Cristo Innalzato Come Figlio Di Dio

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Nella Corte celeste, 2 novembre

...per cui egli può anche salvare appieno coloro che per mezzo suo si accostano a Dio, vivendo egli sempre per intercedere per loro. Ebrei 7:25 CIF 316.1

Il Redentore del mondo possedeva il potere di attirare gli uomini a Sé, di acquietare le loro paure, di dissipare le loro tristezze, di infondere in loro la speranza e il coraggio, di permettergli di credere nella volontà di Dio e di riceverlo mediante i meriti del Sostituto divino. Come oggetto dell’amore di Dio, dovremmo essere grati di avere un Mediatore, un Avvocato, un Intercessore nelle coorti celesti, che supplica in nostro favore davanti al Padre. Abbiamo tutto ciò che si potrebbe chiedere per ispirarci fede e fiducia in Dio. Nei tribunali terreni, quando un re vuole dare la massima garanzia che assicuri la sua veridicità, egli dà il proprio figlio come ostaggio, affinché questi possa essere riscattato quando si compie la promessa del re. Ecco quanto è grande il pegno di fedeltà del Padre: perché quando volle assicurare gli uomini dell’immutabilità dei suoi consigli, diede il Suo Unigenito Figlio affinché venisse sulla terra e prendesse la natura umana, non solo per brevi anni di vita, ma per ritenere questa natura nelle coorti celesti come garanzia eterna della fedeltà di Dio... CIF 316.2

Attraverso la fede in Cristo, noi diventiamo membri della famiglia reale, eredi di Dio e coeredi di Gesù Cristo. Siamo uno in Cristo. Quando guardiamo al Calvario e vediamo la Maestà Sofferente che, nella natura dell’uomo e per lui ha sostenuto la maledizione della legge, sono cancellate tutte le distinzioni nazionali, tutte le differenze settarie, si perde tutto l’onore delle gerarchie, tutto l’orgoglio delle caste. CIF 316.3

La luce che brilla dal trono di Dio sopra la croce del Calvario pone fine per sempre alle separazioni fatte dagli uomini tra classi e razze. Uomini d’ogni classe sociale diventeranno membri di una sola famiglia e figli del Re celeste, non attraverso il potere terreno, ma attraverso l’amore di Dio che diede Gesù perché vivesse una vita di povertà, afflizione e umiliazione, per subire la vergogna della morte, affinché potesse condurre molti suoi figli verso la gloria celeste. Non è la posizione sociale, non è la saggezza, non sono le qualità, non sono i doni di una persona che la fa diventare speciale davanti a Dio. L’intelletto e i talenti degli uomini sono doni di Dio, e devono essere impiegati alla Sua gloria e per l’edificazione del Suo regno eterno. Davanti agli occhi del Signore contano solo il carattere spirituale e morale. Questi valori sopravvivranno alla tomba e saranno resi gloriosi con l’immortalità per i secoli infiniti dell’eternità... CIF 316.4

Solo coloro che hanno apprezzato la grazia di Cristo, saranno resi eredi di Dio e coeredi di Cristo, e usciranno dalla tomba portando l’,immagine del loro Redentore. 1 SM, 258,259 CIF 316.5