La Storia Della Redenzione

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Capitolo 44—La Grande Apostasia

Quando Gesù rivelò ai suoi discepoli quale sarebbe stata la sorte di Gerusalemme, illustrò anche le scene relative al suo secondo avvento e predisse l’esperienza del suo popolo, dal momento in cui egli sarebbe stato accolto in cielo fino al suo ritorno con potenza e gloria per la loro liberazione. Dall’alto del monte degli Ulivi, il Salvatore vide la bufera che stava per abbattersi sulla chiesa apostolica e, proiettandosi ancor più nel futuro, i suoi occhi scorsero le furiose e devastanti tempeste che avrebbero colpito i suoi discepoli nel corso di quei secoli caratterizzati dalla persecuzione e dalla mancanza di conoscenza. Con pochi e brevi cenni, ma profondamente significativi, predisse l’atteggiamento ostile dei capi di questo mondo contro la chiesa di Dio. Matteo 24:9, 21,22. I discepoli di Gesù avrebbero dovuto percorrere lo stesso sentiero di umiliazioni, scherni e sofferenze già percorso dal Maestro. L’ostilità espressa nei confronti del Redentore del mondo si sarebbe manifestata anche nei confronti di coloro che avrebbero creduto nel suo nome. SDR 228.1

La storia della chiesa primitiva testimonia l’adempimento delle parole del Salvatore. Le potenze terrene e quelle infernali si allearono contro il Cristo nella persona dei suoi discepoli. Il paganesimo, prevedendo che se il messaggio del Vangelo avesse trionfato i suoi templi e i suoi altari sarebbero stati eliminati, riunì le sue forze per annientare il cristianesimo e accese il fuoco della persecuzione. I cristiani furono privati di tutto ciò che possedevano, strappati alle loro famiglie e sottoposti a tremende prove. Ebrei 10:32. Essi subirono “...scherni e flagelli; ed anche catene e prigionia”. Ebrei 11:36 Molti suggellarono con il sangue la loro testimonianza. Nobili e schiavi, ricchi e poveri, semplici e colti, furono tutti trucidati senza pietà. SDR 228.2

Gli sforzi di Satana per distruggere con la violenza la chiesa del Cristo furono vani. Il grande conflitto nel quale i discepoli di Gesù persero la vita non finì quando essi caddero sul loro posto di combattimento. Anche se apparentemente sconfitti, risultarono vincitori. I figli di Dio furono trucidati, è vero, ma la sua opera si sviluppò ugualmente; il Vangelo continuò a essere predicato e il numero dei suoi aderenti aumentò sempre più. Esso penetrò anche nelle regioni che fino ad allora erano state inaccessibili perfino ai romani. Un cristiano, nel corso di una discussione con governanti pagani che sostenevano la necessità di continuare le persecuzioni, affermò: “Voi potete ucciderci, torturarci, condannarci... La vostra ingiustizia è la dimostrazione della nostra innocenza... A nulla serve la vostra crudeltà”. Essa, infatti, non era altro che un efficace invito per convincere altri ad accettare il cristianesimo. “Più siamo falciati, più il nostro numero aumenta: il sangue dei martiri è come un seme!” SDR 228.3

Migliaia furono imprigionati e uccisi, ma altri vennero a sostituirli. Quelli che venivano martirizzati per la loro fede venivano considerati vincitori del Cristo. Essi avevano combattuto il “buon combattimento” e avrebbero ricevuto la corona della gloria al ritorno di Gesù. Le sofferenze sopportate spinsero i cristiani a unirsi maggiormente gli uni agli altri e al loro Redentore. L’esempio della loro vita e la loro testimonianza in punto di morte erano una conferma costante della verità. Accadde, cosa del tutto inattesa, che alcuni sudditi di Satana riuscirono a sottrarsi alla schiavitù del peccato e a schierarsi dalla parte del Cristo. SDR 229.1