La Storia Della Redenzione
Capitolo 6—Le Offerte Di Caino E Abele
Genesi 4:1-15
Caino e Abele, i figli di Adamo, avevano caratteri molto diversi... Abele temeva Dio. Caino, invece, nutriva sentimenti di ribellione e mormorava contro Dio a causa della maledizione pronunciata su suo padre e sulla la terra che era stata maledetta per il suo peccato. Entrambi conoscevano il piano che Dio aveva disposto per la salvezza dell’uomo e comprendevano il significato del sistema di sacrifici che Dio aveva stabilito. Erano consapevoli che l’adesione al piano di Dio implicava l’ubbidienza alla Sua volontà. Senza spargimento di sangue non ci sarebbe stato perdono; immolando una vittima, essi dimostravano di aver fede nella promessa del sacrificio di Cristo, il cui simbolo era l’offerta di agnelli primogeniti del gregge. Quel sacrificio li avrebbe indotti a ricordare sempre il loro peccato e il Redentore promesso, Colui che doveva diventare il grande sacrificio fatto per l'uomo. SDR 33.1
Caino portò la sua offerta a Dio mentre mormorava e manifestava infedeltà nel suo cuore riguardo al Sacrificio promesso. Non era disposto a seguire rigorosamente il piano per obbedire e procurarsi un agnello da offrire con i frutti della terra. Semplicemente prese i frutti della terra e trascurò la richiesta di Dio. Il Signore aveva fatto sapere ad Adamo che senza spargimento di sangue non c'era remissione del peccato. Caino non si preoccupò nemmeno di prendere il meglio dei suoi frutti. SDR 33.2
Abele consigliò suo fratello di non presentarsi davanti al Signore senza il sangue del sacrificio, ma Caino, essendo il maggiore, non gli diede ascolto. Disprezzò il suo consiglio e, con dubbi e mormorii riguardo la necessità delle offerte cerimoniali, presentò la sua offerta, ma Dio non l'accettò. SDR 33.3
Abele portò dei primogeniti del suo gregge e del grasso, come Dio aveva comandato; e nella piena fiducia nel Messia promesso e con umile riverenza, presentò l'offerta. Dio l'accettò. Una luce dal cielo consumò l'offerta di Abele. Caino non vide alcun segno che il suo sacrificio fosse stato accettato. Era adirato con il Signore era con suo fratello. Dio fu disposto a mandare un angelo a conversare con lui, che gli chiese perché fosse arrabbiato, e gli comunicò che se si fosse comportato bene e avesse seguito le indicazioni che Dio gli aveva dato, il Signore avrebbe accettato e apprezzato la sua offerta. Ma se non si sottometteva umilmente ai piani di Dio, e non credeva e non gli obbediva, non poteva essere accettato. L'angelo disse a Caino che non c'era nessuna ingiustizia da parte di Dio, nessun favoritismo per Abele, ma che in conseguenza del suo peccato e della disobbedienza al comando esplicito del Signore, non poteva accettare la sua offerta; ma che se avesse fatto bene sarebbe stato accettato dall'Altissimo, e suo fratello lo avrebbe ascoltato, e lui avrebbe preso il comando perché era il maggiore. SDR 33.4
Ma anche dopo essere stato fedelmente istruito, Caino non si pentì. Invece di censurare e aborrire sé stesso per la sua incredulità, continuò a lamentarsi dell'ingiustizia e della parzialità di Dio; e spinto dalla sua gelosia e dal suo odio, contese con Abele e lo coprì di rimproveri. Egli indicò docilmente l'errore di suo fratello e gli mostrò che il male era in lui stesso. Ma Caino odiò suo fratello dal momento in cui Dio gli aveva manifestato la prova della sua accettazione. Abele cercò di placare la sua rabbia ricordandogli la compassione che Dio aveva mostrato nel tenere in vita i loro genitori quando avrebbe potuto portarli via subito. Gli disse che Dio li amava, perché se non l'avesse fatto, non avrebbe dato suo Figlio, innocente e santo, per sopportare l'ira che l'uomo meritava di soffrire per la sua disobbedienza. SDR 34.1