La Storia Della Redenzione
La prima conferenza generale
Alcuni ebrei della Giudea suscitarono una generale costernazione tra i pagani credenti, agitando la questione della circoncisione. Affermavano, con grande sicurezza, che nessuno poteva essere salvato senza essere circonciso e osservare l'intera legge cerimoniale. SDR 215.4
Nella chiesa di Antiochia la questione della circoncisione provocò delle discussioni e diffuse uno spirito di contesa tra i credenti. Questi ultimi, temendo che tale argomento provocasse una scissione nella chiesa, decisero di mandare Paolo e Barnaba, con alcuni responsabili della chiesa, a Gerusalemme, per presentare la questione agli apostoli e agli anziani. A Gerusalemme, essi avrebbero incontrato i delegati di altre chiese e tutti i credenti che si sarebbero recati nella città per celebrare le prossime festività. Era necessario che il concilio generale si pronunciasse su questa questione. Fino a quel momento, qualsiasi controversia doveva cessare. La decisione del concilio sarebbe stata accettata da tutte le chiese: ad esso spettava la soluzione definitiva della controversia. SDR 215.5
All'arrivo a Gerusalemme, i delegati di Antiochia riferirono davanti all'assemblea delle chiese il successo che aveva assistito al ministero con loro, e la confusione derivante dal fatto che alcuni farisei convertiti dichiararono che i convertiti pagani dovevano essere circoncisi e osservare la legge di Mosè per essere salvato. A Gerusalemme, i delegati di Antiochia incontrarono i fratelli delle varie chiese, che si erano riuniti per un convegno generale, e riferirono a questi ultimi il successo ottenuto nel loro ministero tra i Gentili. Poi, diedero un chiaro resoconto della confusione che certi convertiti farisei avevano creato nella chiesa di Antiochia, sostenendo l’obbligo della circoncisione e l’osservanza della legge di Mosè per tutti i Gentili che si erano convertiti al cristianesimo. SDR 216.1
Gli ebrei erano sempre stati orgogliosi dei rituali che Dio aveva loro prescritto. Molti di quelli che si erano convertiti al cristianesimo credevano ancora che se Dio aveva chiaramente stabilito il modo in cui gli ebrei dovevano adorare, era improbabile che autorizzasse un cambiamento dei princìpi che regolavano l’appartenenza al suo popolo. Essi insistettero nel dire che le leggi e le cerimonie ebraiche dovevano essere riprese dal cristianesimo. I giudei non capivano che tutte le offerte sacrificali prefiguravano la morte del Figlio di Dio; se dunque il tipo aveva sostituito l’antitipo, non aveva più senso continuare a celebrare i riti e le cerimonie riguardanti l’alleanza che Dio aveva stabilito con Mosè. SDR 216.2
Paolo, prima della sua conversione, si considerava irreprensibile “quanto alla giustizia che è nella legge”. Filippesi 3:6 Ma dopo il suo cambiamento di vita, egli aveva acquisito una chiara concezione della missione del Salvatore come il Redentore di tutte le genti, dei giudei come dei Gentili, e aveva compreso la differenza esistente tra una fede vissuta e un formalismo privo di entusiasmo. Alla luce del Vangelo, gli antichi riti e le cerimonie prescritti a Israele avevano acquisito un nuovo e più profondo significato. Tutti gli eventi che essi prefiguravano si erano adempiuti. Coloro che vivevano sotto la nuova alleanza del Vangelo, erano stati esentati dalla loro osservanza. L’apostolo Paolo, comunque, continuò a osservare in spirito e in lettera l’immutabile legge dei dieci comandamenti. SDR 216.3