente trascinato per le vie di Gerusalemme; il Figlio di Dio presentato con esultanza ad Anna, accusato nel palazzo del sommo sacerdote, nell’aula del tribunale di Pilato, davanti al codardo e crudele Erode, schernito, vilipeso, torturato e condannato a morte: tutto viene chiaramente descritto. SDR 304.2

E ora davanti alla folla fremente, passano le scene finali della storia dell’umanità: il mite martire percorre il sentiero che conduce al Calvario; il Principe del cielo è inchiodato sulla croce; i superbi sacerdoti e la vile plebaglia deridono la sua agonia mortale. Nel momento in cui il Redentore rende l’ultimo respiro delle tenebre soprannaturali invadono la scena; la terra trema, le rocce si schiantano e le tombe si aprono. SDR 304.3

L’orribile spettacolo è fedele in ogni dettaglio. Satana, i suoi angeli e i suoi seguaci non possono distogliere gli sguardi dalla loro opera. Ogni attore di questo dramma ricorda la parte che ha recitato. Erode, che decretò la strage degli innocenti a Betlemme per far morire il re d’Israele; l’infame Erodiade che ha sulla coscienza il sangue di Giovanni Battista; il debole e opportunista Pilato; i soldati schernitori: i sacerdoti, i capi e la folla impazzita che gridavano: “Il suo sangue ricada su noi e sopra i nostri figli”: tutti si rendono conto della gravità della loro colpa. Invano tentano di nascondersi alla vista di colui il cui splendore supera quello del sole, mentre i redenti gettano le loro corone ai piedi del Salvatore esclamando: “Egli è morto per me! SDR 305.1

Nella folla dei redenti ci sono gli apostoli di Gesù: l’eroico Paolo, l’ardente Pietro, l’amato e gentile Giovanni, i loro fedeli convertiti e il grande corteo dei martiri; mentre fuori delle mura, in compagnia di esseri vili e malvagi, ci sono coloro che li perseguitarono, li imprigionarono e li uccisero. Nerone, quel mostro di crudeltà e di vizi, contempla l’esultanza e la gioia di coloro che ha torturato e le cui sofferenze gli procurarono un piacere diabolico. Anche sua madre è là per vedere il frutto della sua opera e constatare come i difetti da lei trasmessi al figlio, le passioni incoraggiate e coltivate con il suo influsso e con il suo esempio, hanno avuto come risultato quei crimini che hanno fatto fremere il mondo. SDR 305.2

Vi sono i sacerdoti e i prelati di Roma, che pretendevano di essere gli ambasciatori del Cristo, che ricorrevano alla ruota, al carcere e al patibolo, per piegare le coscienze dei veri discepoli del Salvatore. Vi sono gli orgogliosi pontefici che esaltavano sé stessi al di sopra di Dio e pretendevano di avere il diritto di cambiare la legge dell’Altissimo. Quei presunti padri della chiesa dovranno presentare a Dio un grosso conto, dal quale preferirebbero essere dispensati. Troppo tardi si renderanno conto che l’Onnipotente è geloso della sua legge e in nessun modo considererà il colpevole per innocente. Essi vedono che il Cristo identifica il proprio interesse con quello del suo popolo oppresso e sentono tutta la portata delle sue parole: “...in quanto l’avete fatto ad uno di questi miei minimi fratelli, l’avete fatto a me”. Matteo 25:40. SDR 305.3