La Storia Della Redenzione
Giorni di pericolo
Per la chiesa del Cristo furono giorni difficili. I cristiani fedeli erano pochi. Sebbene la verità non fosse rimasta senza sostenitori, talvolta sembrava che l’errore e la superstizione dovessero trionfare e sostituire la vera religione. Il messaggio del Vangelo era stato perso di vista, mentre si moltiplicavano gli aspetti formali della religione e la gente veniva oppressa da rigorose imposizioni. SDR 236.3
Gli uomini erano non solo esortati a considerare il papa come il loro mediatore terreno, ma a confidare nelle proprie opere per la remissione dei peccati. Lunghi pellegrinaggi, atti di penitenza, adorazione delle reliquie, costruzione di chiese, cappelle e altari, versamento di forti somme di denaro alla chiesa: queste e altre cose simili erano imposte per placare l’ira di Dio e assicurarsi il suo favore, quasi egli fosse come gli uomini e, irritandosi per delle banalità, potesse essere placato con doni o atti di penitenza. Nonostante il vizio dilagasse, anche fra i dirigenti della chiesa di Roma, il suo influsso cresceva costantemente. SDR 236.4
Ancora prima del consolidamento del potere papale, l’insegnamento dei filosofi pagani aveva goduto dell’attenzione della chiesa ed esercitato su di essa un forte influsso. Molti, pur dicendosi convertiti, continuavano ad attenersi alle direttive della filosofia pagana e non solo ne approfondivano lo studio, ma cercavano di imporlo anche ad altri. In tal modo, gravi errori iniziarono a caratterizzare la fede cristiana. Uno dei più evidenti fu la dottrina dell’immortalità naturale dell’anima e dello stato cosciente dei morti. Questa dottrina costituì la base dell’insegnamento di Roma relativo all’invocazione dei santi e all’adorazione della vergine Maria. Da essa nacque anche l’eresia delle pene eterne che finì per essere incorporata nel credo papale. SDR 237.1
Era pronta la via per un’altra invenzione del paganesimo, che la chiesa di Roma definì purgatorio e servì per intimorire le folle ingenue e superstiziose. Con questa eresia si affermava l’esistenza di un luogo di tormento, dove le anime di coloro che non meritavano la dannazione eterna avrebbero subito il castigo dei peccati commessi per poi passare in cielo, una volta purificati. SDR 237.2
La dottrina delle indulgenze permise alla chiesa di Roma di trarre profitto dal timore e dai vizi dei suoi aderenti. La completa remissione dei peccati, passati, presenti e futuri e la liberazione da ogni pena, furono promesse a quanti si fossero arruolati per le guerre del pontefice, intese a estendere i suoi possedimenti, a punire i nemici e a sterminare chi avesse osato negare la sua supremazia spirituale. Si insegnava al popolo che il versamento di denaro alla chiesa permetteva di liberarsi dal peccato e di liberare le anime di amici defunti gettati nelle fiamme del purgatorio. Con mezzi simili, Roma riempì i propri forzieri e conservò il fasto, il lusso e il vizio dei pretesi rappresentanti di colui che non aveva neppure dove posare il capo. SDR 237.3
La Santa Cena istituita dal Signore fu sostituita dal sacrificio idolatrico della messa. I sacerdoti pretendevano di convertire il pane e il vino “nel corpo, nel sangue, nell’anima e nella divinità del Cristo”. Con blasfema presunzione, sostenevano di avere il potere di creare Dio, il Creatore di tutte le cose. I cristiani erano invitati, pena la morte, a credere in questa eresia. Folle intere che si rifiutarono di accettarla furono arse vive. SDR 237.4
Ma “il mezzogiorno del papato fu la mezzanotte del mondo”. Le Sacre Scritture erano quasi sconosciute, non soltanto al popolo ma anche ai sacerdoti. Simili agli antichi farisei, i dirigenti romani odiavano il messaggio che avrebbe rivelato i loro peccati. Eliminata la legge di Dio, regola di giustizia, essi esercitavano un’autorità illimitata e si abbandonavano al vizio senza freni. Predominavano la frode, l’avarizia e la corruzione. Gli uomini non esitavano davanti a nessun crimine che potesse assicurare loro la ricchezza e il potere. I palazzi dei papi e degli alti prelati erano teatro delle peggiori forme di immoralità. Alcuni pontefici si resero colpevoli di delitti così ripugnanti che certi sovrani, giudicandoli esseri così abietti da non poter essere tollerati, ne chiesero la destituzione. Per secoli l’Europa non aveva fatto progressi nel campo delle scienze, delle arti o della civiltà. Sembrava che una paralisi morale e intellettuale avesse colpito la cristianità. SDR 237.5