La Storia Della Redenzione

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Il libero arbitrio dell’uomo

Dio istruì i nostri progenitori riguardo all'albero della conoscenza e furono informati della caduta di Satana e il pericolo nell’ascoltare i suoi suggerimenti. Non gli tolse il potere di mangiare il frutto proibito. Gli lasciò la libera scelta di credere alla Sua parola, di obbedire ai Suoi comandamenti e vivere, o credere al tentatore, disobbedire e quindi morire. Entrambi mangiarono, e la grande saggezza che ottennero fu la conoscenza del peccato e il senso di colpa. Il manto di luce che li avvolgeva scomparve presto e, presi da un senso di colpa e di aver perso la protezione divina, un tremito li colse e cercarono di coprire i loro corpi nudi. I nostri progenitori scelsero di credere alle parole di un serpente; eppure, il tentatore, non aveva espresso alcun segno del suo amore. Non aveva fatto nulla per la loro felicità e beneficio, mentre Dio aveva dato loro tutto ciò che era buono, sia il cibo o qualsiasi altra cosa piacevole alla vista. Ovunque l'occhio si posava, essi vedevano abbondanza e bellezza; tuttavia, Eva fu ingannata dal serpente e arrivò a pensare che le fosse stato negato qualcosa che poteva renderla saggia come Dio stesso. Invece di credere in Dio e fidarsi di Lui, rifiutò meschinamente la Sua bontà e accettò le parole di Satana. SDR 22.3

In un primo momento anche Adamo immaginò di essere entrato in una sfera di esistenza più elevata, ma ben presto il pensiero del peccato lo riempì di terrore. L’aria, fino a poco tempo prima mite e tiepida, sembrava improvvisamente gelida. La coppia colpevole provò un sentimento di peccato. Sentivano paura per il futuro, un'impressione di mancanza e di nudità dell'anima. Il dolce amore e la pace, e quel felice, estatico appagamento, sembravano essere scomparsi, e al loro posto era subentrato un senso di bisogno che non avevano mai provato prima. L’alone di luce che li avvolgeva era scomparso e per sostituirlo cercarono di confezionarsi qualcosa per coprirsi perché non potevano presentarsi nudi davanti a Dio e agli angeli. SDR 22.4

Il loro crimine apparve nella sua vera luce. La trasgressione del comando di Dio assunse un carattere più chiaro. Adamo rimproverò la sua compagna per la follia di essersi allontanata da lui e di aver permesso al serpente di ingannarla. Entrambi nutrivano tuttavia ancora un’illusione; quel Dio che tante volte aveva dimostrato il Suo amore avrebbe perdonato la trasgressione, o ne avrebbe alleggerito la pena. In quell’istante Satana esultava per il suo successo. Aveva spinto la donna a dubitare dell’amore di Dio e della Sua saggezza, inducendola a trasgredire la legge e a provocare la rovina di Adamo. SDR 23.1

La notizia della caduta dell’uomo si diffuse subito in tutto cielo. Le arpe smisero di suonare. Gli angeli si tolsero le corone per manifestare la loro tristezza. Tutto il cielo era in tensione. Gli angeli erano addolorati per la meschina ingratitudine dell'uomo in risposta alle ricchezze che Dio gli aveva offerto. Si tenne un consiglio per decidere cosa si dovesse fare con la coppia colpevole. Gli angeli temevano che l’uomo cogliesse altri frutti dell’albero della vita, diventando così un peccatore immortale. Il Signore visitò Adamo ed Eva e fece loro conoscere le conseguenze della loro disobbedienza. Nella loro innocenza e santità avevano sempre accolto il loro Creatore con gioia, ma ora erano terrorizzati e cercarono di nascondersi negli angoli più remoti del giardino. Ma “...l’Eterno Iddio chiamò l’uomo e gli disse: Dove sei? Ed egli rispose: Ho udito la tua voce nel giardino, e ho avuto paura, perché ero nudo, e mi sono nascosto. E Dio disse: Chi t’ha mostrato ch’eri nudo? Hai tu mangiato del frutto dell’albero del quale io t’avevo comandato di non mangiare?” Genesi 3:9-11 SDR 23.2

Adamo non poteva negare né giustificare il suo errore. Invece di mostrarsi pentito, accusò sua moglie perché disse: “...La donna che tu m’hai messa accanto, è lei che mi ha dato del frutto dell’albero, e io ne ho mangiato”. Genesi 3:12 Quando la donna si sentì dire: “Perché hai fatto questo?” Rispose: “Il serpente mi ha sedotta, ed io ne ho mangiato”. Genesi 3:13 SDR 23.3